Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

giovedì 21 luglio 2022

Questione di blocco sociale.

 Luciano Granieri



Ciò che mi ha più colpito “dell’affaire” Draghi, non sono stati i tira e molla sulle sue dimissioni. L’arsenale a disposizione del capitale finanziario per scongiurare scenari avversi, è già schierato sul campo di battaglia: mi riferisco all’aumento dello spread, e degli interessi dei titoli di Stato Italiani che oggi, whatever it takes, la Bce promulgherà. Se non sarà un Draghi bis, dopo le elezioni d’autunno, sarà un esecutivo guidato da un presidente del consiglio ventriloquo dell’Ecofin per giunta votato da un Parlamento di “tappetini nominati”. 

 Ciò che ha attirato la mia attenzione è stato il discorso di replica che Draghi ha tenuto in Senato annunciando la sua irrevocabile decisione. Il presidente dimissionario ha rinfacciato, a Lega e Forza Italia, di aver osato contestare norme fiscali, tipo aggiornamento degli estimi catastali sugli immobili, le modalità di affidamento delle concessioni balneari e delle licenze per i taxi iscritte nel decreto concorrenza. Ha accusato i reduci del M5S di essersi messi di traverso per la mancata approvazione del salario minimo e sulla devastazione del reddito di cittadinanza. 

Draghi, cioè, ha rinfacciato ai vertici di  certi suoi schieramenti amici di aver anteposto le ragioni (condivisibili o meno) dei propri rappresentati, agli interessi inalienabili del capitale finanziario. Dunque non è vero che i blocchi sociali non esistono. Se la piccola,  media borghesia accattona, quella dell’evasione ed elusione fiscale, quella moralistica della famiglia tradizionale stile “suburbicon”, rappresentata da forze pur comprese in un governo di unità nazionale, tenta, e addirittura, concorre a provocare una crisi di governo pur di veder accolte le proprie istanze, che ne è dei rappresentanti del blocco sociale che soffre per l’aumento del costo dei servizi indispensabili, dovuto alle obbligatorie privatizzazione scritti nel decreto concorrenza? 

Chi c’è in Parlamento a rappresentare i lavoratori che rischiano la vita ogni giorno e muoiono alimentando una strage senza fine? Vittime sacrificali del decreto semplificazioni, che liberalizza i subappalti, gli affidamenti al massimo ribasso e fornisce mano d’opera non protetta, giovane e gratis, alle imprese, attraverso il programma scuola lavoro. Questo per fare alcuni esempi. In definitiva, chi in Parlamento rappresenta l’80% dei soggetti che tutti insieme non arrivano a guadagnare quanto il 20% di Paperoni presenti in Italia? Non mi pare il Pd, quel partito che, in teoria, per tradizione, dovrebbe avere a cuore, visto le sue origini, le classi subalterne. 

Ma lo sappiamo ormai tutti che queste origini sono state abiurate e rinnegate. Risulta stonato e cacofonico sentire il segretario del partito democratico, intervenuto ieri al festival del Pd di Roma, ancora ignominiosamente e vergognosamente nominato “dell’Unità” (il giornale fondato dal comunista, anticapitalista e antifascista Gramsci, e sfondato dall’impostore Renzi) invocare la permanenza del presidente banchiere. 

Ma è giusto così. Il blocco sociale del Pd è quello dell’alta finanza, dalle banche, dai fondi d’investimento. Però è bene che chiunque voglia arare il devastato campo largo, da sinistra, sia consapevole di tutto ciò, per non incorrere in innamoramenti elettorali impropri, ingiustificabili e letali.

 Un ultima riflessione. Risparmiateci, durante la campagna elettorale che sta per aprirsi, la litania che se vince la destra ci sarà un arretramento nei diritti civili e dunque bisogna unirsi contro la barbarie. A me sembra che le navi delle Ong con a bordo gli immigrati, siano rimasti in balia delle onde per giorni, in attesa di attraccare in un porto sicuro, anche durante il governo Draghi.

 Il problema della cittadinanza agli stranieri da decenni sta sul tavolo del legislatore. Come mai Ius soli e Ius scholae, non sono mai stati approvati, rinviati in ossequio a priorità legislative sempre più impellenti anche all’epoca dei governi di centro sinistra? 

 Lo stesso dicasi per le unioni civili fra persone delle stesso sesso e LGBT+. Che pur essendo state approvate, attraverso la legge Cirinnà, non possono realizzarsi a meno che ad usufruirne non siano Dolce e Gabbana, Turci e Pascale, Matano e Mannino. Infatti la terribile crisi sociale in atto consente solo a chi ha i soldi di acquisire certi diritti. E i diritti o sono disponibili per tutti o sono privilegi.

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