Intervenire sulla vicenda della
Valle del Sacco è molto complicato e a volte frustrante. Sono decenni che noi “Popolo
Inquinato”, oltre che a subire un decadimento
della qualità della vita a causa della devastazione ambientale a cui è
sottoposto il nostro territorio, siamo costretti a sorbirci analisi,
valutazioni, rapporti, proposte, da
politici e istituzioni, senza che nulla
cambi. O, se si rileva un cambiamento, è
peggiorativo .
Così ampia
è la letteratura inerente la Valle del Sacco che spesso annovera soluzioni da libro dei sogni, fanta-grottesche
, come quella dell’aeroporto Frosinone-Ferentino. Si disse che la costruzione
di un scalo civile in piena Valle del Sacco, avrebbe contribuito a ridurre
l’inquinamento atmosferico perché gli alberi piantati ai margini dell’area
aeroportuale avrebbero, non solo assorbito l’inquinamento prodotto dal combustibile dagli aerei, ma anche tutte le emissioni
nocive che le fabbriche li intorno rilasciavano nell’aria. Come se bastasse piantare un po’ di verde
attorno alla Viscolube, tanto per non fare nomi, per eliminare le mefitiche emissioni derivate
dal trattamento degli oli industriali.
Una soluzione fanta-grottesca, se non
fosse costata ai contribuenti ciociari qualcosa come quattro milioni e mezzo di
euro per finanziare la società deputata
alla costruzione di un opera irrealizzabile.
Ne abbiamo sentite tante , veramente
tante. Voglio quindi anch’io proporre
una lettura un po’ fantasiosa . Immaginiamo un condominio, un grande palazzo in
cui alcune famiglie, per risparmiare sulla donna ( o l’uomo) delle pulizie, non
puliscono il proprio appartamento. Affidano il compito alla ditta per le
pulizie generali pagata da tutti i
condòmini che interviene solo un giorno a settimana e si occupa di tutto il palazzo . Per
risparmiare sulla monnezza, le succitate famiglie lasciano pure i rifiuti dentro
casa per poi affidarli sempre alla stessa
ditta. Immaginate come si potrà stare in un appartamento del genere! Pavimenti sporchi, letti sfatti, polvere da
tutte le parti, avanzi di cucina, monnezza dappertutto. Già perché l’intervento
settimanale della ditta condominiale non riesce a rimuovere la sporcizia e
l’immondizia che viene prodotta ogni giorno.
Senza contare il rischio
sanitario che, gli incauti e
sprovveduti inquilini dell’appartamento,
corrono, vivendo sempre a contatto con la sporcizia.
Ebbene la Valle del Sacco
è esattamente come l’appartamento di quel condominio. La velocità di inquinamento dell’acqua,
dell’aria, il devastante assalto al territorio operato da inceneritori e discariche, non riescono ad
essere neutralizzate dagli ipotetici interventi previsti dalla qualificazione
SIN della zona. Interventi pagati da tutti noi condòmini del palazzo in cui vivono gli untori.
Fortunatamente non esiste un condominio come
quello descritto, nessuno è capace di ridurre il proprio alloggio in una
discarica, proprio perché è casa sua. Ecco. Allora perché non consideriamo tutti noi
“popolo inquinato” e” popolo inquinante” la Valle del Sacco come casa nostra? Detta ideologicamente perché non consideriamo
la Valle del Sacco uno spazio socialmente condiviso, dove è possibile vivere
belle esperienze come fare una passeggiata lungo il fiume, oppure fare addirittura il bagno nel Sacco? Come l’inquilino del famigerato
condominio s’incazza e protesta contro quelli che, non pulendo il loro
appartamento, appestano tutto il
palazzo, perché anche noi come popolo inquinato non c’incazziamo contro chi ci
avvelena acqua terra, aria, cioè la roba nostra?
