Domenica prossima 10
dicembre a partire dalle ore 16,30 presso l’auditorium De Sica di Sora, si terrà l’assembla territoriale della costituenda
lista popolare “Potere al Popolo”.
Anche il blog
Aut-Frosinone sarà della partita . Accettiamo la sfida di costruire, anche attraverso la
partecipazione alle prossime elezioni, un esercito di sognatori compatto e
determinato che marci verso una società
più libera, giusta ed equa.
L’appello lanciato dal centro sociale napoletano “Je
So’ Pazzo, ex Opg", e denominato per l’appunto “Potere al Popolo”, ha avuto il merito di gettare sul tavolo della
questione elettorale, fuori da ogni ipocrisia o tatticismo, la forte e, ostinatamente ignorata dalle oligarchie politico-finanziarie,
esigenza delle persone di voler incidere
nella determinazione delle politiche che riguardano la propria vita. Non è una
pretesa così campata in aria, perché sancita dall’art.49 della Costituzione.
Questa
esigenza è emersa in modo prepotente durante la campagna referendaria che ha
sonoramente bocciato la riforma costituzionale Renzi-Boschi. Quella riforma avrebbe
concentrato nelle mani dell' esecutivo - espressione di una legge
elettorale finalizzata alla semplice ratifica di scelte operate da consorterie oligarchiche - il potere di vita o
di morte su ogni cittadino. Così come si sarebbe imposta una brusca destrutturazione delle forme di
partecipazione quali i referendum e le leggi d’iniziativa popolare.
A questa ulteriore ed effettiva esclusione
dalla sovranità popolare le persone che
in carne ed ossa provano a tirare avanti con un lavoro precario e schiavizzato , a difendere
il proprio reddito dagli assalti della speculazione finanziaria, hanno imposto un fragoroso No. Anche perché la massa degli
esclusi dalle prerogative sancite dall’art.49 cost., guarda caso, non può accedere a cure sanitarie efficaci,
non può ambire ad una scuola decente per i propri figli, in molti casi rischia
di vedersi cacciata dalla propria casa perché la lobby fondiaria necessita di cemento con cui portare
avanti i propri giochi speculativi.
Dal momento che le donne, gli uomini, italiani, stranieri, inclusi
nella devastata cerchia degli esclusi, sono una grande
maggioranza, sempre più in crescita, è giusto che a loro venga attribuito il
potere di decidere dei propri
destini. E’ sacrosanto opporsi al fatto
che un governo, manovalanza dei potentati finanziari, insieme con quattro notabili rinchiusi nelle stanze di Bruxelles e Strasburgo, continuino
a determinare la povertà di molti e la ricchezza di pochi.
Potere al popolo
dunque. Ma attenzione, il popolo cui si deve attribuire la capacità di
esercitare tale prerogativa, deve essere in grado di assolvere al meglio questo compito. Per far ciò è necessario
ricostruire una coscienza che, una volta, si chiamava di classe. Il termine non
è obsoleto, è tuttora estremamente attuale. Anzi il fatto che venga ogni volta derubricato
a vecchio arnese dell’arrugginita cassetta degli attrezzi comunisti, significa
che incute paura nella classe che ha
vinto imponendo le leggi ultraliberiste.
Per ricostruire questa coscienza non è fondamentale diffondere il
verbo di Marx, per quanto sarebbe
utilissimo,basterebbe spiegare come il
colpevole di uno stato d’indigenza non sia
l’extracomunitario che viene a rubare il
lavoro ai poveracci. Il presunto carnefice
è vittima come noi, entrambi siamo preda dello sfruttamento di un
sistema predatorio che basa la sua forza anche alimentando guerre fra poveri. Basterebbe spiegare che la salute, il lavoro,
la scuola, l’accesso ai beni indispensabili per la vita, sono diritti
sacrosanti, non privilegi da petire o pagare alimentando sporchi profitti privati.
Purtroppo dopo la
devastazione culturale iniziata nell’era dello storytelling reaganiano e tatcheriano, che ha imposto la valorizzazione personale fondata
sull’avere e non sull’essere, ha convinto i poveri a votare per i
ricchi, è difficile ricostruire un tessuto culturale basato sulla solidarietà
sociale. Ma ciò è quanto l’esercito dei
sognatori deve fare. Le prossime
elezioni possono costituire solo una
tappa, un primo tassello utile a costruire un progetto molto più grande e
ambizioso. Ecco perché l’evento elettorale va gestito con
attenzione affinchè non si trasformi da opportunità in fallimento. Sarebbe un disastro tale da
inibire la partenza dell’intero progetto.
La vicenda dell’”Alleanza per la Democrazia
e l’Eguaglianza” , i convocati del Brancaccio da Falcone e Montanari per intenderci, deve costituire per noi un
monito a non ripercorre certi errori. La collegialità invocata in quel progetto, poi
naufragata sotto le mire spartitorie di formazioni strutturate, solo per la disponibilità
dei finanziamenti provenienti dalla presenza in parlamento, ha riproposto tutti gli incubi vissuti nelle
precedenti esperienze fallimentari della
Sinistra Arcobaleno e di Rivoluzione Civile.
La nostra fortuna è che fra
coloro i quali hanno accettato la sfida ci sono partiti e gruppi che sono fuori
dal Parlamento e dunque non hanno sostanze da mettere sul tavolo per
rivendicare una presunta supremazia. Però, secondo me, un minimo rischio di colonizzazione c‘è . Sta a noi, quelli che hanno accolto
la sfida, vigilare affinchè ciò non
accada. Ricordo che il popola ha il potere quando può esprimersi liberamente e collettivamente
a cominciare dall’entità organizzativa
con cui intende proporsi agli elettori.
Si deve costruire un soggetto in cui ci
sia reale parità, dove tutti siano disposti a recedere da mire che siano diverse da quelle della collegialità
delle decisioni. E soprattutto ci deve essere la certezza che a nessuno, indipendentemente dal risultato
elettorale, venga la voglia di abbandonare il progetto dopo le elezioni. L’immagine di un movimento popolare
strumentalizzato da soggetti il cui obbiettivo reale fosse
quello di rientrare in Parlamento,
sarebbe deleteria e devastante per l’esercito
di sognatori che effettivamente reclama
l’ambizione di esercitare il potere.
Sarebbe come risvegliarsi bruscamente dal
sogno, ma a noi piace sognare non è vero?
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