Quanto vale in dollari o in euro una vita umana? E’ una
domanda a cui, chiunque fosse dotato di un minimo di umanità e coscienza civile,
si rifiuterebbe di rispondere. Anzi giudicherebbe barbaro colui il quale la ponesse. Ancora più odiosa è la pratica di
negare il valore inestimabile di un essere umano, rendendolo quantificabile quando esso
appartiene ad un’altra etnia.
Eppure nell’articolo uno del decreto recante “disposizioni
urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica”, che un barbaro
ministro degli interni - la cui attività è un insulto per il genere umano - pretende di portare stasera all’esame del
consiglio dei ministri, è sancita l’imposizione di una multa a tutte le
imbarcazioni che dovessero effettuare operazioni di soccorso in acque
internazionali.
La sanzione può variare dai 3.500 ai 5.000 euro per naufrago tratto in salvo. Tanto vale la vita
umana di persone in preda alla disperazione e agli stenti . Resta da capire come si esplica tale scala valoriale. Chissà.
Proviamo ad ipotizzare: Per un profugo mulatto la multa sarà di 3.500,
mentre per un nero salirà a 5.000?
In realtà la stima economica di una vita umana non è cosa
nuova. Trasferiamoci negli Stati Uniti, facciamo un salto nel passato fino alla
prima metà del 1800. In questo periodo gli schiavi del sud erano sette milioni, circa 350mila i loro padroni.
I 234 più ricchi fra loro vessavano oltre 200mila persone. Era del tutto evidente come,
in presenza di un numero così elevato di braccia da sfruttare, in enorme
eccedenza rispetto alla necessità produttive, si sviluppasse una redditizia compravendita
di donne e uomini che potevano diventare merce
venduta al mercato dal valore a volte inferiore ad una bestia da soma.
Come nel decreto salviniano anche qui il prezzo di ogni singola persona poteva variare : Ad esempio un ragazzo giovane e robusto aveva
un valore maggiore rispetto ad un vecchio. Molto richieste anche le donne
giovani perché in grado di fare figli da poter allevare e rivendere alle fiere .
Leggiamo qualche inserzione dei giornali dell’epoca.
Su un quotidiano di
New Orleans del 1830 appare l’annuncio: “ Negri in vendita. Donna negra
ventiquattrenne e i sui figli uno di
otto e l’altro di tre anni, saranno venduti separatamente o insieme, a piacere.
La donna è una buona cucitrice . Viene venduta a buon prezzo, in contanti
oppure scambiata con generi alimentari. Rivolgersi a Mathew Bliss & Co.”
Un’altra inserzione tratta da un
giornale di Charleston invece promuoveva la vendita di una donna di 20 anni
“….è molto prolifica e costituisce un’ottima occasione per chi volesse allevare una famiglia di servi robusti e
sani per…proprio uso”.
Thomas R.Drew,
rettore del college William e Mary negli
stessi anni si vantava del fatto che:
“…la Virgnia alleva negri per gli altri Stati; ne produce a sufficienza per uso locale più circa seimila da vendere….I virginiani li possono allevare a un costo inferiore di quello d’acquisto; in effetti questo allevamento costituisce una delle loro maggiori fonti di profitto”.
Dunque non solo il decreto Salvini è paragonabile, così come bene
descritto dagli studenti dell’Istituto Industriale Vittorio Emanuele di
Palermo, alle leggi razziali del 1938 (in relazione alla mancanza di solidarietà per le minoranze con l’effettiva inibizione e sterilizzazione di
diritti fondamentali) ma riporta alle pratiche in uso nell’America schiavista
dell’ ‘800 in cui alla persone si poteva tranquillamente affibbiare un prezzo. Allora
per affiancare allo sfruttamento il profitto sul commercio di appartenenti al
genere umano, oggi per rendere quegli
stessi appartenenti al genere umano misura monetaria al fine di quantificare
sanzioni.
Stiamo dunque parlando di un decreto fascista e schiavista,
caratteristiche che non dovrebbero nemmeno arrivare ad un giudizio di
incostituzionalità, per altro acclarato, ma essere rigettate immediatamente perché indegne di
un Paese civile. Ritengo che il
Presidente Mattarella, qualora il decreto dovesse passare il vaglio del
Consiglio dei Ministri, debba obbligatoriamente rifiutare un tale incivile
abuso, negando la propria firma. Se ancora viviamo in uno Stato di diritto
tutti gli organi di garanzia vigilanti sull’integrità costituzionale, e sui
valori civile e sociali che la Carta assicura, dovrebbero mobilitarsi per fare in modo di fermare una norma che getta nella vergogna tutto il Popolo italiano.
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