Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 19 luglio 2022

Papeete due

 Luciano Granieri



In merito all’annosa vicenda della possibile crisi di governo, mi sorge spontanea una domanda. Perchè un presidente del consiglio si presenta dimissionario dal Capo dello Stato, dopo aver ricevuto la fiducia in Parlamento (sul “Decreto Aiuti”) con una maggioranza dei due terzi? 

Di solito ci si dimette dopo essere andati sotto in aula constatando il venir meno della maggioranza. Per lo meno fino ad oggi è stato così. Mattarella, come da prassi costituzionale, ha rinviato il “dimissionario” al giudizio del Parlamento. 

 La risposta, secondo me, si lega al fatto che il burocrate, ex vice presidente di Goldman Sachs,  agogna ai pieni poteri, così come Salvini li pretese nell’estate del 2019, complici sondaggi elettorali smaccatamente favorevoli e l’effetto alcolico di un mojito. 

Ma la differenza è sostanziale. Mentre il leghista azzardò in modo sciagurato e fallimentare un fantomatico scioglimento delle Camere per un voto che, secondo lui, lo avrebbe incoronato duce in modo plebiscitario, il banchiere sa di avere dalla sua tutti, tranne i risibili, diasporati seguaci di Conte, sempre più esigui, e i Camerati d’Italia della Meloni, che però sotto la faccia truce, non sono poi così oppositivi. 

L’incoronato Re, passato dalla Bce al trono italico, già si era offeso quando qualcuno, fra cui l’irresponsabile Giuseppe Conte, aveva fatto notare che la decisione di inviare le armi in Ucraina doveva passare dal Parlamento. Il banchiere aveva parlato, commentando il fatto, di inaccettabile commissariamento del Governo da parte dell’assise parlamentare, come se Deputati e Senatori non avessero il minimo diritto di intrigarsi in questione così difficili, nonostante la Costituzione dica altro. 

Oggi non tollera neanche la minima defezione nella sua consolidata claque. Come si permettono quattro sciagurati reduci del “vaffa” indottrinati da un comico, ricondotto ormai a più miti consigli e aizzati da un sedicente avvocato del popolo, di pretendere un impegno su faccende tipo, il salario minimo, o la limitazione della devastazione del reddito di cittadinanza? Questo ardire irresponsabile di quattro sciamannati, per altro, è condannato da tutti. E tutti si stanno stracciando le vesti affinchè, Mario nostro, rimanga sul trono. 

Appelli in favore di Draghi si moltiplicano, dai vertici della Ue al presidente Biden, dalla confindustria alla Cgil (a proposito che ne è delle rivendicazioni emerse nella manifestazione con sciopericchio del dicembre scorso quando Landini accusava il governo di prendere in giro i lavoratori? ) 

 Addirittura si registrano appelli dell’Anpi, di sindaci ed amministratori locali, dei veterinari, dei palafranieri e dei venditori de’ nocchie,  perfino della vicepresidente ucraina la quale, fra una bomba e l’altra, ha trovato il tempo tempo di occuparsi delle cose di casa nostra. 

Si organizzano raccolte di firme e manifestazioni di piazza per chiedere che super Mario, whatever it takes, rimanga in sella . “ Draghi resta” questo era il grido di dolore che si alzava ieri dalle piazze, non troppo piene, a dire la verità. Mamma mia!!!! La cosa mi mette brividi. Mi ricorda, anche se con toni meno drammatici, la marcia dei quarantamila colletti bianchi della Fiat, quella marcia che segnò la resa, orchestrata dai sindacati complici, delle classi subalterne nel conflitto sociale. 

Come andrà a finire domani in Parlamento? Lo ignoro. Credo però che Draghi, forte di un grande consenso, che sicuramente farà valere, rimarrà a Palazzo Chigi ma a condizione di avere i “pieni poteri” per l’appunto, ciò che non era riuscito a Salvini nell’estate del 2019. Guai a contrastare le gesta del banchiere conducator, è lesa maestà, è tentativo di golpe. Stiano zitti pure i Fratelli d’Italia! Perchè non si può mettere a rischio il programma di riforme che solo Draghi può portare avanti e che ci assicura i prestiti del PNRR , perché, sia chiaro, sono prestiti onerosi. 

Appunto. Quali sono queste riforme?:  Quella sulla giustizia che consente ai criminali abbienti in grado di permettersi fior di avvocati abili a tirare per le lunghe il processo, di sfangarla perché ad un certo punto interviene l’improcedibilità? Quella sulla delega fiscale che non prevede una progressività sul pagamento dei tributi (è una bestemmia!) ma cambia le aliquote in modo risibile, per poi favorire come al solito, chi percepisce redditi più alti? O quella sulle semplificazioni che apre ai subappalti al massimo ribasso come se le stragi sul lavoro fossero una narrazione fantasiosa? O ancora quella sulla concorrenza, che consegna alle lobby private i servizi pubblici, sanità e acqua compresi? 

Per chi ci si sta stracciando le vesti? Per uno che a fronte di un aumento incontrollato dell’inflazione e della drammatica perdita del potere d’acquisto dei salari, l’unica cosa che riesce a mettere in campo è un’elemosina “una tantum” di 200 euro da elargire anche ai miliardari? Perchè è evidente che la giustizia sociale o è per tutti o non è. 

Siamo contenti e gaudiosi che rimanga un presidente del consiglio il quale dopo la tragedia del Covid ha definanziato la sanità pubblica portando gli investimenti dal 6% al 5,6% del Pil. 

 A questo punto pongo un’altra domanda a tutti i soggetti, politici, sindacali, dell’associazionismo che invocano la lotta contro le diseguaglianze e l’aumento della povertà, e che si appellano affinché Draghi rimanga al comando. Si rendono conto, costoro, che stanno acclamando e pregando un tizio che dalla tolda di Palazzo Chigi tutto fa tranne che diminuire diseguaglianze e povertà? Anzi le aumenta pure?.

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