Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 25 settembre 2013

Sinistra, le fatiche di pianura degli anticapitalsti

di Checchino Antonini, inviato a Chianciano Terme . fonte http://popoff.globalist.it/




«Le fatiche della montagna sono ora dietro di noi, ora davanti a noi abbiamo quelle più dure della pianura». Citando Brecht, Franco Turigliatto conclude la tre giorni fondativa e seminariale di Sinistra Anticapitalista accennando al lavoro di costruzione quotidiana dell'organizzazione dopo gli sforzi per tenerla in piedi nella lunga vicenda della scissione di Sinistra critica. Si tratterà di intrecciare quella costruzione alle resistenze sociali puntando sia alla ricostruzione di una sinistra sindacale sia alla sperimentazione di una ricomposizione politica. Infatti, la nuova formazione è impegnata nei settori più combattivi del sindacalismo, dentro e fuori la Cgil, e nel processo di formazione di Ross@. Inoltre Sinistra Anticapitalista è attiva nella Quarta internazionale con la quale prova a fare un salto di qualità nel lavoro internazionalista.

«L'internazionalismo - ha spiegato Charles-André Udry del Mps svizzero - è l'iniziativa reale che modifica la relazione tra noi, il prodotto collettivo della riflessione. Il nostro non deve essere un'internazionalismo "di traduzione" ma un collettivo reale dove l'unità d'azione si combina con la costruzione delle organizzazioni».



Sono stati tre giorni di dibattito fitto intorno al documento preparatorio e con i numerosi ospiti italiani e stranieri. Una finestra del programma è stata aperta sul ricordo del golpe cileno di 40 anni fa con una relazione di Erwin Ibarra, esule dal '73, che ha fornito una lettura non apologetica dell'esperienza allendista. Un altro focus dell'appuntemento ha messo al centro l'analisi della crisi economica e dell'euro con materiali messi a punto da Olmo Dalcò.

«Siamo tutti dentro una lotta di classe mai così dura», ha spiegato: da un lato la capacità offensiva della borghesia, «capace di una violenza senza precedenti, degli sfracelli delle larghe intese, ma anche di organizzare il consenso popolare» (nello stesso momento si votava in Germania e avrebbe rivinto Merkel), dall'altra parte la demoralizzazione e la scarsa efficacia del movimento operaio in tutte le sue forme. Anche in quelle delle nuove soggettivazioni che, dal Brasile alla Turchia fino in Egitto hanno dato prova di capacità di mobilitazioni imponenti - il 30 giugno in Egitto s'è avuta la più grande sollevazione della storia del mondo - ma che non hanno intaccato i rapporti di forza. «Eppure il movimento operaio delle origini s'è organizzato proprio per sconfiggere la demoralizzazione».

Con i settori sociali sempre più frammentati e stritolati tra Grillo e Francesco I, per chi ritenga inaccettabile questo sistema sociale è un'epoca tremenda, più ancora per chi mette in agenda l'idea di collegare le lotte e costruire le resistenze sociali. «Ma è l'unico modo per far crescere la coscienza di classe, ossia la combinazione tra formazione e mobilitazione». «Non è più tempo di compromessi sociali come negli anni '60, di nuove politiche espansive, di conquiste sociali e politiche ottenute nel "compromesso dinamico" di berlingueriana memoria. La borghesia, si osserva bene in Grecia, non vuole fare prigionieri. Solo la lotta di classe può inceppare i meccanismi di sfruttamento», avverte l'ex senatore che ruppe con Rifondazione quando quel partito votò la guerra in Afghanistan per non rompere con il governo Prodi.

