Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 16 aprile 2013

La Gabanelli come Zeman

Luciano Granieri


Questa volta è Grillo che sollecita Bersani e lo invita a votare Milena Gabanelli come Presidente della Repubblica. Il nome è uscito dalle  quirinarie  on line  del M5S , dopo un ballottaggio che ha visto contendersi l’ambito titolo di candidato Presidente della Repubblica  varie personalità autorevoli della politica e della società civile. Nomi a cui difficilmente possono essere opposti dubbi di sorta, da Rodotà a Zagrebelsky, da Gino Strada alla stessa Gabanelli.  Sta ora al Pd raccogliere l’invito di Grillo e operare veramente per il cambiamento senza se e senza ma. Un passo importante perché, se da un lato provocherebbe lo strappo con le potenti  correnti  dei D’Alema che ha imbarcato da ultimo anche Renzi, delle Rosy Bindi, dei teodem,  insomma dei vecchi notabili del partito fan di Amato Presidente , dall’altro recupererebbe un po’ di quell’elettorato in libera uscita il cui esodo probabilmente si sta intensificando dopo le “serciate” volate fra Renzi e la Finocchiaro. Ma ci pensate Milena Gabanelli Presidente della  Repubblica?  E’  un sogno. Un po’ come quando alla fine dell’estate scorsa appresi  che Zeman sarebbe tornato sulla panchina della Roma. Per un marxista romanista come me si stava avverando un bel sogno. Come allora immaginavo le brucianti verticalizzazioni del Capitano, gli incroci repentini e risolutivi di Lamela, le immagini di Osvaldo, Destro, Pjanic esultanti dopo aver segnato maree di gol. Oggi sogno un Presidente come la Gabanelli pronto a sollecitare la formazione delle commissioni  parlamentari  anche per  votare l’ ineleggibilità di Berlusconi, un Presidente non disponibile a firmare leggi  sul conflitto di interesse che non siano  serie e risolutive. Mentre ieri sognavo una Roma sempre vittoriosa, magari subendo due o tre gol a partita, ma segnandone quattro o cinque, un Roma che nei derby non lasciava scampo alla Lazio, oggi sogno un Presidente come Milena Gabanelli garante della Costituzione  che firmi leggi conformi alla Carta e non pastrocchi partoriti per difendere l’impunità di qualcuno, un Capo dello Stato  che non si intrometta nelle indagini più spinose in particolare quella relativa alla trattava Stato-mafia, un Inquilino del Quirinale che rivaluti la natura antifascista della nostra Repubblica  nata dalla resistenza e censuri manifestazioni e atteggiamenti di stampo fascista.  Nella cruda  realtà romanista   già alla prima partita di campionato con il Catania, due fuori gioco non fischiati, hanno prodotto un insignificante pareggio. Ad esaltanti vittorie con l’Inter, il Milan e la Fiorentina si sono alternate sconfitte brucianti con la Juve a Torino e nel derby , o rocambolesche disfatte  dove si è passati dallo 0 a 2 al  3 a 2. Fallimenti  frutto di movimenti difensivi male interpretati da calciatori poco disposti al sacrificio. Diagonali che non si chiudevano, centrocampisti che non coprivano , attaccanti che non rientravano,  scelte tecniche improbabili dello stesso boemo, vedi l’incaponimento sull’onesto ma scarso Tachtsidis  e sull’improbabile portiere Giocoechea,  hanno infranto il sogno. Zeman è stato esonerato e la squadra ora è in mano al quel profondo conoscitore dell’ambiente romanista che è Aurelio Andreazzoli. Un uomo senza fronzoli, abile e arguto pacificatore  delle paturnie dello  spogliatoio, che pur non facendo giocare la squadra in modo brillantissimo è riuscito ad ottenere qualche risultato in più come la vittoria sulla Juve a Roma. E come sarà la realtà della Gabanelli?  Non vorrei che una classe politica inetta, e le lobby finanziarie padrone di  due delle tre forze uscite minoritarie alle elezioni, potessero  infrangere il sogno.  Immaginiamo quante invettive, quante pressioni dovrà sopportare la giornalista di Report, ipotizziamo una macchina del fango pronta a sparare falsi dossier e operazioni di killeraggio mediatico. E che dire delle azioni ricattatorie  a cui il capitalismo finanziario potrà ricorrere   (innalzamento dello spread e al declassamento della agenzie di rating) nel caso in cui la Gabanelli prendesse posizioni contrarie al regime della finanza?  Non è da escludere  inoltre qualche errore che una persona impreparata a sopportare pressioni così  grandi potrà commettere.  Dunque è possibile, anzi probabile, che il sogno si infranga. Un Presidente della Repubblica non si può esonerare, ma si può marginalizzare, rendere inoffensivo e in conseguenza di tale marginalizzazione è possibile avviare un massiccio processo contro rivoluzionario che restauri il vecchio e melmoso stato di cose.  Allora forse è meglio che il sogno della Gabbanelli  Presidente della Repubblica rimanga tale. E magari puntare su un Andreazzoli. Uno mosso dalle stesse idee e dagli stessi principi  ma dai modi meno eclatanti. Un profondo conoscitore della Costituzione  e delle perverse dinamiche del potere. Un soggetto  che dall’alto di una notevole esperienza istituzionale e accademica , possa resistere più autorevolmente a certi attacchi. Uno come Stefano Rodotà.

1 commento:

  1. Ai sensi dell'articolo 83 della Costituzione, «il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri. All’elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze. La Valle d'Aosta ha un solo delegato. L’elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell’assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta».

    secondo me si sta creando un grosso equivoco, dovuto alla contingenza fra il protagonismo di Napolitano e il suo servilismo verso le banche e i mercati, che ha dato ultimamente al presidente della repubblica poteri non dovuti e quindi crea l'illusione che anche il prossimo presidente possa commettere lo stesso abuso di potere. Non siamo in una repubblica presidenziale, rimaniamo una repubblica parlamentare e il problema non è il ruolo del presidente della repubblica, ma quello del parlamento: mentre il primo deve tornare all'interno dei suoi limiti, il secondo deve riappropriarsi delle sue prerogative, quindi deve fare politica, e deve farlo in autonomia. Deve anche eleggere il presidente della repubblica, e deve farlo in autonomia, senza usarne l'elezione come merce di scambio, come ad es. voleva fare il pdl in cambio dell'accordo di governo, e come sta facendo Grillo............in cambio dell'accordo di governo. Inoltre un presidente della repubblica che non si attenesse alle disposizioni di BCE e WTO verrebbe immediatamente relegato dai poteri forti a quelle che sono le vere funzioni del presidente della repubblica italiana, e cioè un garante della costituzione il cui potere è comunque relativo e sicuramente non determinante. Per quanto schifosi possano essere stati i risultati delle elezioni, esiste un parlamento nel quale siedono persone che hanno avuto dal popolo la delega politica a decidere certe cose. Le quirinarie sono solo una delle tante aberrazioni degli ultimi tempi, e contribuiscono tra l'altro a peggiorare il già grave disturbo di personalità degli italiani. Questo dibattito da stadio (non mi riferisco al tuo paragone con Zeman, che trovo azzeccato) sull'elezione del presidente della repubblica non fa che distogliere i pensieri degli italiani da altri argomenti, forse più importanti e forse più pericolosi per chi vuole il mantenimento dello status quo. Andrea Cristofaro

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