Ve lo ricordate il TTIP il trattato transatlantico di liberalizzazione commerciale? Quell’accordo
che il governo degli Stati Uniti (a
guida Obama) e la commissione UE stavano
concordando in gran segreto per favorire
la fluidità del commercio fra le due aree? Il patto modificava i regolamenti standard delle transazioni
commerciali e finanziarie , diminuendo i controlli che ogni singolo Stato poteva effettuare sulla nocività
delle produzioni a tutela della salute dei cittadini. Oppure
imponendo la modifica di leggi
sul lavoro troppo orientate alla tutela del lavoratore a scapito dei costi di produzione.
Fra i punti programmatici inseriti nel TTIP spiccava il “Meccanismo di Protezione degli Investimenti”. Un sistema che consentiva alle multinazionali di citare i governi che introducevano leggi a tutela dei propri cittadini, ma lesive dell’interesse della multinazionale stessa. Non solo, ma la vertenza fra singolo Stato e compagnia privata sarebbe stata risolta non da tribunali ordinari, ma da un consesso riservato di avvocati commerciali i quali avrebbero dovuto basarsi ,nell’emettere il giudizio, esclusivamente sul dispositivo normativo del trattato .Cosi un Paese che aveva introdotto una norma a favore dei cittadini, ma contro il profitto dell’impresa, subiva la condanna al risarcimento dei danni materiali ed era costretto a modificare la legge .
Fortunatamente l’unico effetto collaterale positivo della devastante presidenza Trump è stato quello di non procedere oltre nelle trattative con la commissione Europa per l’approvazione del TTIP. In compenso la stessa commissione e il Canada hanno ratificato un accordo molto simile nel 2017 che dovrà essere convalidato dai parlamenti dei singoli Stati.
E’ naturale che le controversie legali in un trattato stipulato ad uso e consumo di soggetti “MULTINAZIONALI PRIVATI” vengano dipanate da istituzioni giuridiche, extranazionali private fuori dal controllo di ogni singolo Stato. Ma se ciò è corretto, bisogna estendere tale prassi ad altri soggetti che per loro natura non hanno più una nazionalità . Mi riferisco ai migranti.
Queste persone non appartengono più al loro Paese di origine, che sono stati costretti a lasciare perché flagellato da guerre civili, o povertà dilagante, o avversità climatiche drammatiche (tutti regali avvelenati elargiti dalle società capitaliste), non appartengono ad un Paese di transito, in cui spesso vengono torturati , men che meno appartengono ad un Paese di approdo, visto che nessuno li vuole accogliere .
Dunque come per le MULTINAZIONALI si stava predisponendo una giurisdizione al di fuori degli Stati, così anche per chi, di fatto, non ha più una nazionalità e scappa da fame e guerre sarebbe necessario attivare un sistema simile al di fuori della giurisdizione dei singoli governi , e che anzi punisca i Paesi che non ne garantiscano la tutela e l'accoglienza.
Mentre all’interno del TTIP (e di altri accordi simili) il diritto al profitto non è basato su alcuna forma giuridica, la protezione ultranazionale dei migranti è sancita dall’art.6 della Dichiarazione Universale dei Diritti umani del 1948 in cui si sancisce che: “Ogni individuo ha diritto in ogni luogo al riconoscimento della sua personalità giuridica….. la soggettività giuridica è distinta dalla cittadinanza”. Ciò significa che ognuno deve veder riconosciuta la sua personalità giuridica non solo nel proprio Paese d'origine , ma anche negli uffici d’immigrazione, durante un controllo alla frontiera, nei lager libici, sui barconi, sulle navi della guardia costiera o delle ONG negli hot spot.
Il riconoscimento della personalità giuridica esula dalle leggi degli Stati che, ad esempio, si prodigano per stilare odiose e illegali distinzioni fra migranti economici e richiedenti asilo e in base alla quale i primi si espellono, gli altri vengono rinchiusi in centri di detenzione.
Come, in base al TTIP, nessuna multinazionale può subire un calo di profitto a seguito di una legislazione di tutela della sicurezza sul lavoro adottata da un singolo Stato , così nessun migrante, in base alla dichiarazione universale dei diritti umani , può essere respinto da una frontiera o da una costa, nemmeno se le modalità di respingimento ed espulsione sono parte della legislazione nazionale . Se nel rispetto di accordi tipo il Ceta, una multinazionale agroalimentare può adottare metodi di coltivazioni nocivi per la salute, nonostante ciò sia vietato dal Paese dove opera , uno Stato non può rifiutare di accogliere persone in base ad una surrettizia lista nera di Paesi di provenienza definiti pericolosi , nessuno Stato può negoziare con paesi terzi, definiti “sicuri” accordi di baratto in cui si sancisce la detenzione e ritenzione forzata del migrante in cambio di denaro così come avviene fra UE e guarda costiera libica.
Ma soprattutto la violazione dell’art.6 della Dicharazione della Carta dei Diritti umani deve essere valutata da un organismo giuridico terzo, sovranazionale che può imporre sanzioni anche gravi ai governi che non la rispettano, imponendo risarcimenti pecuniari anche ingenti a favore di coloro i quali hanno subito la violazione del riconoscimento della “personalità giuridica” . Perché per veder riconosciuto il diritto al profitto si possono pianificare sistemi giuridici extra territoriali e per veder rispettata lo status di persona umana ciò non può essere parimenti realizzato?
