Ci risiamo, anche oggi nel corso
della partita Lazio-Spal, ai tifosi ferraresi è stata interdetta l’esposizione sugli spalti della bandiera con il volto di
Federico Aldrovandi.
Ve lo ricordate
Federico? Lo studente di Ferrara morto nel 2005 dopo essere stato preso a botte
da quattro poliziotti di pattuglia nei pressi di casa sua. Federico era un
grande tifoso della Spal. Fra le foto che papà Lino Aldrovandi conserva del figlio ce ne
è una in cui Federico, ancora bambino, indossa la maglietta a righe biancoazzurre
della squadra ferrarese.
Il ragazzo, che in quel maledetto settembre del
2005 aveva diciotto anni, fu ucciso da quattro poliziotti che dopo averlo ammanettato si accanirono sul suo
corpo per un
periodo calcolato fra i 30 e i 40 minuti
. La giustizia, dopo vari depistaggi e coperture, fece il suo corso e condannò
i quattro poliziotti a 3 anni e 8 mesi di reclusione, (pena ridotta a sei mesi
attraverso l’indulto) con sentenza passata in giudicato nel 2012.
Come detto
non è la prima volta che la bandiera con la faccia di Federico non viene fatta entrare allo stadio. Accadde
già il primo dicembre del 2017, campionato del ritorno della Spal in A. Ancora
l’Olimpico la scena del misfatto, la partita era con la Roma, finì 3 a 1 per i
giallorossi. Le forze dell’ordine sequestrarono la bandiera con il viso del ragazzo, i tifosi entrarono ugualmente ma rimasero in silenzio. “Quella bandiera non era autorizzata in quanto nessuno aveva chiesto l’autorizzazione per l’ingresso” fu la motivazione
della Questura . Anzi a seguito di quell’episodio il
giudice sportivo Pasquale Marino vietò l’esposizione della bandiera di
Aldrovandi in quanto ciò costituiva (testuale)
“ Comportamento provocatorio nei confronti delle forze dell’ordine”.
In
realtà la vera provocazione era stata
perpetrata ai danni della famiglia Aldrovandi, pochi mesi prima. Nel
febbraio 2017, infatti, la Corte dei Conti d’Appello riconobbe agli agenti pregiudicati l’indulto
amministrativo, riducendo, di fatto, la
pena da 3 anni e 8 mesi (poi decurtata a
6 mesi), al semplice pagamento di 128 euro come danno erariale per il danno d’immagine
arrecato alla Polizia. Anche Ilaria Cucchi espresse il disappunto per
la rimozione della bandiera di Aldrovandi con un tweet in cui sottolineava:
“Federico Aldrovandi aveva 18 anni appena
compiuti.
Sappiamo tutti come è morto.
La bandiera con il suo volto non è stata fatta entrare allo stadio per la partita Roma-Spal.
Io sono con lui. Senza di lui io non sarei mai arrivata fin qui.
Roma è la mia città, ed io amo la mia città, ma io sto con Aldro.
Un abbraccio a Patrizia e Lino”.
Sappiamo tutti come è morto.
La bandiera con il suo volto non è stata fatta entrare allo stadio per la partita Roma-Spal.
Io sono con lui. Senza di lui io non sarei mai arrivata fin qui.
Roma è la mia città, ed io amo la mia città, ma io sto con Aldro.
Un abbraccio a Patrizia e Lino”.
Sempre in quel campionato l’episodio si
ripropose a Marassi per la partita con la Sampdoria. Anche li la bandiera non
fu fatta entrare ma i tifosi riuscirono lo stesso ad introdurre uno striscione con la scritta “Per
qualcuno una provocazione, per noi un ragazzo” Ancora due settimane fa,
sempre all’Olimpico, ancora per la partita contro la Roma, non solo non è stata
fatta entrare la bandiera, ma sono state sequestrate alcune magliette con il
volto di Federico . Pure oggi, con la Lazio, come detto prima, si è ripetuta la
stessa cosa.
Ma perché la faccia di un ragazzo ammazzato di botte dalla polizia
costituisce una minaccia così grave per le forze dell’ordine? Cos’è coscienza
sporca? Eppure forze dell’ordine ed
istituzioni dovrebbero perseguire lo stesso obiettivo nel punire e condannare
le cosiddette mele marce proprio per salvaguardare la propria integrità morale
e confermarsi come enti necessari alla sicurezza dei cittadini.
Se la faccia di un ragazzo pestato e ucciso da agenti della Polizia mette così paura,
allora qualcosa non torna. E le croci
celtiche,gli striscioni di stampo razzista che entrano senza autorizzazione, (quella assolutamente necessaria per la
bandiera di Aldrovandi), non provocano nessuno?
Già ma di quelli che si
preoccupano della deriva barbara che da tempo sta pervadendo gli stadi, chi se
ne cura? Sono goliardate di cui i soliti
rompiscatole buonisti continuano
noiosamente a lagnarsi!
Numerosi si
ripetono gli inviti alle famiglie affinchè portino i propri figli allo stadio.
Fatico a capire come avrebbe potuto spiegare un papà al proprio figlio il
fatto che la faccia su una bandiera di uno morto per le botte dei poliziotti è così pericolosa? Ma come, si chiederebbe il
bimbo, i poliziotti non erano sempre
quelli buoni?
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