In verità il titolo di queste riflessioni sulle manifestazioni di solidarietà a Mimmo Lucano, doveva essere “c’è vita
a sinistra”, ma non si può trovare il minimo stimolo vitale in qualcosa che è
defunto almeno da 25 anni. Non possiamo tacere il fatto che il , cosiddetto riformismo socialista dei Delors,
Blair, Veltroni, D’Alema, Bersani, abbia costruito le condizioni più favorevoli
all’accumulazione del capitale, accreditandosi di fatto come una destra liberale.
Attenzione
lungi da me sposare l’idea trita e ritrita che non esistono più le categorie
(sinistra - destra) . Non esiste più la sinistra. Ma la destra c’è anzi si è sdoppiata in due fazione contrapposte fra di loro: la
destra delle banche della troika (Ue, FMI, BCE) , cui fa capo l’ex riformismo
socialista, e la destra fascista e xenofoba nella quale si iscrivono a
pieno titolo le truppe fascio-leghiste-
nazionaliste e , più o meno consapevolmente, gli aderenti al M5S.
Le prorompenti forme di vita che le
manifestazioni organizzate in tutta Italia in solidarietà con il sindaco di
Riace Mimmo Lucano, a cui volevo riferirmi nel titolo, hanno a che fare con valori universali un
tempo costitutivi della sinistra, oggi patrimonio comune di una moltitudine
numerosa che però non trova chi li
rappresenta.
Il modello Riace ha molto a
che fare con i principi di partecipazione popolare, condivisione e socializzazione di una pratica
di governo che tanto fa paura, sia alla destra degli affari che a quella fascistizzante.
Al di là di tutti i discorsi legittimi su accoglienza ed integrazione, ciò che mette paura alle due destre appena
descritte è l’idea che l’unione degli immigrati con una comunità impoverita
dalle pratiche mafioso-liberiste possa
far crollare il mito della guerra fra poveri. Possa cioè rendere consapevoli coloro i quali subiscono la marginalizzazione determinata dal mito del capitale
umano, che il nemico non sono i disperati che rischiano la vita per fuggire
dalla loro esistenza di stenti ,provocata dal neocolonialismo capitalista , anzi questi potrebbero essere alleati.
Il
nemico vero che il mito della guerra fra poveri vuole celare è: da un lato è la casta della speculazione
finanziaria che impoverisce e marginalizza chi cerca di campare di lavoro, dall’altro chi tenta di narcotizzare la rivolta sociale
alimentando la paura del “diverso” (per razza, censo, genere, orientamento
sessuale). Un altro elemento che terrorizza del modello Riace è la
partecipazione popolare alle attività della comunità.
Quando un servizio come
quello della raccolta dei rifiuti vede la partecipazione dei cittadini (riacesi ed immigrati) i la
speculazione, il malaffare, la corruzione, tutto ciò che alimenta il grande
business dei centri di potere politico-mafiosi è di fatto bandito . La
partecipazione popolare, la condivisione sociale, la solidarietà, tutto quanto esprimeva il modello messo in
campo da Mimmo Lucano non è altro che il compendio di valori che una volta
distingueva una società socialista erede della storia del movimenti operaio.
Forse inconsciamente, ma la folla scesa nella
piazze di tutta Italia, per esprimere solidarietà al sindaco, difendeva tutto questo, con tanto di bandiere
e vessilli al seguito. Si poteva identificare nelle strade invase da movimenti,
partiti e sindacati il seme di una rinnovata voglia di rappresentare quel blocco sociale disgregato, composto da un proletariato allargato e globale che da
tempo chiede di essere difeso.
Tutto ciò dimostra che la propaganda d’odio
diffusa dai penta-fascio-leghisti, non è così egemone. Chi la pensa in modo totalmente opposto probabilmente
è in maggioranza. Sta a quelle forze , che
ancora basano il loro agire politico sulla condivisione sociale e sulla
partecipazione popolare , offrirsi come credibile veicolo di rappresentanza.
Esse
oggi sono disperse in mille rivoli, ma il week-end, di e per, Riace reclama a
gran voce un’inversione di rotta. Personalmente ritengo che la direzione
ostinata e contraria deve passare per forza dalla ricostruzione di rapporti
sociali basati sul mutualismo e sulla solidarietà. E’ un’azione che richiede
tempo ed impegno. Un programma che non può e non deve infrangersi su basse
strategie elettoralistiche. Quelle penose diatribe che quasi sempre
attraversano i movimenti, variamente anticapitalisti, in lotta fra loro per distribuirsi un’insignificante
zero virgola.
Bisogna stare in mezzo alla gente, quella che ha invaso le piazze
per Mimmo Lucano. Bisogna stare fra gli immigrati, i disoccupati, tutelare gli
ultimi, per ricostruire la credibilità perduta. E se questo dovesse comportare di stare fermi
due o tre giri nelle tornate elettorali
il gioco varrebbe la candela.
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