E’ un’estate di fuoco. Non solo per le temperature elevate,
non solo per i devastanti incendi, ma anche per lo schizofrenico comportamento
della Regione Lazio, in merito
all’incenerimento dei rifiuti.
Tutto origina dalla necessità della Ente di
dismettere la propria società
partecipata Lazio Ambiente Spa. A fine agosto era prevista l’apertura della
procedura di vendita dell'azienda regionale che si occupa dei rifiuti. Potenziali
acquirenti interessati risultavano essere società che già possiedono altri impianti di incenerimento, alcune delle
quali partecipate dal Comune di Roma. Diventano così fondamentale, per rendere
più appetibile l’offerta, il riavvio dei termovalorizzatori di Colle Sughro, presso Colleferro.
A questo scopo la Regione Lazio stanzia, nel
bilancio previsionale del 2017, i fondi necessari alla riattivazione dei due
impianti. La stessa amministrazione capitolina completa tale finanziamento
contribuendo con il 40% al revamping di
uno dei due termovalorizzatori di cui è proprietaria attraverso AMA. Non
sfuggirà il conflitto d’interesse fra alcune società partecipate dal Comune di
Roma, possibili acquirenti di Lazio Ambiente, che già
possiedono inceneritori , e lo stesso Comune che spende soldi per rendere più profittevole l’acquisto
della società regionale contribuendo a dotarla di uno dei due bruciatori
di Colleferro. E non sfuggirà altresì che tutta la partita si
gioca per risolvere il problema dei rifiuti nella Capitale, in barba al degrado ambientale che colpisce il resto della Regione.
Ma il piano non tiene conto del grado di sopportazione, ormai al limite, degli abitanti della Valle del Sacco, che non
ci stanno a farsi ulteriormente rovinare
una salute già fortemente minacciata, da miasmi inquinanti e nocivi . L’otto luglio circa
6mila persone, con quaranta gradi all’ombra, manifestano per le vie di
Colleferro chiedendo la revoca del revamping dei due impianti. La
manifestazione,di fatto, riesce. Tanto che l’assessore all’ambiente della Regione
Lazio, Mauro Buschini, (Pd) , se la prende con alcuni sindaci del suo partito
, presenti alla manifestazione, e con le associazioni promotrici della stessa,
per aver provato a bloccare un piano ritenuto fondamentale.
Ma l’imminenza
delle elezioni regionali e, sullo sfondo, di quelle politiche, porta l’assessore a più miti
consigli. Valutando i rischi, in termini di perdita del consenso, nell’ urtare la sensibilità degli elettori
della sua stessa terra, Buschini il 3
agosto convoca i promotori della manifestazione, fra cui la Rete per la Tutela
per la Valle del Sacco, per annunciare un cambio di rotta nella gestione dei
rifiuti della Regione. Nelle ore precedenti all’incontro, un comunicato stampa
emesso dalla Pisana, annuncia che sono stati predisposti due bandi da 36
milioni di euro per la strutturazione di isole
ecologiche e impianti di compostaggio di comunità, finalizzati
alla gestione della frazione
organica .
Alle associazioni Buschini
annuncia che è in previsione una possibile riconversione degli inceneritori in siti funzionali per una
filiera impiantistica mirata al riciclo e al recupero di materia. Evviva la
lotta paga! verrebbe da dire. Ma
analizzando con attenzione il virtuoso proposito sorgono molti dubbi su come questo possa essere realizzato.
Intanto andrà
rivista la procedure di vendita di Lazio Ambiente, che non potrà più contare sui preziosi inceneritori. Questa è un’impresa al limite
dell’impossibile in quanto comporterebbe
un allungamento dei tempi di dismissione,
evento letale per un’azienda sull’orlo
del fallimento. Dovrebbe poi esistere un piano di recesso delle operazioni di
revamping, con la conseguente rinuncia
all’autorizzazione di impatto ambientale (AIA). Programma del tutto assente. Inoltre con
i 36 milioni di euro stanziati dalla Regione per il trattamento dell’organico si potrebbero attivare solo 200 macchine compostatrici in gradi di
trattare circa 26 mila tonnellate all’anno
di umido. Appena il 2% del rifiuto organico prodotto nel territorio regionale. E il
restante 98% come verrà gestito?
E’
realizzabile tutto ciò? O è una boutade politica riformista, finalizzata a
prendere tempo e a calmare gli animi in vista di una tornata elettorale critica
e delicata ? E quali sono le reali intenzioni della Regione? Quelle orientate
al profitto privato con la riattivazione degli inceneritori, o quelle finalizzate al benessere dei
cittadini con l’avvio di una filiera virtuosa nella gestione dei rifiuti?
Il dubbio viene chiarito qualche giorno fa, quando la Regione Lazio
rinnova l’autorizzazione integrata ambientale all’inceneritore di pneumatici usati
della Marangoni Spa. Un ecomostro
fortemente impattante, con un carico emissivo insostenibile. Soprattutto se si situa
in un’area come quella di Anagni e dalla
Valle del Sacco già fortemente contaminate da diossine e PCB, interessate da
una casistica di patologie tumorali molto superiore ad altri territori. Tale autorizzazione
regionale passa nell’assoluto silenzio della Provincia e della Asl, enti, a
parole, fortemente interessati alla tutela ambientale e alla salute dei
cittadini. Altro che filiera di riciclo e recupero! Qui si tratta di un avvelenamento bello e buono, in
nome della tutela di superiori interessi
privati .
Si perderebbero 15 posti di lavoro nel caso l’inceneritore dei pneumatici non dovesse ripartire,
obiettano dalla Pisana . Il contrasto fra occupazione e salute è un ricatto quanto mai odioso e pretestuoso. Esistono
impianti che, attraverso la trasformazione di vecchi pneumatici, ricavano
pavimentazioni per superfici stradali, con un procedimento a impatto zero. Anziché investire in bandi, la cui
realizzazione è pressoché irrealizzabile, nella attuali condizioni, perché non
finanziare un processo di riconversione della Marangoni? Non solo si salverebbero
i 15 posti di lavoro in bilico, ma si
sarebbe creata ulteriore occupazione.
Troppo difficile e poco remunerativo a
breve termine. Molto più sicuro perseverare nella politica del
profitto immediato, della logica asservitrice alla grande imprenditoria che
nella nostra Regione ha fatto il bello e il cattivo tempo, foraggiando
consorterie politiche e distruggendo il territorio. Del resto per capire quale
fosse la reale politica della Regione sulla gestione dei rifiuti, sarebbe
bastato notare come la Giunta Zingaretti non abbia mai reso operativo un piano regionale dei
rifiuti. Non lo ha fatto perché altrimenti avrebbe dovuto recepire le
prescrizioni europee le quali incentivano la raccolta differenziata e i
processi di riciclo e riuso. Un procedimento che non avrebbe consentito ai
signori dell’incenerimento e delle discariche di fare affari sulla pelle della
gente.
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