In un precedente articolo MODELLO FROSINONE avevo
sottolineato, come la città fosse stata investita da una devastante e paradigmatica bufera liberista. A livello globale il
ripianamento di debito privato - provocato dalle pericolose scorribande
finanziarie ordite senza controllo da banche
e fondi d’investimento - da parte degli Stati, ha trasferito una enorme massa debitoria dal privato al
pubblico. A Frosinone il mancato
recupero di oneri di urbanizzazione dovuti
dalla lobby fondiaria privata locale, a seguito dell’approvazione del
Fiscal Compact europeo, e conseguente obbligo del pareggio di bilancio imposto
ai Comuni, si è trasformato pubblico.
A livello globale l’enorme esborso pubblico utilizzato per coprire i "buffi" delle banche, in misura
diversa, ha provocato nei bilanci degli Stati un debito enorme da cui le imposizioni
del Fiscal Compact impongono di
rientrare attraverso tagli alla spesa sociale e privatizzazioni di bene e
servizi pubblici.
In egual misura la
Corte dei Conti nel 2013 certificava per il Comune di Frosinone una situazione
debitoria eccessiva, provocata dai
costruttori privati, da ripianare secondo le regole del patto di stabilità interna,
imponendo al neo eletto sindaco Nicola Ottaviani la scelta fra una procedura di
dissesto, o di piano di riequilibrio economico e finanziario. La prima, di
fatto, cede l’amministrazione dell’ente direttamente ai giudici contabili, la
seconda lascia al sindaco la facoltà di pianificare un piano di rientro da sottoporre all’approvazione della Corte stessa, chiamata anche al controllo del corretto espletamento
del percorso di risanamento concordato.
Ottaviani scelse la
seconda opzione. Nel precedente articolo sopra richiamato manca però il finale.
Come la storia ha dimostrato, le dinamiche del Fiscal Compact, sono tali che
nessuno Stato, in particolare quelli del sud
Europa, riesce, nè riuscirà mai a rientrare del suo debito. Ciò per il fatto che gli aberranti regolamenti della UE, costruiti sotto dettatura delle lobby liberiste , sono
concepiti affinchè il debito si trasformi, da fattore puramente finanziario, a forma di dominio
politico. In altri termini, non conviene a chi comanda rientrare dei
propri crediti.
Un Paese sempre sotto scacco per debito, deve pagare ogni
anno quote sempre più elevate d’interessi e cedere progressivamente ai privati
creditori, spazi, insediamenti e servizi pubblici, oltre che tagliare ogni tipo
di spesa sociale con grave depauperamento di settori indispensabile coma la
sanità.
Lo smantellamento della sanità pubblica e di ogni servizio di cura imposto
dalle politiche di rientro, ha reso evidente l’enorme vulnerabilità della
collettività in occasione di eventi tragici quale il Coronavirus. Dunque, nonostante tagli ai
servizi e privatizzazioni, il debito italiano è ancora interamente sul tavolo e
imporrà ulteriori immani sacrifici, una volta ripristinato il patto di stabilità
sospeso per pandemia.
Per la città di
Frosinone è in atto la stessa dinamica. La sezione regionale della Corte dei
Conti del Lazio con la deliberazione n.7/2020 del 18 dicembre 2019 certifica che dal 2013, anno dell’inizio
del piano di riequilibrio economico e finanziario, fino al 2018, la situazione
debitoria del Comune di Frosinone è peggiorata.
Nonostante il sindaco
Ottaviani, con una solerzia liberista implacabile per la tenuta sociale della
città, abbia licenziato i lavoratori dei servizi, conseguentemente affidati ai privati, tagliato scuola, servizi sociali in
genere, aumentato al massimo tutte le
tariffe, abbia cioè massacrato i cittadini, l’ente da lui guidato si trova
peggio di come era nel 2013 avendo prodotto un ulteriore debito di 27 milioni da ripianare in 30 anni alla modica cifra di
900mila euro l’anno.
La risposta del
sindaco all’imposizione dei giudici contabili di rientrare degli squilibri è stata sempre la stessa. La giunta ha proposto ulteriori tagli per 5.375.000, fra riduzione del personale, riduzione spese per scuolabus, biblioteca,
impianti sportivi ed asili nido. Una accelerazione verso il Comune a servizi
zero vero obiettivo dell’attuale sindaco, perfetto curatore fallimentare degli
interessi sociali, ma valente consulente e promotore degli interessi
privati.
Un atteggiamento a cui per fino
la Corte dei Conti ha mostrato avversione, imponendo alla giunta di trovare un’altra
via di risanamento, basata su una programmazione più puntuale anziché scaricare
tutto come al solito sulle spalle dei cittadini quelli presenti e quelli
futuri, visto che il debito di 27 milioni graverà anche sulle spalle di chi
ancora deve nascere.
Noi cittadini di Frosinone non pagheremo interessi finanziari ingenti , come lo Stato nazionale, ma un sistema debitorio che toglie dignità ai cittadini e li lascia impotenti in piena balia perpetua del più bieco potere lobbistico speculativo locale e globale è degno dei peggiori cravattari.
Qui si chiude il cerchio di una terribile narrazione in cui, sia a livello
globale che locale, il debito diventa puro dispotismo e tirannia. Per la cronaca
nella richiamata deliberazione n. 7/2020 della sezione regionale della Corte
dei Conti si esige dalla giunta la correzione del piano di rientro proposto dal
Comune nelle modalità e nelle cifre. Se ciò non avverrà entro 60 giorni dalla data di avvenuta notifica (fine aprile) , avrà attuazione l’articolo 6, comma 2, del decreto
legislativo n. 149 del 2011, in base al quale il prefetto avvierà le pratiche
per l’apertura del dissesto.
Il che vuol dire commissariare l’ente. Mettere le sorti di noi cittadini
direttamente nelle mani della Corte dei Conti che per 5 anni agirà da commissario imponendo
ulteriori tagli e privazioni sociali. Come accadde al governo nazionale alla fine del 2011 quando all’esecutivo Berlusconi subentrò il governo Monti, tanto per capirci.
Ecco
dunque che per evitare il disastro sociale , almeno in una visione a medio
termine , considerato che sarà difficile evitare che il
prossimo sindaco della città sia un giudice contabile, è necessario inserire la
lotta per il ritorno al controllo dei cittadini sul proprio ente locale -attraverso forme di democrazia partecipativa - all’interno del contrasto al
sistema capitalistico globale , e alla dittatura del debito.
Mi auguro che
questa consapevolezza possa ripartire in modo forte ed inequivocabile proprio
dalla nostra città così tanto provata da devastanti politiche antisociali.
Nessun commento:
Posta un commento