Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

domenica 3 dicembre 2017

4 dicembre 2016, quali prospettive ad un anno dalla nuova liberazione.

Luciano Granieri comitato 4 dicembre per la Costituzione di Frosinone


Luciano Granieri, Dionisio Paglia: portavoce del comitato per il No di Frosinone, Anna Falcone vice presidente del Comitato Nazionale per il No.


Il 4 dicembre di un anno fa il popolo sovrano respingeva , attraverso il referendum, la riforma costituzionale Renzi-Boschi. Fu una liberazione. Da un lato perché il Paese si sollevava  da una  sordida campagna referendaria,  ordita dal partito di maggioranza,  che aveva occupato tv , giornali, e web . Un occupazione estesa al Parlamento inibito e condizionato nella sua prerogativa legislativa dal ricatto delle piccole consorterie che mercanteggiavano lo  schieramento  pro riforma in cambio di indirizzi a loro favorevoli.  Dall’altro per  esserci  liberati da un serio tentativo d’imposizione autoritaria  ordita  dal capitalismo finanziario.  Come è noto vera  mandante della riforma è stata la comunità dei fondi speculativi   guidati da J.P. Morgan,  refrattari  allo  spirito solidaristico inserito nelle costituzioni post fasciste. 

  Il 4 dicembre è stato il coronamento di una vera lotta di popolo, armato solo dalla  grande voglia  di partecipazione  che lo ha condotto a difendere il proprio diritto costituzionale  a  determinare la politica del Paese.  Un armamento irrisorio  se paragonato alla forza d’urto delle TV,  dei giornali  occupati  da  Matteo Renzi  e delle sue truppe cammellate.  Strumenti in apparenza inadeguati ma nella sostanza imponenti. Perché quando c’è  consapevolezza, condivisione e coesione nessuna potenza  mediatica può competere. 

Altro  elemento vincente è stata la passione politica, un carburante del tutto assente nelle fila dei promotori della devastazione costituzionale.  Nei movimenti attivi dentro la  battaglia contro la riforma Renzi-Boschi, si è realizzata la perfetta fusione  fra competenza politico-istituzionale e militanza, ingredienti che contraddistinguevano i partiti del ‘900, entità ormai dissolte  e soverchiate da insopprimibili mire di potere. 

  Personalmente posso affermare chela campagna referendaria  contro la “Deforma” ha segnato profondamente il mio modo di approcciare la lotta politica . Proprio perché tale  coinvolgimento  è cresciuto sulla  passione. Ho conosciuto persone straordinarie, appassionate e consapevoli,  ho rinsaldato  rapporti ancora più stretti con compagne e compagni che ho avuto a fianco in altre battaglie politiche. Insomma quella stagione, mi ha migliorato anche come persona.  

Un mare di immagini  restano  nella memoria indelebili  a coronare un impegno faticoso ma appagante .

Ricordo  il comizio che insieme a  Paolo Ceccano  , segretario provinciale di Rifondazione, tenemmo davanti  alla sede del Pd di Sgurgola, oppure  l’immagine curiosa   di Giorgio Cremaschi  rannicchiato dentro la mia utilitaria, mentre raggiungevamo, con la compagna e amica  Marina Navarra, sindacalista Usb,   il teatro di Isola del Liri per un comizio a favore del no insieme a Luisella Costamagna. 

Come dimenticare  la cena in un ristorante di Ceprano , popolare solo nel prezzo, perché le libagioni furono  sontuose, dopo un dibattito tenuto da me e da Carla Corsetti, esperta costituzionalista, insieme con Marco Ferrando  del Pcl sulle motivazioni necessarie a bocciare la riforma?  E l'abbandono stizzito di un confronto fra le ragioni del si e quelle del no, della senatrice Spilabotte, incapace di rispondere nel merito alle obiezioni che le venivano poste? 

