Lo sciopero nel giorno del “Black Friday” dei lavoratori e delle lavoratrici di Amazon del centro di distribuzione di Castel San Giovanni (Piacenza), il più importante in Italia, ha squarciato il velo che maschera il commercio elettronico e i favolosi profitti realizzati con i metodi più disumani da questi colossi della distribuzione.
Sono le grandi banche le principali mallevadore del commercio elettronico, le stesse che attraverso la stampa borghese rassicurano il piccolo dettagliante che se ne sente minacciato.
Con l’invenzione di nuove giornate dei saldi, per svuotare i magazzini degli articoli invenduti e poterli riempire con i nuovi, e l’introduzione di consuetudini nordamericane, si vorrebbe camuffare l’acuirsi della crisi di sovrapproduzione, aggravata dalle scarse capacità di consumo dei lavoratori.
I lavoratori e le lavoratrici del centro di Castel San Giovanni sono animati da un grande spirito di lotta contro le condizioni di lavoro estenuanti e intollerabili, le vessazioni subite da parte dei supervisori e contro le calunnie velenose riversate su di essi dal sistema mediatico asservito al capitale.
Essi hanno dimostrato una grande dignità scioperando, in un clima di aperta minaccia, contro una di quelle potenti multinazionali statunitensi che dettano la legge ai governi dei paesi in cui si installano.
Una nuova schiavitù oggi affligge i proletari del commercio.
I movimenti sempre più estesi delle masse lavoratrici fanno sì che la classe capitalista da una parte ricorra in misura sempre più frequente alla violenza aperta, e dall’altra scateni una campagna demagogica senza precedenti. Servendosi dei sofisticati mezzi di comunicazione, della pubblicità e delle agenzie riformiste, la propaganda borghese cerca di allontanare i lavoratori dalla lotta rivoluzionaria, di adescarli con gli “articoli nuovi”, di limitare il loro orizzonte alla stretta cerchia del consumo materiale e di coprire la povertà con il manto delle illusioni di un benessere generale.
Lo scopo di questa propaganda è di allontanare milioni di lavoratori dagli acuti problemi socio-politici e di spingerli in una lotta quotidiana per il conseguimento di uno standard di consumo relativo. La gara per l’acquisto di nuovi articoli non deve lasciar tempo e forze per altri interessi più elevati. Il capitale monopolistico cerca in ogni maniera di privare gli uomini della vera cultura e di spingerli verso la degenerazione spirituale e l’istupidimento.
I consumi senza alcuna necessità sociale, i gusti asociali, costituiscono la sostanza di ciò che l’industria borghese produce in massa al fine di manipolare la coscienza sociale.
I lavoratori e le lavoratrici del commercio sono le prime vittime di questa demagogia.
La lotta di questo settore del proletariato è giusta, la loro rivendicazione di salari aumentati, di rallentamenti dei ritmi infernali, di più pause e diversa regolamentazione dei turni ha una base oggettiva e va appoggiata dall’intero movimento operaio e sindacale.
Il “welfare aziendale” – nel quale spicca il sistema truffaldino di legare la concessione di benefit alla durata della permanenza nell’azienda e di conseguenza alla capacità di adeguarsi ai sovraccarichi e ai mutamenti del processo lavorativo - con il quale la direzione di Amazon tenta di mascherare lo sfruttamento e di fornire ai lavoratori un incentivo a lavorare di più per l’azienda, comincia ad incontrare l’opposizione decisa della massa sfruttata.
La lotta dei lavoratori Amazon ha messo in risalto, tra le altre cose, il risultato cui ha condotto la politica di tradimento dell’aristocrazia operaia. I capitalisti usano l’arma del “costo del lavoro” per mettere i lavoratori gli uni contro gli altri. Così, nel caso della lotta intrapresa dai lavoratori di Castel San Giovanni, il padronato ha sferrato contro questi ultimi una campagna per rinfacciargli una condizione privilegiata di lavoratori del commercio, quando in realtà percepiscono il minimo tabellare del settore, di pochi euro superiore a quello da fame fissato dal contratto della logistica.
Un’altra questione si è imposta con lo sciopero. Nel centro d’imballaggio di Castel San Giovanni lavorano duemila lavoratori con contratto a tempo determinato e altrettanti con contratti di somministrazione per il periodo natalizio (da ottobre a dicembre).
A questi lavoratori temporanei è stata resa praticamente impossibile la partecipazione allo sciopero per il timore di finire su una lista di proscrizione aziendale ed essere licenziati in tronco.
Questa micidiale arma di ricatto deve essere strappata dalle mani dei capitalisti, poiché essa rende più difficile la riuscita degli scioperi e distrugge la forza immensa dell’unità dei lavoratori. La pratica della solidarietà di classe e del blocco dei cancelli, assai efficace nelle realtà della logistica, si impone nei magazzini come quella dell’occupazione si impone nelle fabbriche.
I comunisti marxisti-leninisti vogliono porre la questione più generale. Essa è la questione dell’unione di tutti i lavoratori, senza alcuna limitazione di appartenenza partitica e sindacale, men che mai di nazionalità e di credo, in un fronte unico di lotta contro il capitalismo generatore di sistemi di sfruttamento sempre più disumani ed odiosi.
Perciò riteniamo sia necessaria la formazione nei luoghi di lavoro di organismi di lotta permanenti, elettivi e rappresentativi di tutta la massa proletaria, per provvedere alla sua difesa e consolidare l’unità fra i lavoratori dinanzi ai colpi del capitale, formando un possente movimento di opposizione di classe alla borghesia in vista di un obiettivo politico generale: il Governo operaio e degli altri lavoratori sfruttati.
I comunisti e i proletari avanzati devono portare questa parola all’interno delle fabbriche, dei cantieri, dei magazzini, delle organizzazioni sindacali di cui fanno parte, perché diventi coscienza, solidarietà e organizzazione di classe dei lavoratori.
Di qui la necessità di un’organizzazione politica guidata dal marxismo-leninismo e basata sul movimento operaio, che costituisca un serio embrione di Partito indipendente e rivoluzionario del moderno proletariato. Anche di questo ha parlato lo sciopero in Amazon!
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