Nella tre giorni di Chianciano molti interventi hanno segnalato il paradosso epocale di una crisi senza precedenti del capitale e di una speculare frammentazione del movimento operaio organizzato. «Il paese dove c'è il sindacato più grande d'Europa, la Cgil, e i salari più bassi - aveva detto Fabrizio Burattini illustrando il documento alla base della discussione. Dentro questa cornice sta per avviarsi l'autunno con i suoi appuntamenti. Sinistra anticapitalista sta lavorando con chi ha lanciato lo sciopero generale del 18 ottobre e la manifestazione nazionale del giorno successivo dello sciopero di cittadinanza. La delegazione Usb, intervenuta all'assemblea, ha chiarito che sarà un passaggio ancora meno rituale di altre stagioni quando gli scioperi dell'autunno servivano a correggere questo o quel passaggio di una legge finanziaria. Stavolta, infatti, le due scadenze arriveranno al termine di una settimana di mobilitazione nazionale piuttosto articolata che, volente o nolente, si imbatterà nella chiamata del 12 ottobre di Landini e Rodotà a difesa della Costituzione e con quella piazza avrà spazi più o meno ampi di sovrapposizione. «La Costituzione è già cambiata - dirà Turigliatto - da quando il centrosinistra ha introdotto il federalismo fiscale fino a quando è stata forzata per introdurvi il patto di stabilità e il pareggio di bilancio». Dunque, se dovrà essere una lotta a difesa della Costituzione dovrà tenere conto che la Carta, da sola, non è servita a salvarci dagli sfracelli del liberismo e che una battaglia del genere non può che essere una battaglia contro i ricatti della Bce e dell'Europa, contro il fiscal compact, le politiche di austerità e i governi che le applicano.

La strumentazione da adottare sarà articolata: accanto alla ricostruzione dei suoi circoli e dei collettivi locali. Sinistra anticapitalista, ha rivelato già nella sua assemblea seminariale fondativa una capacità di relazione internazionale e con interlocutori italiani.



[Gli ospiti italiani]

Il primo a prendere la parola tra gli invitati è stato Giovanni Russo Spena. L'ex segretario di Democrazia proletaria, poi capogruppo al Senato per il Prc, è convinto che la sinistra sconti «un colossale sequestro della criticità dei movimenti da parte di Grillo» e dalla subalternità del «vendolismo» alla «mutazione genetica del Pd in nome del "dobbiamo vincere"». Per lui sono «molti i terreni di confronto politico e teorico» tra Sinistra anticapitalista e Rifondazione, «organizzazione complessa, pur nella sua marginalità attuale e immersa in un dibattito congressuale». Il gruppo dirigente del Prc ha ben chiaro che non è più tempo per cartelli pattizi di stati maggiori e un processo di ricomposizione non possa pretendere lo scioglimento delle esperienze in corso. Ma davvero l'intero gruppo dirigente è persuaso a non pensare più di essere la sinistra del centrosinistra? Davvero quel partito è convinto che la chiamata del 12 ottobre non alluda a un nuovo soggetto politico? Domande che dal palco di Chianciano sono spesso ricorse negli interventi in plenaria sulla base del presupposto che il Pd sia «parte del problema e non della soluzione», «un avversario sul piano sociale, politico e anche istituzionale» alla luce della torsione presidenzialista e delle forzature di cui quel partito è artefice.

«Se negli anni '70 il "caso italiano" alludeva a un livello eccezionale di trasformazioni sociali e di conflittualità, ora quella formula significa esattamente il contrario», ha detto Giorgio Cremaschi intervenendo a nome dei promotori di Ross@ e fornendo lo spunto per osservazioni sul degrado culturale che accompagna le derive sociali del liberismo. «L'antiberlusconismo ha fatto più danni del berlusconismo», ha detto a proposito del combinato tra voto utile e grillismo e anche al divario tra la proiezione mediatica di Landini e la sua pratica quotidiana sindacale». Il ritorno della Fiom nell'alveo delle pratiche concertative del sindacato confederale è stato tra i punti fermi del dibattito di Chianciano. A prendere la parola anche Sergio Cararo della Rete dei comunisti, partner di Sinistra anticapitalista nella costruzione di Ross@.



[Le delegazioni straniere]

Le delegazioni straniere hanno fornito un quadro della lotta di classe nei rispettivi paesi ma hanno anche chiesto un bilancio senza reticenze di Sinistra critica. Miseria di massa, deindustrializzazione, trasferimento della ricchezza dal lavoro alla rendita, insopportabilità di questa forbice, corruzione della classe politica, resistenze sociali e ambivalenza delle forze tradizionali della sinistra radicale.

Il racconto della crisi ha molti punti di contatto e differenze altrettanto significative. Ricardo Martín Santos, esponente della Izquierda Anticapitalista, ha riportato la situazione dello Stato spagnolo: il 15M degli indignados, i tre scioperi generali, le "maree", quella verde degli infermieri e quella bianca dei docenti, la nostalgia per il patto sociale rotto dalla crisi e l'interlocuzione di Ia con le correnti critiche di Izquierda Unida, la coalizione formata intorno al Pc. «I movimenti ci chiedono unità ma noi siamo contrari a blocchi senza elementi di rottura anticapitalista».

