Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

lunedì 16 dicembre 2013

Una sporca mattina di un giorno da TARES

Luciano Granieri


Frosinone non è un paese per vecchi,  né per giovani, né per donne e bambini , neanche per uomini gay e trans. Frosinone non è un paese per persone civili. Questa è la storia che lo dimostra. Lunedì 16 dicembre , è l’ultimo giorno per pagare la seconda rata della TARES, alias Tributo Comunale sui rifiuti e sui servizi.  Per uno scherzo del destino la scadenza delle tassa sulla monnezza  cade proprio in pieno scandalo sulle mazzette che l’assessore all’ambiente De Santis,  insieme al  suo compare architetto avrebbe concordato con la Sangalli per apparecchiare l’appalto a favore della ditta monzese. La rabbia fa pulsare le tempie, parlano di due milioni di euro di bustarelle,  più annessi  costi gonfiati per incrementare la cresta. Noi       dobbiamo sbatterci per pagare la seconda rata di un servizio che non sappiamo realmente quanto sia costato e che sarà maggiorato, almeno del 30% rispetto all’anno precedente.  E’ il 16 dicembre è l’ultimo giorno per pagare la TARES. Già ad avercelo il bollettino!  A ieri l’avviso di pagamento non era ancora arrivato. Come si fa a pagare una tassa senza sapere quanto bisogna versare?  Ma è il  16 dicembre, scade la dannata.  Dunque per non incorrere nella mora, visto che già ballano 2 milioni di euro sulle nostre povere teste, conviene andare in comune e farsi rilasciare il bollettino.

Nel corridoio della sezione tributi del Comune,   dove si affacciano gli uffici preposti (così si dice, ) la bolgia regna sovrana!  Davanti alla porta dei reclami, staziona un campionario di varia umanità. Anziani spauriti e arrabbiati, donne spaesate, persone   indignate  tutti con gli occhi sbarrati e increduli su un foglio che indica degli importi  improponibili. Serve un chiarimento e serve subito perché bisogna pagare entro oggi 16 dicembre. Si apre una porta ne esce un ragazzo raggiante, pare che rifacendo i conti sia riuscito a risparmiare 150 euro. La notizia, buona per il giovane,  fa montare ancora di più la rabbia fra i forzati della TARES li ammucchiati per sapere di che morte dovranno  morire. Ecco si sono sbagliati, incapaci, ladri (tralascio qui altri irripetibili epiteti) la gente sbotta spazientita . Risale sordo il rancore per quello squallido accordo che la Guardia di Finanza di Monza sta facendo emergere mentre i cittadini devono ammassarsi davanti ad una porta per conoscere se l’importo scritto sull’avviso di pagamento comprende anche la quota tangente.  Nel frastuono, generale irrompono delle grida  e il pianto di un neonato. Due donne litigano. Una ragazza giovane con un bambino di pochi mesi  in preda ad una crisi di pianto chiede di entrare prima perché il neonato nella carrozzina soffre di asma. Deve chiedere ragione di una bolletta di 700 euro… troppi davvero.  Alcuni fanno passare la ragazza, ma una signora anziana minuta, si arrabbia. Si regge a malapena su due stampelle, è invalida sta male, non ce la fa più, quindi il bambino può anche morire, ma lei il suo posto non lo cederà mai.  Si ripropone  l’odiosa guerra fra poveri, mentre i ricchi si industriano per spartirsi le mazzette.  

