Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 16 novembre 2013

E' il "porcellum" la causa di tutti i mali?

Luciano Granieri



Nel tramestio insulso e confusionario di un parlamento diviso per bande, fra un rinvio e l’altro di un governo  inconcludente  sorretto dall’azionista di maggioranza,  Napolitano,  e gli azionisti di minoranza,  le già citate bande,  si ergono maestosi alcuni capisaldi osannati da tutti. Principi incontrovertibili  che è vietato contestare, pena il rischio di essere trattato da pericoloso terrorista. Si da il caso che i suddetti precetti, venerati dagli azionisti sia di maggioranza che di minoranza non vengano mai realizzati. Ma non è la capacità o meno di dar seguito a certi propositi, così unanimemente condivisi, quanto il merito di tali postulati, che a mio parere è del tutto opinabile. Come è detestabile il modo con cui questi siano stati elevati a luoghi comuni  necessari esclusivamente a legittimare la necessità della sopravvivenza di un governo, inetto e immobile.

Il principio unico che racchiude tali incontestabili postulati è la necessità delle riforme, in primis  l’urgenza di modifica della legge elettorale. Ecco il primo grande totem. E’ indubbio che il porcellum sia un sistema da  rigettare , ma non perché , come sostengono tutti, non dà la possibilità ai cittadini di eleggere  i propri rappresentanti, nominati dai partiti. Non è questo lo scandalo! Perché in un sistema di collegi uninominali i candidati chi li sceglie se non i partiti stessi?  Chi    deve essere eletto viene inserito    in un collegio così detto sicuro, per cui alla fine della fiera, anche con questa finta botta di democrazia ad occupare lo scranno ci va comunque chi  decide il partito. 

Altro tormentone, quello che sta rendendo Renzi popolarissimo, riguarda la certezza della vittoria. Con  il sistema elettorale  basato sulle  elezioni comunali già  il giorno dopo lo scrutinio si sa chi ha vinto.    Ma  è sufficiente sapere chi ha vinto in modo così rapido?    Mica siamo in un agenzia di scommesse in cui si deve  conoscere subito il vincitore ,       magari se si è imposto con un over,  o con un under.   E’ importante sapere chi ha vinto per fare che cosa . Dovrebbero essere le cose da fare e non chi le fa    al  centro  della questione. 

Lo scandalo vero  del porcellum è il premio di maggioranza. Ed è una piaga questa che affligge molti altri sistemi elettorali.   Il premio di maggioranza viola il principio di eguaglianza dei cittadini. Questo infatti  conferisce un peso maggiore al voto di quegli elettori che si sono espressi per gli schieramenti che hanno ottenuto il premio. Nell’ultima  tornata elettorale  la questione emerge con chiarezza alla Camera (al Senato  grazie al complicato sistema di attribuzione del premio su base regionale la faccenda è ingarbugliata) , in cui Pd e Sel con poco meno del 30% dei consensi hanno conseguito una larga maggioranza. Considerato che un elettore su quattro si è astenuto, come può essere legittimata una maggioranza eletta  solo   da un elettore su quattro? 

Si tira in ballo la storia della governabilità, della stabilità di governo. Ripeto la domanda: governabilità per fare che?   Ricordo   che la tanto sbandierata governabilità non è garantita neanche quando in Parlamento regna una maggioranza bulgara. Nell’ultimo governo targato Pdl, la maggioranza era netta sia  alla camera che al senato, eppure Berlusconi, dopo la ribellione di Fini, è stato costretto al mercato delle vacche per mantenere in piedi il suo governo,  solo la compravendita di deputati e senatori, agevolata dai temporeggiamenti di Napolitano,  ha garantito la governabilità di un esecutivo devastante per il nostro Paese. 

Qui si innesta un altro luogo comune, cavallo di battaglia delle truppe penta stellate: il vincolo di mandato che si vorrebbe imporre per impedire che un parlamentare passi armi e bagagli allo schieramento opposto. Personalmente sono d’accordo con i padri costituenti, i quali avevano previsto la libertà, per un eletto, di cambiare schieramento. Un Senatore e un Deputato devono essere liberi di poter scegliere il cambiamento di sponda, qualora non ritenessero l’operato del proprio partito non più  rispondente al programma proposto agli elettori per ottenere il consenso.  Certo quando a provocare il cambio di campo sono sostanziose prebende, la questione assume tutt’altro aspetto. Ma in questi casi il vincolo di mandato non c’entra nulla, c’entra invece e molto l’onorabilità del Parlamentare. 

I padri costituenti, hanno pensato e scritto la  Costituzione dando per scontato che i destinatari fossero persone per bene e non venduti corrotti. Ed ecco che alla fine ci siamo arrivati al nocciolo del problema. La governabilità non è assicurata dal sistema elettorale. Detta grossolanamente, in un sistema maggioritario  i partiti si accordano    prima delle elezioni convergendo in coalizioni,  nel proporzionale    la trattativa avviene dopo il voto. Sempre e comunque si deve dialogare, mediare. Ora, e qui ripropongo il tormentone,  dialogare e mediare per fare che? Per risolvere i problemi dei cittadini, o per mantenere in piedi i propri elefantiaci e costosissimi apparati?  Infatti nel primo caso ci troveremmo di fronte a dirigenti responsabili, brave persone, che alla fine comunque riuscirebbero a trovare delle soluzioni in favore dei cittadini , nel secondo caso, invece un accordo sarebbe irraggiungibile perché gli interessi di bottega non sono mai destinati a conciliarsi fra di loro. Ecco,  il problema della governabilità sta tutto qui. Non c’entra il sistema elettorale, c’entra se in parlamento siedono brave persone o no. 

Piuttosto in una ipotetica riforma elettorale  vedrei bene l’adozione di  un quorum come nei referendum. Un risultato  elettorale è valido se conseguito con una percentuale di votanti non inferiore al 60% degli aventi diritto. Al di sotto di questa soglia chi vince,  non  avendo  la fiducia della maggioranza dei cittadini, non è legittimato a governare . In questo caso  tutti i candidati dovranno essere rimossi  e interdetti  a ripresentarsi. Si ripeteranno le elezioni con nuovi candidati. Si creerebbe il caos? Meglio il caos che questa melma. Del resto in Belgio sono stati per diverso tempo senza un governo vivendo tutti felici e contenti.  


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