Dichiarazione di Alfiero Grandi, vicepresidente Comitato per il No al
taglio del Parlamento
Il prossimo 8 giugno la Camera si pronuncerà
sulla data delle prossime scadenze elettorali. Il governo, su pressione del
Movimento 5 Stelle, vuole che le elezioni regionali e comunali si tengano in
un'unica giornata (election day) insieme al referendum costituzionale
riguardante il taglio dei parlamentari. Si tratta di una evidente forzatura, dovuta
principalmente al fatto che il M5S ha capito che il taglio del parlamento non
gli porta i consensi auspicati, quindi spera che le elezioni regionali e
comunali possono incrementare il numero dei votanti in un referendum che come è
noto non prevede il quorum.
Gli altri partiti della maggioranza hanno
cambiato scelta nell’ultima votazione sulla legge di revisione costituzionale,
che fino ad allora avevano osteggiato, per un puro accordo di governo.
Per giustificarsi hanno parlato, ma senza
stabilire vincoli precisi, di ulteriori modifiche alla Costituzione, necessarie
dopo il taglio dei parlamentari, che non si sa neppure se e quando verranno
discusse. Tanto meno è certa
l’approvazione di nuova legge elettorale proporzionale. Quindi nessuno può oggi
dire quale sarà la composizione del collegio che eleggerà il Presidente della
Repubblica.
Pretendere che una modifica della Costituzione su un punto centrale
come il ruolo del parlamento venga discussa e votata da sola, è il minimo. Un
voto di valenza costituzionale non può mischiarsi con uno di valore
politico-amministrativo.
Del resto nessuno può sostenere oggi, su basi motivate e certe, che votare in ottobre sarebbe più pericoloso che a settembre, non potendosi prevedere il decorso del Covid – 19.
Del resto nessuno può sostenere oggi, su basi motivate e certe, che votare in ottobre sarebbe più pericoloso che a settembre, non potendosi prevedere il decorso del Covid – 19.
Invece è certo che votare il 20 settembre renderebbe praticamente
impossibile informare i cittadini e discutere del taglio dei parlamentari.
La situazione creata dalla pandemia e dalla
drammatica crisi occupazionale ed economica che ne è seguita (fanno fede i dati
dell'Istat), il rapporto con l'Unione Europea chiedono di rilanciare il ruolo
di rappresentanza del parlamento, non il suo taglio. Un conto è operare
aggiustamenti, esaltando il ruolo centrale del parlamento, un altro proporne il
taglio, che è taglio alla democrazia.
La vittoria del No è l’antidoto per bloccare
scelte sbagliate e controproducenti.
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