Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

giovedì 12 luglio 2012

FODRIA

Mario Saverio Morsillo


  La storia della  cosiddetta Prima Repubblica è costellata di termini che sembrano vacui, ambigui, magari nati dalla paranoica fantasia di chi li ha inventati. In realtà, simboleggiano qualcosa di vero, di forte, prolifico, robusto, esistente e pericoloso, anche se nascosto ed invisibile ai più. Uno di questi termini è un acronimo, Fodria, che sta per ‘Forze oscure della reazione in agguato’. 
  Quando nel ’47 gli ultimi partigiani deposero le armi, con la V Armata americana ancora in Italia, ed un governo centrale di unità antifascista destinato a soccombere nel giro di un mese ed un C.L.N. che rifiutò, in nome della rinascita democratica, qualunque ulteriore ruolo politico, sciogliendosi definitivamente; in questo quadro apparentemente rassicurante, dicevo, ci fu chi capì che la reazione in Italia non era sconfitta, ma si era solo  camuffata: nei nuovi partiti, nell’armata americana, nell’esercito, in Confindustria e fra i giornalisti vi era chi tramava per  restaurare un regime di stampo quantomeno franchista. E ben presto costoro dovettero capire quanto esatta fosse loro intuizione:  non solo gli agrari e Confindustria, e l’MSI fondato incredibilmente già nel 1947, e le correnti di destra della DC (quelle di Andreotti e Antonio Segni soprattutto), ma parte del PSDI, degli alti gradi delle Forze Armate, giornalisti di importanti testate come il Corriere della Sera, i Servizi Segreti, esponenti sindacali (CISL e UIL) miravano ad un lento o repentino deterioramento delle istituzioni per abbatterle, e sostituirle con un governo autoritario antipartitico.
  Le prime manifestazioni dell’inequivocabile esistenza del Fodria si hanno già negli anni ’50, quando, accanto alla repressione poliziesca delle manifestazioni operaie soprattutto al Nord, troviamo eguale repressione delle agitazioni contadine al Sud, accompagnate dalla conquista di decine di amministrazioni comunali da parte del MSI al grido di “Stavamo meglio quando stavamo peggio!”
  Il Fodria continua la sua opera di isolamento degli elementi rivoluzionari, con annessa illegale schedatura dei ‘Comunisti’ , comunque intesi; e nel 1960 si prova il colpaccio: la formazione di un governo DC, presieduto da Tambroni, ed appoggiato dall’esterno dal MSI. La reazione dei lavoratori, soprattutto a Genova, Reggio Emilia, in Sicilia, sconfigge questo tentativo, sia pure a costo di sangue e vite degli antifascisti; nel 1962 il Fodria sembra dover accusare un duro colpo con l’ingresso del PSI nel governo, ma così non è. Infatti, l’ingresso di Nenni nell’esecutivo ha come obiettivo non lo spostamento a sinistra della politica italiana, ma la neutralizzazione del secondo grande partito operaio italiano; basti leggere gli atti del processo sul tentato golpe SIFAR di De Lorenzo & c. del 1964 per rendersi contro che Nenni, convinto da Saragat, accettò una fallimentare riedizione del centro-sinistra il 14 luglio 1964 solo per evitare che i colonnelli, già sguinzagliati nella notte in ogni parte d’Italia, portassero a termine il loro ‘Piano Solo’ già iniziato. Che fine abbia fatto il PSI di lì a poco lo sapete; quando De Martino non resse più, arrivò Craxi…..
  Oltre all’abolizione dei partiti politici ed alla distruzione della rappresentanza sindacale, i golpisti volevano un generale, De Lorenzo, Ministro della Difesa. Oggi, nel governo Monti, abbiamo un generale Ministro della Difesa. Ma ormai è poca roba: dal 1981 sappiamo che l’ispiratore e tessitore del Fodria  è stato Licio Gelli.
  Buoni colpi alla credibilità dello Stato nato dalla Resistenza sono le bombe sui treni e nelle banche,  l’affaire Moro, il governo antioperaio di Craxi e le cosiddette riforme che in realtà sono tagli, di finanze e di diritti. Del resto Mussolini non chiamò ‘Rivoluzione’ la marcia su Roma?
  Riassumendo: già alla fine della guerra, Parri (si, fu proprio lui a parlare per primo, che si sappia, di Fodria) aveva capito che le forze reazionarie erano vive, e si annidavano in gangli vitali dello Stato e della società. Questo fiume sotterraneo è emerso solo quando gli ha fatto comodo, e nella forma in cui ha voluto. Ha approfittato ,e favorito ,della lenta erosione e imborghesimento delle strutture operaie, per sferrare i suoi colpi, piccoli, grandi, mortali.
  Quando ha vinto definitivamente il Fodria? Col pagliaccio Berlusconi, forse? Ma non scherziamo! Il Fodria ha vinto con l’asservimento al governo di estrema destra di quasi tutta la società italiana: PD, PDL, Chiesa, Confindustria, Corriere, Repubblica, e perfino quelli che non contano un cazzo, come Casini e Fini, lo difendono a spada tratta.
  Lo difendono perché sta distruggendo i diritti dei lavoratori, nati con la Resistenza e le lotte di operai, contadini, insegnanti, braccianti, piccoli proprietari ecc. ecc. ecc.
  Dimenticavo: è vero che i sindacati fanno la voce grossa, anche la CISL e la UIL, e criticano il Governo, ma è pur vero che dopo 30 anni di politiche suicide ( appoggio a Craxi ed a Berlusconi, divisione sindacale ecc.) contano quanto l’onorevole Bocchino.


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