Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 14 aprile 2023

COSA ALTRO SERVE PER SCENDERE IN PIAZZA!

 Luciano Granieri : post pubblicato su Fb il 28 marzo 2023

Secondo un’ indagine del Censis, sono 21 milioni gli Italiani che nell’ultimo anno hanno fatto almeno un accertamento specialistico (radiografia, ecografia,risonanza magnetica, Tac, elettrocardiogramma, pap-test, ecc.): 5,4 milioni hanno pagato per intero la prestazione ( 1,7 milioni di questi sono persone a basso reddito). 2,8 hanno dovuto rinunciare ad almeno una prestazione a causa dei costi e dei, tempi di attesa, 4 milioni hanno rinunciato completamente a curarsi. Pagare diventa per tutti, anche per le persone con redditi bassi, la condizione per accedere alla prestazione in tempi realistici. Il Censis aggiunge che «emerge una dinamica inversamente proporzionale tra costi e tempi di attesa» per cui ad un maggiore esborso corrisponde una tempistica accelerata. E stima che ogni singolo giorno di attesa risparmiato abbia un valore monetario che va dai 4 euro per la colesterolemia ai 28 euro per il trattamento endodontico. Sempre il Censis riporta che « sono 10 milioni gli italiani i quali dichiarano che negli ultimi anni hanno aumentato il proprio ricorso al privato. Tale crescita è ascrivibile ad una ragione fondamentale che prevale su tutto il resto: la lunghezza delle liste di attesa (72,6%). Sempre le liste di attesa spiegano il ricorso all’intramoenia da parte di 7 milioni di italiani in un anno. Colpisce in questo caso la quota di cittadini i quali affermano esplicitamente che è stato il medico a consigliarlo (22,9%).

MENO SANITA’ PUBBLICA, PIU’ SANITA’ PRIVATE, SIGNIFICA MENO SANITA’ e quindi anche meno salute per chi ha difficoltà economiche, o comunque non riesce a pagare di tasca propria le prestazioni nel privato o in intramoenia.

Se dal Censis ci trasferiamo ai dati dell’OCSE, emerge come l’Organizzazione per lo Sviluppo Economico abbia identificato nella elevata spesa della sanità pubblica verso i privati in convenzione il principale fattore di destabilizzazione del Sistema Sanitario Nazionale. In sostanza, afferma l’OCSE, se all’interno di una drastica diminuzione di denari a disposizione della sanità pubblica, la maggior parte di essi viene adoperata per finanziare le strutture private , la divaricazione fra i ricchi, che possono permettersi di curarsi, e coloro a cui questo diritto vitale è precluso, aumenta in modo crudele. La stessa OCSE suggerisce a ciascun paese membro dell’Unione Europea, di aumentare la spesa in sanità almeno al 10,1% del Pil. Nel nostro Paese, il disinvestimento è stato costante ed importante. Ha avuto un eclatante crollo con il governo Renzi -Gentiloni. Nel piano triennale allora pianificato si andava dal 6,7% del 2017, fino al 6,4% per il 2019. In seguito la pandemia aveva innescato una sorta di rialzo, per cui al 2021 la spesa era del 7,2%. Ma il nuovo governo nel Def, documento di programmazione economica, ha fatto ripartire la decrescita. Per cui si prevede che nel 2025 la spesa sanitaria tornerà al 6% del Pil. Secondo un andamento così definito: 6,6 (2023) 6,2 (2024) 6 (2025) Tanto che le Regioni (tutte, a guida destra e centro), in un documento presentato il 7 marzo scorso al ministro della salute Orazio Schillaci e a quello dell’economia Giancarlo Giorgetti, hanno dichiarato quanto segue: «SE DAVVERO IL LIVELLO DI FINANZIAMENTO DEL SSN PER I PROSSIMI ANNI DOVRA’ ASSESTARSI AL 6% del PIL …..OCCORRERA’ ALLORA ADOPERARE UN LINGUAGGIO DI VERITA’ CON I CITTADINI , AFFINCHE’ VENGANO RICALIBRATE AL RIBASSO LE “LORO ASPETTATIVE NEI CONFRONTI DEL SSN.”

Della serie: cari cittadini, o ce li avete i soldi per curarvi o potete anche morire.
Tutto ciò secondo me suscita una profonda riflessione: Perchè se in Francia scendono in piazza contro un aumento dell’età pensionabile, di due anni (da 60 a 62), perché se in Israele scendono in piazza contro la riforma della giustizia, noi per un motivo di pura sopravvivenza contro un sistema che apertamente sancisce la regola per cui camperà chi potrà permetterselo, stiamo ancora a ciurlar nel manico, senza neanche l’ipotesi di una protesta?


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