Ho parlato prima di esperienza. L’esperienza è
un valore. Fare un tuffo rigenerante
d’estate in acque pulite e fresche ci fa
stare bene. Così come fare una passeggiata lungo il fiume sotto gli alberi,
respirando aria buona, è rilassante, ci
fa stare bene. E stare bene non è un
valore? Certamente non è un valore d’uso, o di scambio
monetizzabile , ma non tutti i valori
sono monetizzabili!...... O si? Questo è
l’altro guaio. Scaricare nel fiume inquinanti senza trattarli genera, grazie al
risparmio sui costi di depurazione e smaltimento, un enorme valore monetizzato,
ma distrugge irreparabilmente il valore dell’esperienza. Sempre per tornare
all’ideologia, il capitalismo questo fa:
elimina completamente i valori d’esperienza per trasformarli tutti,
compreso il respirare od il bere, in valori d’uso.
Le vicende della Valle del
Sacco dimostrano anche che alienare il
valore d’esperienza , o meglio, di sopravvivenza, accolla alla collettività ingenti costi
monetizzabili. Già nel rapporto ISPRA
del 2012 (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) si evidenziava come il danno ambientale per
il solo SIN del Fiume Sacco era pari a 660 milioni di euro. Se aggiungiamo i
costi sanitari, tutto ciò gravava sulla collettività per più di un miliardo di
euro. A fronte di queste cifre fa sorridere la notizia che il 31 marzo scorso
ci ha annunciato in pompa magna il
consigliere regionale Mauro Buschini. Il prode Alatrese informava come,
grazie alla sua battaglia, Il Mise, aveva sbloccato 36 milioni????? di euro per gli
interventi di bonifica.
Al di là dell’esiguità dei fondi, il riferimento alla
bonifica da la misura di come in Regione non abbiano capito nulla. Non si può dare inizio alla
bonifica se prima non si eliminano completamente le fonti inquinanti. E’ come
il condominio di prima, se l’inquilino non la smette di insozzare il suo
appartamento ogni giorno, l’intervento settimanale della ditta di pulizie sarà insufficiente quanto inutile. Del resto se alla fine di aprile il presidente
Zingaretti, riconfermato alla guida della Regione Lazio, nei 10 punti fondamentali dell’azione di governo
per i prossimi anni non ha inserito il risanamento della Valle del Sacco, si
può capire quale sia la considerazione regionale per il nostro territorio .
Qualcuno potrà obiettare che sono in mala fede, nel senso che se il risanamento
della Valle del Sacco non è una priorità del governo regionale significherà che
i trenta denari spuntati da Buschini
avranno risolto il problema. Però se consideriamo con attenzione i dati dal 2005 a oggi, da quando cioè è iniziato lo psicodramma del SIN che diventava SIR e poi ridiventava
SIN, il
Sacco è ancora qualificato,
a seconda dei tratti, come “pessimo”
o “scarso” . Parliamo dei livelli qualitativi stabiliti dall’Unione Europea .
Unione che pretende una qualificazione tra il “buono” e l’”ottimo per tutti i
corsi d’acqua presenti nei Paesi UE. A causa di questa
inadempienza, noi, POPOLO INQUINATO,
pagheremo una multa salata .
A gennaio di quest’anno l ‘ISPRA ha
rilevato, per l’ennesima volta, livelli
inaccettabili di HCH (esaclorocicloesano), oltre alla presenza anomala di altri inquinanti, nelle acque del fiume, e ha denunciato la presenza di ben 20 fonti di
contaminazioni attive sin dalla prima segnalazione dell’emergenza (2005). Strano, visto che noi “popolo inquinato” abbiamo pagato un depuratore per il
trattamento delle acque reflue e di scarto industriale più di 20 milioni.
Strano fino ad un certo punto. Visto che l’impianto ad oggi, dopo stucchevoli
rimpalli di responsabilità, fra
consorzio Asi e Regione, è ancora
inattivo.
Perché è inattivo? Io un’idea ce l’avrei….può essere che sbagli.
Secondo me se attivassero il depuratore domani, tempo due giorni e questo
sarebbe fuori uso. Infatti le acque afferenti all’impianto dovrebbero subire
una pre-depurazione da parte delle aziende interessate per non creare
disfunzioni al sistema di filtraggio. Siccome, per il valore di monetizzazione
a cui abbiamo fatto riferimento prima, i
depuratori aziendali sono di fatto inattivi o assenti , è meglio che certa melma non arrivi al mega
impianto costato 20 milioni pena la sua distruzione.