«Cdu ed Spd sono sempre più simili - ha spiegato Angela Klein, della redazione della rivista SoZ, Sozialistische Zeitung - la Merkel ha rotto alcuni tabù ad esempio sul nucleare, sul salario minimo, sui matrimoni gay e sul tempo pieno. Ma la Spd fa sempre più spesso discorsi simili alla Cdu. La perdita di potere d'acquisto del salario reale, dal 2000, si attesta al 4% mentre la crescita delle rendite, nello stesso periodo, è del 30%. La Germania è il paese con la maggiore disuguaglianza sociale. Una china intrapresa da quando il cancelliere Gerhard Schröder ha avviato una politica di bassi salari e di precarietà che ora riguarda il 25% dei salariati. Cresce l'area dei lavoratori poveri che devono rivolgersi alle misure di sostegno note come Hartz Iv».

Anche la locomotiva d'Europa è un posto di deindustrializzazione crescente, di dislivelli salariali tra Est e Ovest, di smantellamento dei contratti collettivi. Il 90% del patrimonio privatizzato della Ddr è in mani di capitalisti dell'Ovest, una vera operazione di colonialismo interno. La differenza con il Sud del continente è che la disoccupazione non è stata sconfitta ma è stabile: un milione di persone e che l'export tira. «Ma per le burocrazie sindacali sono possibili solo lotte difensive. Impossibile immaginare una battaglia per la riduzione di orario a parità di salario. La sinistra sindacale è marginalissima: piccoli gruppi e sparsi nell'Ig-Metall e nella scuola».

«Anche il capitalismo francese cerca di restaurare il potere di classe - ha raccontato Léon Crémieux (della direzione del Nouveau parti anticapitaliste) - con i sindacati incapaci di opporsi».



[Il caso greco]

Una sessione intera è stata al centro del caso greco grazie alla relazione di Antonis Ntavanellos, componente della segreteria nazionale di Syriza e portavoce di Dea (Sinistra Internazionalista Operaia), una delle figure più note dell'anticapitalismo rivoluzionario ellenico. Questo perché è in Grecia la crisi più profonda dell'Unione europea, laboratorio per la distruzione dei diritti sociali, con salari che si aggirano intorno a 580 euro al mese e scendono ancora a 400 per i giovani e a 300 per i precari. Il debito pubblico è come nel 2009 e i sacrifici non sono serviti a nulla. Ci sono scioperi in corso, il governo Samaras è alla frutta ma si parla di un nuovo "prestito". Gmià ai tempi del primo memorandum mezzo milione di lavoratori si sono riversati sulle strade «neanche troppo pacificamente».

Da allora i settori popolari greci hanno messo in atto ogni forma di resistenza. «Ma il livello delle lotte non è ancora quello necessario anche se abbiamo la sensazione di vivere un'epoca rivoluzionaria. Servono metodi per la guerra di classe che non abbiano nulla a che fare con la sinistra plurale». Il Pasok, gestore dell'austerità della troika, è ridotto a un decimo di quello che era quando è iniziata la crisi. Syriza, che rischia di vincere le prossime elezioni, non è immediatamente sovrapponibile ai suoi omologhi della Sinistra europea «ma ancora oggi costruirla è un lavoro duro. Quando il suo segretario Tsipras ha detto di non voler pagare gli interessi sul debito è parso già un atto di guerra contro la borghesia». Dea fa parte della Piattaforma di sinistra, il 35% di Syriza, che vuole allearsi con il Kke e con Antarsya, l'altra alleanza della sinistra rivoluzionaria che però alle ultime elezioni ha preso solo 20mila voti. Per ora un primo risultato è stato quello della nascita di comitati unitari di autodifesa per isolare le scorribande dei nazisti di Alba Dorata.



