Luciano Granieri, Dionisio Paglia: portavoce del comitato per il No di Frosinone, Anna Falcone vice presidente del Comitato Nazionale per il No. |
Il 4 dicembre di un anno fa il popolo sovrano respingeva ,
attraverso il referendum, la riforma costituzionale Renzi-Boschi. Fu una
liberazione. Da un lato perché il Paese si sollevava da una sordida campagna referendaria, ordita dal partito di maggioranza, che aveva occupato tv , giornali, e web . Un
occupazione estesa al Parlamento inibito e condizionato nella sua prerogativa
legislativa dal ricatto delle piccole consorterie che mercanteggiavano lo schieramento pro riforma in cambio di indirizzi a loro
favorevoli. Dall’altro per esserci
liberati da un serio tentativo d’imposizione autoritaria ordita dal capitalismo finanziario. Come è noto vera mandante della riforma è stata la comunità dei
fondi speculativi guidati da J.P.
Morgan, refrattari allo spirito solidaristico inserito nelle
costituzioni post fasciste.
Il 4
dicembre è stato il coronamento di una vera lotta di popolo, armato solo dalla grande voglia di partecipazione che lo ha condotto a difendere il proprio
diritto costituzionale a determinare la politica del Paese. Un armamento irrisorio se paragonato alla forza d’urto delle TV, dei giornali
occupati da Matteo Renzi
e delle sue truppe cammellate. Strumenti
in apparenza inadeguati ma nella sostanza imponenti. Perché quando c’è consapevolezza, condivisione e coesione nessuna potenza mediatica può competere.
Altro elemento
vincente è stata la passione politica, un carburante del tutto assente nelle
fila dei promotori della devastazione costituzionale. Nei movimenti attivi dentro la battaglia contro la riforma Renzi-Boschi, si è
realizzata la perfetta fusione fra
competenza politico-istituzionale e militanza, ingredienti che
contraddistinguevano i partiti del ‘900, entità ormai dissolte e soverchiate da
insopprimibili mire di potere.
Personalmente posso affermare chela campagna referendaria contro la “Deforma” ha segnato profondamente
il mio modo di approcciare la lotta politica . Proprio perché tale coinvolgimento
è cresciuto sulla passione. Ho conosciuto persone straordinarie,
appassionate e consapevoli, ho
rinsaldato rapporti ancora più stretti
con compagne e compagni che ho avuto a fianco in altre battaglie politiche.
Insomma quella stagione, mi ha migliorato anche come persona.
Un mare di immagini restano nella memoria indelebili a coronare un impegno faticoso ma appagante .
Ricordo il comizio che insieme a Paolo Ceccano , segretario provinciale di Rifondazione, tenemmo
davanti alla sede del Pd di Sgurgola, oppure l’immagine curiosa di
Giorgio Cremaschi rannicchiato dentro la
mia utilitaria, mentre raggiungevamo, con la compagna e amica Marina Navarra, sindacalista Usb, il teatro di Isola del Liri per un comizio a
favore del no insieme a Luisella Costamagna.
Come dimenticare la cena in un ristorante di
Ceprano , popolare solo nel prezzo, perché le libagioni furono sontuose, dopo un dibattito tenuto da me e da
Carla Corsetti, esperta costituzionalista, insieme con Marco Ferrando del Pcl sulle motivazioni necessarie a
bocciare la riforma? E l'abbandono stizzito di un confronto fra le ragioni del si
e quelle del no, della senatrice Spilabotte, incapace di rispondere nel merito
alle obiezioni che le venivano poste?
Degna di nota anche la
gita a Roma insieme a Paolo Ceccano di Rifondazione e Dionisio Paglia, portavoce insieme a me del
comitato per il No di Frosinone, invitati all’assemblea costitutiva del coordinamento
per la democrazia costituzionale. Evento partecipato da quegli straordinari
studiosi costituzionalisti bollati da Renzi come “Professoroni” e “Gufi”, fra i quali
ricordo il compianto Stefano Rodotà. Questi alcuni flash di un anno vissuto
intensamente.
Per essere onesti si deve
ammettere che fra il 60% di coloro i quali hanno bocciato la riforma
costituzionale ci sono stati elettori mossi da una grande avversione per Renzi, per la sua
arroganza, per il suo governo, o componenti di partiti avversi
al Pd .
Gente cioè che non ha tenuto in
nessun conto il merito di un attacco
senza precedenti alla Costituzione. Ma
bisogna anche rilevare come la partecipazione sia stata molto elevata
per una consultazione dove non era
previsto il quorum. Segno della presenza alle urne di soggetti che in
precedenti occasioni si erano astenuti.
In particolare le ragioni sociali della Costituzione hanno costituito un
contesto unitario nel quale si sono riconosciuti organizzazioni di scopo che raramente, a causa della loro specificità, hanno messo in
campo una condivisione così stretta. I movimenti per l’acqua, per la tutela del
territorio, per la scuola pubblica, per
il lavoro, hanno riconosciuto un
campo comune nella Costituzione. Non
solo, ma molti cittadini hanno bocciato
la riforma perché incideva pesantemente sul diritto di partecipare alla
determinazione della politica nazionale così come sancito dall’art.49.
La vittoria referendaria proprio in questo
senso ha riacceso nuove speranze. Aspettative in base alle quali, i partiti,
soprattutto quelli orientati verso un blocco sociale diciamo così “proletario” avrebbero
dovuto cambiare i loro sistemi organizzativi e orientarli, verso un
coinvolgimento totale dei propri militanti e simpatizzanti nella determinazione
dei programmi e nella selezione della classe dirigente. La proposta della costruzione di una lista per le elezioni , che facesse tesoro della grande forza uscita
dalla stagione referendaria, è stata
posta sul tavolo. Ma la partecipazione non è mai ben vista da chi già siede in
Parlamento, anche se milita in forze irrisorie, ha condiviso la lotta per il no, e gioito per la sua vittoria.
Sinistra Italiana, Possibile e i transfughi Pd dell’ultima ora ,
quelli di Mdp, dopo aver cercato di
cooptare il programma dei referendari, hanno fatto prevalere, come al solito, le
logiche spartitorie. Peccato perché quella proposta avanzata da due alfieri
della campagna referendaria (Tomaso Montanari e Anna Falcone), avrebbe potuto portare alle urne un elettorato da tempo assente e forse aprire una nuova stagione politica. Poco male. Io
personalmente non ci avevo mai creduto diffidando di partiti nati per diaspora
di classe dirigente.
Quindi si va avanti con la strada tracciata che non è
quella elettorale . Aver respinto l’assalto del capitale finanziario alla
Costituzione il 4 dicembre di un anno fa
non è stato che l’inizio. La
lotte stanno muovendo su diversi fronti. E' necessario spingere affinchè la Carta sia effettivamente attuata, promuovere provvedimenti d’iniziativa popolare che correggano norme già
licenziate dal governo, configgenti con lo spirito costituzionale, (la buona scuola e
la modifica dell’art.81 della costituzione), impugnare l’ennesima legge elettorale anticostituzionale
partorita da un parlamento illegittimo, portandola innanzi alla Corte Costituzionale.
E’ stato
un anno straordinario quello che ha portato alla vittoria del 4 dicembre, ma tutto ciò
può e deve continuare. Ne va della tenuta democratica del paese e dell’inizio di
una nuova stagione in cui il diritto della promozione della persona umana sia
realmente assicurato.
Di seguito alcuni video girati lo scorso anno.
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