A questa situazione si
aggiunge la drammatica criticità sanitaria . Per chi ha la vocazione
comunitaria, ma la memoria corta, voglio
ricordare che l’Italia insieme ad altri 53 Paesi, nel 2010 ha firmato l’accordo Health 2020, un
protocollo, messo a punto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità in base al quale: “lo Stato s’impegna a procedere
al rafforzamento dei sistemi sanitari, alla salvaguardia della salute pubblica,
a migliorare la capacità e preparazione per la gestione delle emergenze, nonchè
ad attivare un adeguato sistema di sorveglianza dello stato di salute della
popolazione, laddove situazioni di crisi,
o di grave deterioramento dell’ambiente abbiano provocato danni e la
diminuzione dei livelli di benessere e salute”. La chiusura di ospedali
nella Valle del Sacco (Anagni- Ferentino- Ceprano-Ceccano) il depauperamento delle prestazioni
sanitarie attraverso l’accorpamento dell’ospedale di Frosinone con quello di
Alatri, tutto fanno tranne che rispettare l’accordo dell’Oms.
Ma, accordo dell’Oms
a parte, il fatto che rapporti epidemiologici rilasciati da organizzazioni di
ricerca sanitaria, (S.E.N.T.I.E.R.I) ed ERAS, indichino che le cause di morte
nella Valle del Sacco per tutte le
malattie, siano più che doppie rispetto alla media Italia, dovrebbero, dal lato
sanitario spingere a potenziare le strutture pubbliche anziché finire di
distruggerle. Recente è il provvedimento
di chiusura del punto di primo soccorso ad Anagni ed il trasferimento dell’unità centrale del 118 a Latina.
E’ vero il mio intervento è inserito nell’ambito degli Stati Generali
dell’Ambiente e Risanamento della Valle del Sacco, quindi si esige da me una
proposta concreta per contribuire alla risoluzione del problema. Per quanto mi
riguarda la soluzione è semplice. Basta guardare a ciò che sta facendo la
Regione e seguirne l’esempio. Al
contrario però.
La Regione Lazio non ha ancora un piano sulla gestione dei
rifiuti e le strutture disposte sul territorio regionale sono inceneritori e
discariche tali da implementare un sistema di trattamento dell’immondizia altamente
inquinante? Ebbene si realizzi un piano rifiuti incentrato sul riciclo e riuso, sostituendo gli impianti inquinanti, con strutture
finalizzate al trattamento della plastica
e della carta. Si operi un controllo più stringente sui Comuni affinchè
questi si attivino per aumentare il
tasso di raccolta differenziata. Si obblighino
le strutture deputate allo smaltimento
rifiuti (vedi la Saf) ad investire sugli impianti per il trattamento della
differenziata .
La Regione parla di
bonifica quando ancora i soggetti inquinanti non sono stati rimossi? Ebbene si
proceda alla totale eliminazione dei punti inquinanti, si attivi il depuratore
costringendo le aziende a pre depruare i loro
liquami prima di conferirli all’impianto. Dopo, solo dopo, questa operazione si attivino i
processi di bonifica.
Qualcuno potrebbe obiettare che queste soluzioni sono
impraticabili perché, come detto prima, vanno contro la monetizzazione del
valore d’uso. Allora rimettiamo al primo
posto il valore dell’esperienza. Come? Facciamoci sentire. Insomma ! Gli inquilini del condominio si sono incazzati
contro le famiglie che tenevano sporchi i loro appartamenti e noi “POPOLO
INQUINATO” non possiamo incazzarci contro il “POPOLO INQUINATORE”?
*testo dell'intervento effettuato nel corso degli Stati Generali dell’Ambiente e Risanamento della Valle del Sacco
Due documenti a cura di Luciano Granieri risalenti al 2010 da allora nulla è cambiato
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