Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 21 agosto 2018

Ciò che si deve sapere sul debito pubblico

A cura di Luciano Granieri, dati tratti dal libro di Luigi Fasce "Politiche Costituzionali per le riforme"



Dopo aver svenduto tutto il  vendibile ai privati,  imprese, banche, servizi, autostrade,  negli anni 90,  con tutto quanto incassato,  lo Stato italiano non è riuscito ripianare il debito pubblico che   è  costantemente aumentato in modo spropositato ... perchè ? Nello specifico perchè il governo italiano si è alienato il potere di manovrare moneta e tassi di interesse. In senso generale da modello economico misto, con forte potere pubblico, si è adottato, da parte dei governi che si sono succeduti nell'ultimo trentennio, tanto di centrosinistra tanto di centrodestra,  il modello economico neoliberista che impone il divieto su qualsivoglia  intervento pubblico in economia, finanza, credito e moneta.

Fino al 1981 l’Italia godeva della piena sovranità monetaria, grazie alla proprietà pubblica di Banca d’Italia  (ente di diritto pubblico) governato attraverso Il  Ministero del Tesoro. A  seguito di una lettera del febbraio 1981  scritta  dall’allora Ministro del Tesoro,  Beniamino Andreatta,  al Governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi,   si consumò, quello che è passato alla storia come il “divorzio fra Stato e Banca d’Italia” con conseguenze disastrose. Con la sua lettera, il ministro chiese il “parere” del governatore sull’ipotesi di una modifica del regime esistente, con l’obiettivo esplicito di porre rimedio all’insufficiente autonomia della Banca nei confronti del Tesoro. Il governatore, nella sua risposta, accolse le rimostranze  sulla necessità che la Banca rispondesse unicamente a obiettivi di politica monetaria. Senza un salvatore alle spalle, lo Stato non ebbe altra scelta se non quella di accettare le condizioni imposte dal mercato, ossia dalle banche. La spesa per gli interessi si impennò, il Paese  perse il passo dei pagamenti e il debito prese a moltiplicarsi. Il disastro era servito.



Ma in cifre di che cosa stiamo parlando?

Anno
Governi
Inflazione
Debito
Rapporto debito/Pil
                                                         (milioni di euro)
1970
Rumor, Colombo
5,1%
13.087
37,1%
1971
Colombo
5,0%
16.146
42,0%
1972
Andreotti
5,6%
20.108
47,7%
1973
Andreotti, Rumor
10,4%
25.780
50,6%
1974
Rumor, Moro
19,4%
32.404
50,2%
1975
Moro
17,2%
41.899
56,6%
1976
Moro, Andreotti
16,5%
52.318
56,2%
1977
Andreotti
18,1%
62.460
55,2%
1978
Andreotti
12,4%
79.092
59,4%


1979
Andreotti, Cossiga
15,7%
94.801
58,2%
1980
Cossiga, Forlani
21,1%
114.066
56,1%
1981
Forlani, Spadolini
18,7%
142.427
58,5%
1982
Spadolini, Fanfani
16,3%
181.568
63,1%
1983
Fanfani, Craxi
15,0%
232.386
69,4%
1984
Craxi
10,6%
286.744
74,9%
1985
Craxi
8,6%
347.593
80,9%
1986
Craxi
6,1%
404.336
85,1%
1987
Craxi, Fanfani, Goria
4,6%
463.083
89,1%
1988
Goria, De Mita
5,0%
524.528
90,8%
1989
De Mita, Andreotti
6,6%
591.619
93,3%
1990
Andreotti
6,1%
667.848
95,2%
1991
Andreotti
6,4%
755.011
98,6%
1992
Andreotti, Amato
5,4%
849.921
105,5%
1993
Amato, Ciampi
4,2%
959.714
115,7%
1994
Ciampi, Berlusconi
3,9%
1.069.415
121,8%
1995
Berlusconi, Dini
5,4%
1.151.539
116,9%
1996
Dini, Prodi
3,9%
1.213.535
116,3%
1997
Prodi
1,7%
1.239.879
113,8%
1998
Prodi, D'Alema
1,8%
1.258.223
110,8%
1999
D'Alema
1,6%
1.285.054
109,7%
2000
D'Alema, Amato
2,6%
1.302.548
105,1%
2001
Amato, Berlusconi
2,7%
1.360.285
104,7%
2002
Berlusconi
2,4%
1.371.679
101,9%
2003
Berlusconi
2,5%
1.397.460
100,5%

2004
Berlusconi
2,0%
1.449.657
100,1%
2005
Berlusconi
1,7%
1.518.640
101,9%
2006
Berlusconi, Prodi
2,0%
1.588.072
102,6%
2007
Prodi
1,7%
1.605.945
99,8%
2008
Prodi, Berlusconi
3,2%
1.671.130
102,4%
2009
Berlusconi
0,7%
1.769.983
112,5%
2010
Berlusconi
1,6%
1.851.507
115,4%
2011
Berlusconi-Monti
2,7%
1.907.769
116,5%
2012
Monti
3,0%
1.989.878
123,3%
2013
Monti-Letta
1,1%
2.070.013
129,0%
2014
Letta-Renzi
0,2%
2.137.119
131,9%
2015
Renzi
-0,1%
2.172.673
132,3%
2016*
Renzi-Gentiloni
-0,1%
2.220.662
132,8%

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