L’Italia non è paese di congiuntivi, quindi criticare gli
attuali governanti per la loro ignoranza non produce altro la messa al bando con insulti ed ignominia dalla
loro sconfinata claque social-vociante. Non solo, condannare l’utilizzo di espressioni scurrili , triviali, o comunque
poco consone ad una comunicazione non truffaldina , è perdente.
Sono decenni, almeno dalla fine degli anni
settanta, ancora meglio, dallo
storytelling reagan-tatcheriano , che
la cultura, la riflessione, il ragionamento sono identificati come inutili orpelli ad uso e consumo di una
classe popolare, falsamente imboccata da èlite radicalchic, che di
fatto, oggi si è dissolta. O meglio non
esiste alcun sodalizio sociale se non una congrega di falliti e perdenti.
Ognuno, da solo, è artefice del proprio futuro
e lo Stato nulla può su tali destini.
Dunque si sancisce il predominio del
“fare” meglio se ignorante, sul “ragionare”. L’antifona ha asfaltato le menti
italiche , in gran parte coadiuvata dalla patinata narrazione mediatica berlusconiana, fatta di grandi
fratelli, di isole dei famosi , di tronisti , e di reality posticci . Ma questo
ormai è il linguaggio consolidato. Quindi è necessario un
emergenziale cambiamento di
strategia.
Durante la seconda guerra mondiale i comunisti, o una parte di essi, decisero di aderire al comitato
di liberazione nazionale accettando il compromesso di operare insieme a monarchici e liberali, con l’obiettivo di schiantare il nazi-fascismo. La situazione attuale, dominata da una crescita di disumanità ributtante, impone
un simile compromesso.
Cioè è fondamentale che gli acculturati , o presunti tali, anziché
denunciare le scempiaggini linguistiche ed istituzionali di una oligarchia
politica irrilevante , che comunque ha consenso, si sporchino le mani, ma soprattutto si
sporchino la lingua. Allora anziché bollare come greve e ignorante ogni espressione dell’accozzaglia “pentafascioleghista” avanziamo le nostre ragioni con lo stesso
linguaggio.
Mi rendo conto che è
difficile, ma è l’unico modo per avanzare un’ alternativa alla narrativa
individualistica , che offusca le menti e alimenta la guerra fra poveri. La recente campagna promossa da LIBERA, ARCI,
ANPI e altri movimenti sociali, consistente nell’invito ad indossare magliette
rosse per denunciare la morte in mare di
bambini immigrati - di rosso vestiti dalle proprie madri con la
speranza che questi vengano individuati dagli operatori di soccorso in caso di
naufragio - ha mostrato come l’attuale popolo giallo-verde non sia abituato a gestire il dissenso, cosa che
invece riusciva benissimo ai truffatori riformisti insediati a Palazzo Chigi
prima del 4 marzo.
Le espressioni stizzite, o di
grossolana ironia, abbaiate sulla
tastiera dall’esercito social al seguito
dei mestatori di paura, per denigrare la campagna sulle magliette rosse, danno l’idea di una
totale impreparazione, non solo a controllare il dissenso, ma a confutare tesi
espresse con messaggi dall’incisiva e semplice sintassi mediatica.
Allora sporchiamoci la
lingua, ad ogni invettiva fascio-penta-sovrainsta, postata sui social con triviale grammatica,
rispondiamo a tono. Guai ad ignorare
spocchiosamente certe manifestazioni sulla base di una presunta superiorità
umanistico-culturale, o a denunciare la modalità ignorante e scurrile di chi
farnetica sulla primazia degli italiani.
A cazzo rispondiamo col cazzo. A merda
rispondiamo con merda. Se è il
linguaggio dell’intestino e dello sfintere che l’italiano medio capisce,
adeguiamoci al suo idioma. Ci sarà tempo, una volta limitata la barbara deriva
che sta trasformando il Mediterraneo da “mare nostrum” a “cimterium nostrum”, per
ricostruire una substrato culturale decente, ma ora tempo non ne
abbiamo.
Rispondiamo ad ogni baggianata fascio-penta-sovranista, postata
sui social, con uguale ignoranza, nei modi, evidentemente, non nella sostanza. Moltiplichiamo le manifestazioni di
dissenso che, è ormai certo, la nuova
accozzaglia nero-giallo-verde non è in grado di gestire, perché non è in grado
di capire.
Marchiamoli stretti sui social e nelle piazze, a ignoranza
rispondiamo con ignoranza. Prima o poi il popolo uscirà dall’infatuamento per una grevità elevata a valore positivo, ma fino a quando ciò non
accadrà è fondamentale sporcarsi la lingua, è assolutamente necessario ed
urgente .
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