Perché la Monsanto si e Josepha no? E’ una provocazione? Si è una provocazione, ma che non è giuridicamente così campata in aria, ovviamente se a leggerla è uno che sa leggere e scrivere, quindi Salvini è escluso.
Fra i punti programmatici inseriti nel TTIP spiccava il “Meccanismo di Protezione degli Investimenti”. Un sistema che consentiva alle multinazionali di citare i governi che introducevano leggi a tutela dei propri cittadini, ma lesive dell’interesse della multinazionale stessa. Non solo, ma la vertenza fra singolo Stato e compagnia privata sarebbe stata risolta non da tribunali ordinari, ma da un consesso riservato di avvocati commerciali i quali avrebbero dovuto basarsi ,nell’emettere il giudizio, esclusivamente sul dispositivo normativo del trattato .Cosi un Paese che aveva introdotto una norma a favore dei cittadini, ma contro il profitto dell’impresa, subiva la condanna al risarcimento dei danni materiali ed era costretto a modificare la legge .
Fortunatamente l’unico effetto collaterale positivo della devastante presidenza Trump è stato quello di non procedere oltre nelle trattative con la commissione Europa per l’approvazione del TTIP. In compenso la stessa commissione e il Canada hanno ratificato un accordo molto simile nel 2017 che dovrà essere convalidato dai parlamenti dei singoli Stati.
E’ naturale che le controversie legali in un trattato stipulato ad uso e consumo di soggetti “MULTINAZIONALI PRIVATI” vengano dipanate da istituzioni giuridiche, extranazionali private fuori dal controllo di ogni singolo Stato. Ma se ciò è corretto, bisogna estendere tale prassi ad altri soggetti che per loro natura non hanno più una nazionalità . Mi riferisco ai migranti.
Queste persone non appartengono più al loro Paese di origine, che sono stati costretti a lasciare perché flagellato da guerre civili, o povertà dilagante, o avversità climatiche drammatiche (tutti regali avvelenati elargiti dalle società capitaliste), non appartengono ad un Paese di transito, in cui spesso vengono torturati , men che meno appartengono ad un Paese di approdo, visto che nessuno li vuole accogliere .
Dunque come per le MULTINAZIONALI si stava predisponendo una giurisdizione al di fuori degli Stati, così anche per chi, di fatto, non ha più una nazionalità e scappa da fame e guerre sarebbe necessario attivare un sistema simile al di fuori della giurisdizione dei singoli governi , e che anzi punisca i Paesi che non ne garantiscano la tutela e l'accoglienza.
Mentre all’interno del TTIP (e di altri accordi simili) il diritto al profitto non è basato su alcuna forma giuridica, la protezione ultranazionale dei migranti è sancita dall’art.6 della Dichiarazione Universale dei Diritti umani del 1948 in cui si sancisce che: “Ogni individuo ha diritto in ogni luogo al riconoscimento della sua personalità giuridica….. la soggettività giuridica è distinta dalla cittadinanza”. Ciò significa che ognuno deve veder riconosciuta la sua personalità giuridica non solo nel proprio Paese d'origine , ma anche negli uffici d’immigrazione, durante un controllo alla frontiera, nei lager libici, sui barconi, sulle navi della guardia costiera o delle ONG negli hot spot.
Il riconoscimento della personalità giuridica esula dalle leggi degli Stati che, ad esempio, si prodigano per stilare odiose e illegali distinzioni fra migranti economici e richiedenti asilo e in base alla quale i primi si espellono, gli altri vengono rinchiusi in centri di detenzione.
Come, in base al TTIP, nessuna multinazionale può subire un calo di profitto a seguito di una legislazione di tutela della sicurezza sul lavoro adottata da un singolo Stato , così nessun migrante, in base alla dichiarazione universale dei diritti umani , può essere respinto da una frontiera o da una costa, nemmeno se le modalità di respingimento ed espulsione sono parte della legislazione nazionale . Se nel rispetto di accordi tipo il Ceta, una multinazionale agroalimentare può adottare metodi di coltivazioni nocivi per la salute, nonostante ciò sia vietato dal Paese dove opera , uno Stato non può rifiutare di accogliere persone in base ad una surrettizia lista nera di Paesi di provenienza definiti pericolosi , nessuno Stato può negoziare con paesi terzi, definiti “sicuri” accordi di baratto in cui si sancisce la detenzione e ritenzione forzata del migrante in cambio di denaro così come avviene fra UE e guarda costiera libica.
Ma soprattutto la violazione dell’art.6 della Dicharazione della Carta dei Diritti umani deve essere valutata da un organismo giuridico terzo, sovranazionale che può imporre sanzioni anche gravi ai governi che non la rispettano, imponendo risarcimenti pecuniari anche ingenti a favore di coloro i quali hanno subito la violazione del riconoscimento della “personalità giuridica” . Perché per veder riconosciuto il diritto al profitto si possono pianificare sistemi giuridici extra territoriali e per veder rispettata lo status di persona umana ciò non può essere parimenti realizzato?
Perché la Monsanto si e Josepha no? E’ una provocazione? Si è una provocazione, ma che non è giuridicamente così campata in aria, ovviamente se a leggerla è uno che sa leggere e scrivere, quindi Salvini è escluso.
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