Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 26 maggio 2020

Scompare Jimmy Cobb il batterista di Kind of Blue ma non solo

Luciano Granieri



Siamo  nel 1957. Jimmy è   il nuovo batterista di Miles.  Ha  sostituito Philly Joe Jones . Durante i primi concerti Miles gli gira intorno sussurrandogli  : “Philly Joe,  è il mio batterista prediletto” Non solo,  ma il trombettista spesso staziona  dietro alla  batteria di Jimmy contando i battiti e le misure come a metterne  in discussione la   sensibilità ritmica, ciò  che è più sacro per un  batterista. Ma a Jimmy queste pressioni del suo leader non fanno né caldo, né freddo. Sa il fatto suo. Infatti rimarrà con Miles fino alla prima metà del 1963, ultimo  della vecchia guardia composta (Cannonball, Trane,Bill Evans, Wynton Kelly   Paul Chambers)  ad abbandonare  il trombettista di Alton  impegnato, in quel periodo, più a discutere con gli avvocati che a suonare. 

Molti avranno capito che i protagonisti di questa  piccola storia sono:   Jimmy Cobb e Miles Davis. Il batterista che più di ogni altro ha ispirato Miles con il suo drumming rilassato, ma sicuro, sfavillante e misurato al contempo,  è morto domenica scorsa 24 maggio  a 91 anni. In una stagione disgraziata, in cui il mondo del jazz ha subito molte perdite, anche Jimmy ci lascia.

 In più di  70 anni di attività Cobb ha lasciato una traccia indelebile  nel mondo della musica afroamericana, protagonista assoluto della svolta di Miles Davis verso le armonie modali,  in quell’interregno cruciale compreso  fra la ricercatezza del Cool, l’esuberanza dell’Hard Bop e l’irruzione delle prime provocazioni Free. 

Un periodo in cui vide la luce quello che è considerato il miglior disco di jazz mai inciso, cioè Kind Of Blue  di Miles Davis con Cobb protagonista,   e solida fondamentale  base   per lo sviluppo di tutte le tracce. Proprio il batterista fu il primo a rendersi conto del capolavoro che in quel 1959 avevano realizzato. Così ebbe a dire dopo l’incisione:“ Quando fu finito e riascoltammo quello che avevamo fatto,  esaminammo  le varie cose…In studio ci era sembrata una buona musica…e su disco era venuta bene veramente…. Diavolo! Mi dissi, proprio un bel suono”.   Ma non fu  solo Kind of Blue. Con Miles Jimmy incise veri e propri capolavori fra cui “Sketches of Spain” , Someday My Prince will Come", "Live at Carnegie Hall, "Live at the Blackhawk", "Porgy and Bess".  

La maestria ritmica di  Jimmy si pose anche    al servizio di tanti altri jazzisti . La prima registrazione risale al    1941, nell’orchestra dell’altossassofonista  Earl Bostic, una formazione sanguigna dalla potente vocazione blues, che ha forgiato, oltre a tanti jazzisti di successo , guarda caso, anche John Coltrane futuro compagni di Cobb nel gruppo di Davis. Altri incontri emozionanti e artisticamente rilevanti hanno punteggiato la carriera di Jimmy. Come non ricordare le collaborazioni con Dinah Washington, Billie Holiday,  Clark Terry, Dizzy Gillespie,  e quel Cannonball Adderly, che lo presentò a Davis nel 1957. 

Nel 1963 il batterista di Washington D.C. seguì,  in una nuova avventura, svincolata da  Miles, i  compagni di ritmica davisiani  Wynton Kelly  e Paul Chambers in  un progetto  con il chitarrita Wes Montgomery. Oltre ad  alcuni album in trio il gruppo incise anche con il trombonista J.J. Johnson.  

Alla fine degli anni ’60 Cobb iniziò una collaborazione di 9 anni con Sarah Vaughan, per poi diventare uno dei batteristi più ricercati del panorama jazzistico fra gli anni ’70-80-90. Straordinario il suo album del 2002 inciso per la Chesky record dal titolo emblematico : “Four Genrations of Miles” con il chitarrista Mike Stern, il tenorista George Coleman e il contrabbassista Ron Carter, tutti leggendari collaboratori di Miles, come lui, ma in tempi diversi.    

Affascinante  anche l’album “Yesterday” registrato, finalmente a suo nome , prodotto  da Eleana Tee per la Rteesan Production. Il disco, a cui partecipano Michael Brecker al sax tenore , Marion Meadows al soprano , Roy Hargrove, tromba e filicorno , Jon Faddis, tromba , Eric Lewis, piano elettrico , Peter Bernstein, chitarra , e John Weber al basso, include una serie di preziosi  arrangiamenti di brani molto lontani stilisticamente fra di loro.  Si  va dal classico  All Blues, a Yesterday,   fino ad una formidabile rivisitazione di Purple Haze di Jimi  Hendrix

Cobb portò la sua maestria ritmica   in tutto il mondo, dal Giappone, alla Cina, al Sud  Africa, e anche in Europa, in Olanda e molto spesso anche in Italia. Un batterista straordinario per la sua capacità di coniugare eleganza ed esuberanza  in un quadro pulsionale nitido preciso e coinvolgente. Ci mancherai Jimmy, come tutti quei jazzisti che questo crudele 2020 si è portato via.

Nel video che segue suona anche il trombettista  Wallace Rooney anch'egli venuto a mancare il 30 marzo scorso a 59 anni.


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