Dunque anche per il Parlamento europeo comunismo e
nazifascismo pari sono. E’ stato deciso con l’approvazione di una mozione che
condanna, tanto l’uso dei simboli del comunismo - chiedendo la
rimozioni di monumenti che in molti Paesi
europei celebrano la liberazione avvenuta per opera dell’Armata Rossa –quanto
quelli del
nazifascismo .
Che noia! Meno male che
Strasburgo di fatto non conta nulla, si diverte a baloccarsi con questi distinguo storico-culturali che gli
danno la sensazione di decidere qualcosa e di non essere completamente inutile,
mentre come è noto a decidere è il Consiglio che ha ben altro di cui occuparsi .
Niente di nuovo dunque, se non l’escamotage di una condanna di facciata a razzismo e nazifascismo utile per giustificare il vero colpo mortale da sferrare contro un’idea di società fondata sulla giustizia sociale proposta proprio
dai principi della 1° Internazionale comunista. Quella ispirata dalla Comune di Parigi in cui
si orientava la classe operaia: “alla liberazione della razza umana (TUTTA nda) dalla schiavitù conseguente allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, alla depredazione economica, fisica e morale”(Marx
Manifesto Comunista 1847).
Una
prospettiva ben diversa da ciò che ha
animato il fascismo cosi come scritto nel Punto 7 del manifesto della razza II comma del 1938) : “La concezione del razzismo in Italia (….) vuole soltanto additare agli Italiani un
modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi
caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze
extra-europee, questo vuol dire elevare l'Italiano ad un ideale di superiore
coscienza di se stesso e di maggiore responsabilità”.
In effetti che per gli Europei esistano grandi e piccole razze, così come
scritto nel documento fascista, è un fatto. Non sarebbe altrimenti
possibile che esseri umani, ricadenti nella
categoria delle razze extra europee, vengano lasciate soffrire, e più spesso
morire, in mare per non essere accolti dai membri delle grandi razze continentali
i quali, ogni volta, pongono dei
distinguo su quante e quali persone possano violare i sacri confini contaminando quello “stile
di vita europeo” propugnato dalla Van Der Layen.
Ma, soprattutto, quanto è odiosa per il perfetto Cittadino Europeo la parte dell’enunciato comunista che esorta
alla lotta contro la “DEPREDAZIONE ECONOMICA”. Quel furto ai danni dei lavoratori, perpetrato del capitale finanziario che i trattati della UE mettono alla base delle dinamiche
ordoliberiste vere e proprie linee guida
dell’Unione.
E’ vero che l’idea comunista - oggi forse utopistica - partita dalla Comune di Parigi, evolutasi
nella prima Internazionale, è stata sconfitta in primo luogo dal capitalismo di
stato staliniano e dalla follia totalitaria stalinista, ma stiamo parlando
della degenerazione strumentale di una visione per cui la proprietà collettiva
dei mezzi di produzione è diventava
proprietà unica del despota.
Quindi il
Parlamento Europeo prima di invitare : “tutti gli Stati
membri dell’UE a formulare una valutazione chiara e fondata su principi
riguardo ai crimini e agli atti di aggressione perpetrati dai regimi totalitari
comunisti e dal regime nazista” (testuale) dovrebbe adoperarsi esso stesso a formulare una “Valutazione Chiara”. Perché "comunismo" è diverso da "stalinismo", mentre nazifascismo e razzismo sono sempre la stessa immondizia.
A
dire il vero in diversi punti del testo
votato dal Parlamento europeo la
definizione “regime fascista” è associata “ regime stalinista” ma il collegamento sembra messo
lì quasi per caso. Andrebbe spiegato ai sedicenti paladini della libertà del
parlamento di Strasburgo che, mentre la
croce uncinata, il fascio littorio, evocano solo immagini di violenza e
prevaricazione, la falce e martello è il vessillo che sventolava sulla Comune
di Parigi è il simbolo dell’unità fra i contadini e gli operai, cioè dell’unione
delle forze di tutti i lavoratori per lottare contro” la schiavitù
conseguente allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, e contro la depredazione
economica” . Donne e uomini, in
nome di quel simbolo, hanno combattuto con coraggio per liberarci dal nazifascismo, hanno scritto la
Costituzione italiana, hanno contribuito ad un avanzamento sociale senza
precedenti.
Certo dietro la falce e martello è anche esplosa virulenta la dittatura stalinista con i gulag,
la persecuzione e l’eliminazione degli avversari politici, a cominciare dai
comunisti Lenin e Trotsky. Ma ciò, per
quanto crudele e terribile, non può criminalizzare il simbolo dell’unità dei
lavoratori. Ragionando per assurdo anche nel segno della croce cristiana si sono perpetrate le
peggiori nefandezze: l’inquisizione, le guerre sante, massacri sanguinosi, tutto in
nome di Cristo . Quindi bandiamo i crocifissi dagli Stati dell’Unione?
Insomma ci troviamo di fronte all’ennesimo
becero tentativo di usare un grossolano revisionismo storico per giustificare un’operazione
politica che è tutta rivolta all’oggi. Orientata, da un lato a sradicare
definitivamente dall’impalcatura liberista, su cui si basa la UE, una prospettiva anticapitalista, e dall’altro a
concedere un effimero contentino alle
forze sovraniste, che vuoi o non vuoi, qualche voto lo hanno preso.
Per quanto
riguarda coloro che hanno votato la mozione non mi scandalizzerei più di tanto
nel leggere i nomi dei parlamentari del Pd vicino a quelli della Lega, di Forza Italia e
di Fratelli d’Italia. E’ da decenni che in nome di un riformismo costruito al
solo scopo di favorire i grandi capitali, e anestetizzare i conflitti sociali, quelli che sarebbero dovuti venire da lontano hanno rinunciato ad andare
lontano. E’ da quando l’ex comunista Luciano Violante nel suo discorso d’insediamento
come Presidente della Camera nel primo governo Prodi, equiparò le scelte dei
giovani repubblichini di Salò ai ragazzi
partigiani, invocando comprensione per entrambi. Guai ai vinti? No guai ai
vincitori.
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