Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 6 novembre 2013

Decadenza (cerebrale) e interdizione (giudiziale)


(intervento personale dell’autore che non implica condivisione né responsabilità del collettivo ZNetitaly)
Diverse fonti riferiscono che l’ultimo (il più recente) libro di Bruno Vespa contiene l’affermazione di Berlusconi: “”I miei figli dicono di sentirsi come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler. Abbiamo davvero tutti addosso…”.  E’ poco credibile che il conduttore di Porta a Porta abbia frainteso il suo augusto interlocutore.  Magari, chissà?, Berlusconi si è dimenticato di precisare: “E io ho detto loro di non sparare cazzate oscene”, ritenendo implicito il doveroso rimbrotto. Improbabile anche questo. Così come è improbabile che ci sia stata una riunione di famiglia in cui uno dei frutti dei prolifici lombi si sia preso la briga di annunciare al babbo la bella pensata: “Ci siamo consultati tra noi e a nome di tutti ti dico che ci sentiamo come dovevano sentirsi … “ ecc.
L’ipotesi più solida è che sia stato lo stesso Berlusconi a inventarsi la vergognosa affermazione e a dare l’assenso per la sua pubblicazione.
In questo caso l’uomo è ormai meritevole, più che di condanna, di compassione, assistenza psichiatrica e di provvedimenti che limitino i danni che può fare a sé e ad altri.
La demenza senile colpisce in modo molto democratico ed è a volte subdola da diagnosticare. Il malato spesso ha degli intervalli di lucidità che, a chi non sia a conoscenza degli episodi deliranti, lo fanno apparire sano. Quanto ci sia tenuto amorevolmente celato al riguardo, lo sanno solo coloro che gli sono più intimi (o intime). E queste persone si trovano in una posizione, comprensibilmente, dolorosa e difficile.  E’ umanissimo che pensino che la lucidità che il loro caro dimostra fuori dagli accessi del male sia un segnale di ripresa o di rallentamento del decorso della patologia e che provvedimenti quali la messa sotto tutela siano esagerati e intempestivi. Possiamo anche immaginare, senza far troppa fatica, che i familiari del pover’uomo siano mal consigliati dalla turba di avvoltoi variamente interessati alla circonvenzione dell’incapace.
E’ una scelta drammatica privare l’infermo della sua indipendenza, ma è un dovere nel suo stesso interesse (che nel caso specifico, incidentalmente, coincide con l’interesse della nazione).
Conto che la famiglia Berlusconi si stringa attorno al suo patriarca ormai (e da tempo) vaniloquente e prenda l’unica decisione giusta.
A quei figli, sulla cui testa incombono anche tutti gli spergiuri (altra dimostrazione di incapacità di intendere e di volere) del genitore, tutta la mia solidarietà.

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