Se non ricordo male, e non ricordo male, il governo del
cambiamento doveva essere quello del “mai
più schiavi dell’Europa”. Mai più
schiavi dell’Europa che ci lascia soli a fronteggiare la piaga dell’invasione
delle cavallette extracomunitarie, mai più schiavi dell’Europa che c’impone
politiche di austerità in osservanza all’economia del debito.
Complimenti a Salvini che, lasciando in mezzo al mare a morire di fame e di stenti centinaia di disperati, sta sollevando in modo deciso il moto di ribellione
promesso . Una ribellione di facciata perché
già l’oligarchia europea sta attrezzando Frontex a perseguire e rimandare nel
paese di partenza (cioè l’Italia) quegli immigrati che, approdati sulle nostre
coste, passano i confini italici cercando
di fuggire verso lidi francesi o
tedeschi. Nell’era pre pentaleghista ciò non
accadeva.
Il problema vero però è che al
disumano e vergognoso, per il nostro Paese, moto di ribellione contro gli immigrati , non si
accompagna l’altrettanto sbandierata sollevazione contro le politiche economiche
di austerità che l’oligarchia economica
europea rivolge contro i cittadini
comuni. Della discussione dei trattati,
del piano B di savoniana memoria per
uscire dall’euro, si sono perse le
tracce. Anzi l’attuale ministro dell’economia Tria, quello che ha sostituito il reietto Savona, schifato da Mattarella per attentato alla indissolubilità
della dittatura del capitale, ha
rassicurato che il governo giallo-verde, dopo qualche intemperanza giovanile, ritornerà
allineato e coperto sotto le insegne dello sfruttamento che l’ortodossia
capitalistica continentale impone ai suoi cittadini.
A proposito di Mattarella.
Non riesco a capire come il Presidente
della Repubblica, garante della Costituzione abbia, trovato letale per la
tenuta costituzionale un ministro che “avrebbe messo in allarme gli investitori e i risparmiatori italiani
e stranieri”(testuale), mentre abbia concesso semaforo verde ad altri ministri che con le loro azioni in neanche un mese di governo hanno già violato tutta una serie di articoli della carta
(2,3,10,26,53).
Resta il fatto che della ridiscussione
dei trattati europei non è rimasta traccia, men che meno del ventilato
annullamento di 250 miliardi di debito
in titoli di Stato detenuto dalla Bce. Di uscita dall’euro, istituzione di una banca centrale nazionale che riprenda ad
emettere moneta, di un audit dei debiti
con annullamento di quelli derivati dalla speculazione finanziaria, della nazionalizzazione delle banche e
statalizzazione delle politiche economiche neanche a parlarne. In realtà un piccolo moto di ribellione in questi senso, come
quello promesso in campagna elettorale, avrebbe aiutato una marea di poveracci a
risollevarsi e a distribuire un po’ di reddito dai super ricchi ai super poveri.
In conclusione alziamo la testa contro i padroni europei per ricacciare al loro
triste destino dei poveracci che cercano una sorte migliore di quella che noi
con il nostro insensato imperialismo gli abbiamo rovinato “A CASA LORO”, ma non
ci solleviamo contro una politica economica devastante che aumenta sensibilmente
il numero dei poveracci nativi in Italia
e in Europa.
“Bisogna andare a Bruxelles
a battere i pugni sul tavolo per farci sentire” così dichiarava Renzi nel 2016 per elemosinare uno 0,2% di flessibilità nel rapporto debito-pil , necessario a racimolare
un po’ di briciole per vincere il referendum costituzionale. Aveva ragione
Renzi. Anzi dirò di più non basta
sbattere i pugni sul tavolo, bisognerebbe proprio ribaltarli i tavoli con tutte
le persone che vi siedono attorno.
Ma a questa
incombenza , visto che i governi non
ne sono capaci, dovrebbero provvedere proprio i
poveracci. Quei poveracci che la tanto decantata umanità dell’Unione Europea
lascia morire di stenti, o in mare o sulle coste libiche, e quei poveracci che
la stessa Comunità, con il falso scopo
di contrabbandare l’unione pacifica e
umana vagheggiata da Spinelli e Rossi , riduce alla fame e alla
povertà.
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