Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 10 luglio 2018

Sporchiamoci la lingua

Luciano Granieri




L’Italia non è paese di congiuntivi, quindi criticare gli attuali governanti per la loro ignoranza non produce altro la   messa al bando con insulti ed ignominia dalla loro sconfinata claque social-vociante.  Non solo, condannare l’utilizzo di   espressioni scurrili , triviali, o comunque poco consone ad una comunicazione non truffaldina  , è perdente. 

Sono  decenni, almeno dalla fine degli anni settanta,  ancora meglio,  dallo storytelling   reagan-tatcheriano , che la cultura, la riflessione, il ragionamento sono identificati  come inutili orpelli ad uso e consumo di una classe popolare, falsamente    imboccata da èlite radicalchic, che di fatto, oggi si è dissolta.  O meglio non esiste alcun sodalizio sociale se non una congrega di falliti e perdenti.  

Ognuno, da solo, è artefice del proprio futuro  e lo Stato nulla può su tali destini. Dunque  si sancisce il predominio del “fare” meglio se ignorante, sul “ragionare”. L’antifona ha asfaltato le menti italiche , in gran parte coadiuvata dalla patinata  narrazione    mediatica berlusconiana, fatta di grandi fratelli, di isole dei famosi , di tronisti , e di reality posticci . Ma questo ormai è il linguaggio consolidato. Quindi è necessario   un  emergenziale cambiamento  di strategia.  

Durante la seconda guerra mondiale i comunisti, o una parte di essi, decisero di aderire  al comitato di liberazione nazionale accettando il compromesso di operare insieme a monarchici e  liberali, con l’obiettivo di schiantare  il nazi-fascismo. La situazione attuale, dominata da  una crescita di disumanità ributtante, impone un simile  compromesso. 

Cioè è fondamentale che gli  acculturati , o presunti tali, anziché denunciare le scempiaggini linguistiche ed istituzionali di una oligarchia politica irrilevante , che comunque ha consenso,  si sporchino le mani, ma soprattutto si sporchino la lingua. Allora anziché bollare come greve e ignorante  ogni espressione dell’accozzaglia  “pentafascioleghista” avanziamo  le nostre ragioni con lo stesso linguaggio.  

Mi rendo conto che è difficile, ma è l’unico modo per avanzare un’ alternativa alla narrativa individualistica , che offusca le menti e alimenta la guerra fra poveri.  La recente campagna promossa da LIBERA, ARCI, ANPI e altri movimenti sociali, consistente nell’invito ad indossare magliette rosse  per denunciare la morte in mare di bambini immigrati   - di rosso vestiti dalle proprie madri con la speranza che questi vengano individuati   dagli operatori di soccorso in caso di naufragio -  ha mostrato come  l’attuale popolo  giallo-verde non sia  abituato a gestire il dissenso, cosa che invece riusciva benissimo ai truffatori riformisti insediati a Palazzo Chigi prima del 4 marzo. 

Le espressioni stizzite,  o di grossolana ironia,  abbaiate sulla tastiera dall’esercito social  al seguito dei mestatori di paura,  per denigrare  la campagna sulle magliette rosse, danno l’idea di una totale impreparazione, non solo a controllare il dissenso, ma a confutare tesi espresse con messaggi dall’incisiva e semplice  sintassi mediatica. 

Allora sporchiamoci la lingua, ad ogni invettiva fascio-penta-sovrainsta,  postata sui social con triviale grammatica, rispondiamo a tono.  Guai ad ignorare spocchiosamente  certe manifestazioni  sulla base di una presunta superiorità umanistico-culturale, o a denunciare la modalità ignorante e scurrile di chi farnetica sulla primazia degli italiani. 

A cazzo rispondiamo col cazzo. A merda rispondiamo con merda.  Se è il linguaggio dell’intestino e dello sfintere che l’italiano medio capisce, adeguiamoci al suo idioma. Ci sarà tempo, una volta limitata la barbara deriva che sta  trasformando  il Mediterraneo da “mare nostrum” a “cimterium nostrum”, per ricostruire una substrato culturale decente, ma ora  tempo non ne  abbiamo. 

Rispondiamo ad ogni baggianata fascio-penta-sovranista, postata sui social, con uguale ignoranza, nei modi,  evidentemente, non nella  sostanza. Moltiplichiamo le manifestazioni di dissenso  che, è ormai certo, la nuova accozzaglia nero-giallo-verde non è in grado di gestire, perché non è in grado di capire. 

Marchiamoli stretti sui social e nelle piazze, a ignoranza rispondiamo con ignoranza.  Prima o poi    il popolo uscirà dall’infatuamento per una  grevità   elevata a valore positivo, ma  fino a quando   ciò non accadrà è fondamentale sporcarsi la lingua, è assolutamente necessario ed urgente .

Nessun commento:

Posta un commento