 Degna di nota anche  la gita a Roma insieme a Paolo Ceccano di Rifondazione   e Dionisio Paglia, portavoce insieme a me del comitato per il No di Frosinone, invitati all’assemblea costitutiva del coordinamento per la democrazia costituzionale. Evento partecipato da quegli straordinari studiosi costituzionalisti   bollati da Renzi  come “Professoroni” e “Gufi”, fra i quali ricordo il compianto Stefano Rodotà. Questi alcuni flash di un anno vissuto intensamente.  

Per essere onesti si deve ammettere che fra il  60% di coloro i quali hanno bocciato la riforma costituzionale  ci sono stati   elettori mossi da una grande avversione per  Renzi, per   la sua arroganza,  per  il suo governo, o componenti di partiti avversi al Pd  .  Gente cioè che non ha  tenuto in nessun conto il merito  di un attacco senza precedenti alla Costituzione. Ma  bisogna anche rilevare come la partecipazione sia stata molto elevata per una consultazione  dove non era previsto il quorum. Segno della presenza alle urne di soggetti che in precedenti occasioni si erano astenuti. 

  In particolare le ragioni sociali della Costituzione hanno costituito un contesto unitario nel quale si sono riconosciuti organizzazioni  di scopo che raramente, a  causa della loro specificità, hanno messo in campo una condivisione così stretta. I movimenti per l’acqua, per la tutela del territorio, per la scuola pubblica, per  il lavoro,  hanno riconosciuto un campo comune nella  Costituzione. Non solo, ma  molti cittadini hanno bocciato la riforma perché incideva pesantemente sul diritto di partecipare alla determinazione della politica nazionale  così come sancito dall’art.49. 

 La vittoria referendaria  proprio in questo senso ha riacceso nuove speranze. Aspettative in base alle quali, i partiti, soprattutto quelli orientati verso un blocco sociale diciamo così “proletario” avrebbero dovuto cambiare i loro sistemi organizzativi e orientarli, verso un coinvolgimento totale dei propri militanti e simpatizzanti nella determinazione dei programmi e nella selezione della classe dirigente.  La proposta della  costruzione di una lista per le elezioni ,  che facesse tesoro della grande forza uscita dalla stagione referendaria,  è stata posta sul tavolo.  Ma la partecipazione  non è mai ben vista da chi già siede in Parlamento, anche se milita in forze irrisorie, ha condiviso la lotta per il no, e gioito per la sua vittoria.    

Sinistra Italiana,  Possibile e i transfughi Pd dell’ultima ora , quelli di Mdp,  dopo aver cercato di cooptare il programma dei referendari, hanno fatto prevalere, come al solito, le logiche spartitorie. Peccato perché quella proposta avanzata da due alfieri della campagna referendaria (Tomaso Montanari e Anna Falcone),  avrebbe  potuto portare  alle urne un elettorato da tempo  assente e forse aprire  una nuova stagione politica. Poco male. Io personalmente non ci avevo mai creduto diffidando di partiti nati per diaspora di classe dirigente. 

Quindi si va avanti con la strada tracciata che non è quella elettorale . Aver respinto l’assalto del capitale finanziario alla Costituzione il 4 dicembre di un anno fa  non è  stato che l’inizio. La lotte stanno muovendo  su diversi  fronti. E' necessario  spingere affinchè la Carta sia effettivamente attuata,  promuovere provvedimenti  d’iniziativa popolare che correggano norme già licenziate dal governo, configgenti  con  lo spirito costituzionale, (la buona scuola e la modifica dell’art.81 della costituzione), impugnare l’ennesima legge elettorale  anticostituzionale partorita da un parlamento  illegittimo, portandola  innanzi alla Corte Costituzionale. 

E’ stato un anno straordinario quello che ha portato alla vittoria del 4 dicembre, ma tutto ciò può e deve continuare. Ne va della tenuta democratica del paese e dell’inizio di una nuova stagione in cui il diritto della promozione della persona umana sia realmente assicurato.



Di seguito alcuni video girati lo scorso anno.





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