Siamo nel 1957. Jimmy
è il nuovo batterista di Miles. Ha sostituito Philly Joe Jones . Durante i primi
concerti Miles gli gira intorno sussurrandogli : “Philly
Joe, è il mio batterista prediletto”
Non solo, ma il trombettista spesso
staziona dietro alla batteria di Jimmy contando i battiti e le
misure come a metterne in discussione la
sensibilità ritmica, ciò che è più sacro per un batterista. Ma a Jimmy queste pressioni del
suo leader non fanno né caldo, né freddo. Sa il fatto suo. Infatti rimarrà con
Miles fino alla prima metà del 1963, ultimo della vecchia guardia composta (Cannonball, Trane,Bill Evans, Wynton Kelly Paul Chambers)
ad abbandonare il trombettista di Alton impegnato, in quel periodo, più a discutere
con gli avvocati che a suonare.
Molti avranno capito che i protagonisti di
questa piccola storia sono: Jimmy
Cobb e Miles Davis. Il batterista
che più di ogni altro ha ispirato Miles con il suo drumming rilassato, ma
sicuro, sfavillante e misurato al contempo, è morto domenica scorsa 24 maggio a 91 anni. In una stagione disgraziata, in
cui il mondo del jazz ha subito molte perdite, anche Jimmy ci lascia.
In più di
70 anni di attività Cobb ha lasciato una
traccia indelebile nel mondo della musica afroamericana, protagonista
assoluto della svolta di Miles Davis verso le armonie modali, in quell’interregno cruciale compreso fra la ricercatezza del Cool, l’esuberanza
dell’Hard Bop e l’irruzione delle prime provocazioni Free.
Un periodo in cui
vide la luce quello che è considerato il miglior disco di jazz mai inciso, cioè
Kind Of Blue di Miles Davis con Cobb protagonista, e solida fondamentale base per lo sviluppo di tutte le tracce. Proprio il
batterista fu il primo a rendersi conto del capolavoro che in quel 1959 avevano
realizzato. Così ebbe a dire dopo l’incisione:“ Quando fu finito e riascoltammo quello che avevamo fatto, esaminammo le varie cose…In studio ci era sembrata una buona
musica…e su disco era venuta bene veramente…. Diavolo! Mi dissi, proprio un bel
suono”. Ma non fu solo Kind of Blue. Con Miles Jimmy incise veri e propri capolavori
fra cui “Sketches of Spain” , Someday My Prince will Come", "Live at Carnegie Hall,
"Live at the Blackhawk", "Porgy and Bess".
La maestria ritmica di
Jimmy si pose anche al servizio di tanti altri jazzisti . La prima
registrazione risale al 1941,
nell’orchestra dell’altossassofonista Earl Bostic, una formazione sanguigna
dalla potente vocazione blues, che ha forgiato, oltre a tanti jazzisti di
successo , guarda caso, anche John Coltrane futuro compagni di Cobb nel gruppo
di Davis. Altri incontri emozionanti e artisticamente rilevanti hanno
punteggiato la carriera di Jimmy. Come non ricordare le collaborazioni con Dinah Washington, Billie Holiday, Clark Terry, Dizzy Gillespie, e quel Cannonball
Adderly, che lo presentò a Davis nel 1957.
Nel 1963 il batterista di
Washington D.C. seguì, in una nuova
avventura, svincolata da Miles, i compagni di ritmica davisiani Wynton Kelly e Paul Chambers in un progetto con il chitarrita Wes Montgomery. Oltre ad alcuni album in trio il gruppo incise anche
con il trombonista J.J. Johnson.
Alla fine degli anni ’60 Cobb iniziò una
collaborazione di 9 anni con Sarah
Vaughan, per poi diventare uno dei batteristi più ricercati del panorama
jazzistico fra gli anni ’70-80-90. Straordinario il suo album del 2002 inciso
per la Chesky record dal titolo
emblematico : “Four Genrations of Miles”
con il chitarrista Mike Stern, il
tenorista George Coleman e il contrabbassista
Ron Carter, tutti leggendari collaboratori
di Miles, come lui, ma in tempi diversi.
Affascinante
anche l’album “Yesterday” registrato, finalmente a suo nome , prodotto da Eleana
Tee per la Rteesan Production. Il
disco, a cui partecipano Michael Brecker
al sax tenore , Marion Meadows al soprano
, Roy Hargrove, tromba e filicorno , Jon Faddis, tromba , Eric Lewis, piano elettrico , Peter Bernstein, chitarra , e John Weber al basso, include una serie
di preziosi arrangiamenti di brani molto
lontani stilisticamente fra di loro. Si va dal classico All Blues, a Yesterday, fino ad una formidabile rivisitazione di Purple Haze di Jimi Hendrix.
Cobb portò la
sua maestria ritmica in tutto il mondo, dal Giappone, alla Cina, al Sud Africa, e
anche in Europa, in Olanda e molto spesso anche in Italia. Un batterista straordinario
per la sua capacità di coniugare eleganza ed esuberanza in un quadro pulsionale nitido preciso e
coinvolgente. Ci mancherai Jimmy, come tutti quei jazzisti che questo crudele
2020 si è portato via.
Nel video che segue suona anche il trombettista Wallace Rooney anch'egli venuto a mancare il 30 marzo scorso a 59 anni.
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