[L'agenda dell'autunno]

Il documento varato al termine dei lavori «approva con forza la proposta di dare vita, a partire da oggi, a Sinistra Anticapitalista, come organizzazione politica comunista, femminista, ecologista e internazionalista che lavorerà per promuovere le lotte contro ogni forma di sfruttamento, di oppressione, di dominazione sulle persone e sulla natura.Le donne e gli uomini di Sinistra Anticapitalista si organizzano per far vivere la prospettiva di una rottura rivoluzionaria che permetta di iniziare a costruire una società socialista autogestita, libera dallo sfruttamento, dall'alienazione e dall'oppressione, nella quale tutte e tutti possano partecipare in modo democratico e pluralista alla scelta per il nuovo futuro». Più avanti si chiarisce che, «richiamandosi e facendo proprio il percorso di Sinistra Critica, in particolare per l'esperienza della rottura con il governo Prodi nel 2007 e la successiva uscita dal Prc, Sinistra Anticapitalista intende oggi lavorare per costruire una forte organizzazione indipendente, che superi anche i limiti e le ambiguità presenti nell'esperienza di Sc e che hanno contribuito ad accelerarne la conclusione».

Il dispositivo ammette e si fa carico del «più forte squilibrio generazionale e di genere nelle sue fila e nel suo quadro dirigente» determinato dalla rottura di Sc. Questo sarà al centro di iniziatove specifiche nel futuro prossimo dell'organizzazione che ha in programma anche di realizzare un seminario sulla concezione marxista dell'economia messo a punto dal nuovo "Centro Livio Maitan", un altro sull'ecosocialismo e, all'inizio del 2014, verrà organizzato un seminario dedicato al lavoro nei movimenti e alla presenza dell'agire femminista nel complesso dell'attività e dell'identità di Sinistra Anticapitalista. «Sul piano dell'iniziativa politica sarà messa a punto nelle prossime settimane una proposta di campagna politica sull'Europa, sulla natura padronale e antipopolare della sua azione e sulle rivendicazioni necessarie sul piano democratico, sociale e politico, anche definendo la proposta di un piano d'azione d'emergenza per la lotta contro le politiche dell'austerità».

La nuova organizzazione conferma l'impostazione unitaria e il suo tentativo di creare una sinistra unitaria ispirata all'anticapitalismo e radicalmente alternativa al centrosinistra socialiberale. Occorrerà lavorare perché convergano tutte le aree, a questo dovrebbe servire Ross@ e le organizzazioni sindacali classiste, i movimenti di difesa del territorio e dell'ambiente, i movimenti per i diritto alla casa, quelli per i "beni comuni", quelli contro le guerre e per la pace. «Va sviluppato un programma di emergenza contro la crisi e contro l'austerità, con al centro la lotta contro la disoccupazione, la nazionalizzazione delle aziende che chiudono o che licenziano, di quelle che non rispettano l'ambiente e la salute dei dipendenti e dei cittadini, la difesa della natura pubblica dei servizi, della loro qualità e la ripubblicizzazione di quelli già privatizzati, il rilancio di quella che fu la nostra proposta di legge sul salario, la nazionalizzazione delle banche».

La settimana di mobilitazione del 12-19 ottobre costituisce per Sinistra anticapitalista un'occasione importante per far avanzare in questa direzione: «La manifestazione nazionale "La via maestra" del 12 ottobre in difesa della Costituzione indica giustamente i pericoli di ulteriore stravolgimento autoritario dell'assetto istituzionale ma elude la denuncia della evidente e centrale responsabilità in questo disegno del centrosinistra e del presidente della Repubblica, oltre che gli stravolgimenti costituzionali già prodotti, primo fra tutti quello dell'articolo 81 con l'introduzione dell'obbligo del pareggio di bilancio... Il 19 ottobre saremo in piazza a Roma assieme ai movimenti per la casa, per la difesa del territorio e dei beni comuni e dei servizi pubblici. Quella manifestazione sarà una prima esperienza di convergenza in piazza tra tanti movimenti diversi. E il suo collegamento esplicito con lo sciopero del giorno precedente allude concretamente alla convergenza anche con le lotte dei lavoratori».

Prima delle conclusioni, dedicate al rifiuto delle tendenze alla guerra e di ogni residuo di "campismo" rispetto alle vicende internazionali, c'è uno spazio dedicato al prossimo congresso nazionale della Cgil nel quale Sinistra anticapitalista sosterrà la «posizione coraggiosamente alternativa della Rete 28 aprile e delle altre aree sindacali disponibili» provando a coagulare una «corrente sindacale organizzata capace di dare il suo contributo decisivo alla ricostruzione del sindacalismo di classe, anche unitariamente con i sindacati di base».

Nessun commento:

Posta un commento