La Dottoressa Isabella Mastrobuono |
Come giudichereste l’amministratore delegato di una grande
azienda che licenzia un direttore di filiale per non aver raggiunto gli
obbiettivi assegnati in un dato periodo, poniamo l’anno 2015, e poi dopo quattro anni a seguito di sentenza del giudice del
lavoro è costretto a riconoscere al
manager medesimo un premio produzione relativo proprio al periodo in cui lo
aveva rimosso? In una grande azienda
l’amministratore delegato in questione, avendo provocato con tale
decisione ingenti perdite economiche e d’immagine, verrebbe rimosso seduta stante.
Lo scenario
sopra descritto non è frutto di fantasia ma è realmente accaduto in un sistema
regolato da un’organizzazione di tipo aziendale ma che ,ahinoi, gestisce la salute
pubblica. La grande azienda è la Regione Lazio, l’amministratore è il
commissario della sanità, nonché presidente della Regione stessa, oggi segretario
del Pd, Nicola Zingaretti. Il manager rimosso e successivamente premiato è la D.ssa Isabella
Mastrobuono.
Quello che stiamo per narrare è l’ennesimo spreco sacrificato sull’altare
del clientelarismo politico. La D.ssa Mastrobuono assunse l’incarico di direttore generale della
Asl di Frosinone nel gennaio 2014. Il
medico era in possesso di un curriculum
inattaccabile: direttore sanitario aziendale della fondazione Policlinico di
Tor Vergata….una fondazione privata? E che problema c’è meglio il privato del
pubblico….. , assistente chirurgo e ricercatore presso l’ospedale pediatrico
Bambin Gesù….struttura del Vaticano? e
che problema c’è il privato religioso è “mooolto” meglio del pubblico.
Proprio
in virtù di questo curriculum la
dottoressa costituiva il profilo ideale per
devastare la sanità pubblica ciociara. La mission (più che possible) ,affidatale dal
commissario Zinagaretti, fu quella di
svendere presidi e strutture sanitarie pubbliche
alle lobby private.
Non vi è dubbio che fu l’atto aziendale promosso dalla
dottoressa romana a sancire la devastazione sanitaria della
provincia di Frosinone.
Un atto, con dentro una diminuzione dei posti letto tale da risultare inferiore al numero stabilito per legge, approvato anche dalla conferenza provinciale dei sindaci capeggiata dal primo cittadino del
Capoluogo Nicola Ottaviani (ex FI oggi Lega), avvallata dal sindaco di
Ferentino, nonché attuale presidente dalla Provincia Antonio Pompeo (Pd). Un’assise
trasversale (di destra e di centro sinistra) che, alla luce dei fatti di seguito illustrati, avrebbe dovuto dimettersi.
La solerzia dalla Mastrobuono fu
esemplare. Gli ospedali della provincia furono rasi al suolo. Rimasero attivi
solo i presidi di Frosinone, con la promessa chiaramente disattesa di diventare dea di II livello ,
Sora e Cassino. Il tutto in cambio di un incremento della medicina di
prossimità miseramente inattuato. Le
case della salute, aperte dalla dottoressa, con tanto di partecipazione all’inaugurazione
in pompa magna del commissario Zingaretti,
rimasero e sono a tutt’oggi scatole vuote.
Perché mai, visto la puntuale messa
in atto del programma commissionato da Zingaretti, la manager è stata rimossa?
Possiamo ipotizzare che il
ricorso alle forbici si sia rivelato eccessivo quanto improprio. D'accordo ridurre all'osso i presidi sanitari pubblici, però perché tagliare
strutture, inutili, esose per la cittadinanza, ma funzionali a parcheggiare con lauti stipendi i
membri della consorteria locale dem? Presumiamo che l’attacco all’oligarchia locale piddina possa essere stata la principale causa del ben
servito alla solerte dottoressa.
Figura prima
venerata dal Pd provinciale e regionale
- ricordiamo il consigliere regionale Buschini difenderla a spada tratta durante
la sollevazione delle associazioni che contestavano la svendita della salute pubblica ai privati - poi defenestrata senza remore - ricordiamo
sempre Buschini nell’estiva festa locale del Pd, rivendicarne con soddisfazione la rimozione.
Fatto
sta che nel 2015 alla dottoressa Mastrobuono fu revocato l’incarico di
direttore generale dalla Asl di
Frosinone. L’organismo indipendente della Regione Lazio valutò il suo operato
insufficiente per il mancato abbattimento delle liste d’attesa ( oggi la
situazione delle liste d’attesa rispetto ad allora è pure peggiorata) e il ritardo nell’adozione del
bilancio. Al suo posto fu designato il
commissario Luigi Macchitella. Azione caratterizzante del nuovo commissario è
stata la pianificazione di strutture territoriali del tutto simili e sovrapponibili fra di loro
dall’efficacia insignificante , ma dalla forte valenza politico clientelare con
uno spreco di denaro pubblico pari 2
milioni e 600mila euro.
Ma spesso oligarchia propone e magistratura dispone. La
dottoressa Mastrobuono ricorse contro il licenziamento considerato infondato ed
illegittimo. Il Consiglio di Stato a chiusura dell’istanza ha riconosciuto le
buone ragioni della ricorrente e ha
obbligato la Asl di Frosinone ha corrispondere
alla manager defenestrata stipendi arretrati, contributi, rivalutazioni ed
interessi legali per un importo complessivo di 225 mila euro, più ovviamente il
premio di produzione di quasi ventuno mila euro. Un importo insignificante in
rapporto al risarcimento complessivo ma dalla valenza politica enorme.
Il
commissario Zingaretti ha talmente errato nel giudicare il lavoro della sua
manager, da dover premiare un programma precedentemente
bocciato. Fatto sta che in tutta questa vicenda la Asl di Frosinone ha perso quasi
250mila euro solo per assecondare probabili dinamiche di potere politico tutte interne al
Pd ciociaro . Il giudizio politico dell’amministrazione Zingaretti, oggi alla guida
partito democratico in merito a ciò è
evidentemente negativo, ma ci chiediamo se una tale dissennata operazione non
possa prefigurare l’ipotesi di danno erariale ai danni dei cittadini della Provincia di Frosinone.
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