Chiedo informazioni, la mia fila non è questa, ma è un'altra che conduce alla  porta accanto. Non mi devo rivolgere all’ufficio reclami, come posso reclamare se non so quanto  mi tocca  pagare?  Devo fare la coda davanti ad una stanza dove si distribuiscono gli avvisi di pagamento per chi ancora non li ha ricevuti.  E’ vero,  il governo per stare dietro alle paturnie di Berlusconi ha inviato in ritardo ai comuni le modalità utili a calcolare la tassa, però  quei lavoratori  ex Multiservizi  avrebbero potuto aiutare nello smistamento degli avvisi  .  Ma  a  causa  del patto di stabilità,   che  evidentemente non si  applica alle  bustarelle,  non c’erano soldi abbastanza per lasciarli in servizio. Così   mezza città,  al giorno di scadenza,  non era in possesso della documentazione necessaria al pagamento.  Fortunatamente la mia fila è meno poderosa di quella dell’ufficio reclami. Ho solo 15 persone davanti e poi si fa presto le procedure per avere il modulo F24 necessario a pagare la tassa, sono relativamente brevi.  Il fantasma F24.  Ecco un altro protagonista della nostra storia.  La seconda ed ultima rata della TARES, per quest’anno,   non si paga attraverso un semplice bollettino ma con il modello F24, una carta dove sono scritti i codici tributo. Bisogna sperare che questi codici siano riportati correttamente, altrimenti all’ufficio postale o alla banca un computer cerbero risputa il modulo che dovrà essere ricompilato dal comune.  Mentre aspetto infatti, arriva una vittima del fantasma F24. Sconsolato il signore lamenta di non essere riuscito a pagare perché i codici sul modulo  sono sbagliati. Tutto da rifare e in fretta, perché oggi scade.  Chissà se sul capitolato messo  a punto dai compari della Sangalli, reclutati dall’assessore e il suo sodale architetto  dietro compenso, per apparecchiare l’affare,  si troverà qualche errore. Secondo la guardia di Finanza di Monza per un appalto che sarebbe stato stimato in 26 milioni d euro, e per un compenso del 10% necessario alla spintarella assessorile , le cose si stavano facendo per benino.  Mentre  sono in coda rassegnato arriva la salvifica telefonata. Da casa mi fanno sapere che nella buca delle lettere è stato rinvenuto il tanto agognato documento. Sollevato saluto i miei tristi amici, mi precipito a recuperare l’avviso e di corsa all’ufficio postale. 

Con me sono stati precisi. Si preannunciava  un  aumento di circa il 30% e tanto è.  Chissà se in quell’incremento è conteggiata una qualche mazzetta relativa al precedente appalto? Meglio non pensarci.  Entro in un ufficio postale stipato, pieno come un uovo. Il numeretto del mio turno è il 205. Lo schermo indica che  allo sportello c’è l’utente n.133 . Coraggio solo 72 persone avanti a me.  Apro  il giornale e apprendo che lo scorso anno il procedimento di smaltimento dei rifiuti è costato al comune  8.500.000 euro di cui 5.000.000 destinati alla Sangalli, a compenso della raccolta rifiuti del  conferimento degli stessi  nell’impianto di Colfelice  e della pulizia delle strade, i restanti 3.500.000 alla Saf che gestisce l’impianto di Colfelice.  La mia riflessione è la seguente: Considerato   a questo punto  che non è certo che in quei 5.000.000 destinati alla Sangalli  sia compreso solo il costo del servizio , ma anche l’eventuale bonus agevolandi  assessores  , si blocchino i pagamenti della TARES attuale fino a che la magistratura non avrà fatto piena luce. Compagni raccattiamo le cartuccelle e torniamocene tutti a casa. Il mo splendido sognare è interrotto dal trillo del conta numeri 145-146-147…..  E’ curioso osservare l’espressione di chi si avvicina allo sportello una volta arrivato il proprio turno. E’ un misto di sollievo e terrore. Sollievo per la   sensazione di stare   per uscire da un incubo, terrore  di diventare vittima del fantasma F24 che complice i codici sbagliati costringerebbe a rifare tutto d’accapo.  Un vecchietto si accascia si sente, male. Viene portato fuori, si riprende, qualche bambino frigna disperato. Dopo tre ore è il mio turno.  La tensione da fantasma F24, fortunatamente,  svanisce, i codici sono giusti.  Mi ritrovo fuori dall’ufficio postale. L’odissea è finita. Mi avvicino alla macchina. Dannazione lo sportello di destra è ammaccato. Qualcuno nel fare manovra allegramente ha  stampato il suo paraurti sul mio sportello.  Ci mancavano anche i soldi del carrozziere!  Chissà quante macchine c’entrano in due milioni di tangente? Me ne vado immerso in questo calcolo.  Finisce così questa mattinata passata in un paese che non è per vecchi, né per giovani, né per donne e bambini , neanche per uomini gay e trans. Frosinone non è paese per gente civile. Però a pensrci bene, forse neanche l’Italia è Nazione per gente civile. Il dubbio mi accompagna  verso casa.


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