Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

giovedì 19 settembre 2019

In viaggio verso Punta Rossa

Luciano Granieri





Alcune volte lo spettacolo della natura lascia a bocca aperta. Sorprende sempre.  Anche se da certi scenari ci si aspettano  visioni eccezionali, il quadro che essi rimandano supera ogni più entusiasmante aspettativa.  E’ il caso del golfo di Gaeta e del faro di Punta Rossa a San Felice Circeo. Come si nota due località ad un tiro di schioppo da noi. Per godere di certe poetiche visioni non è necessario andare alle Seyschelles.  

Ciò che mi ha inebriato è stata l’immagine di  un mare prorompente nei colori, ma discreto nei suoni, inserito nel suo contesto naturale. Non violentato da ombrelloni,  non violato dai potenti motori di stucchevoli motoscafi, o moto d’acqua, non aggredito da vocianti bagnanti in cerca di qualcuno famoso con il mojito in mano per farsi un selfie,   pratica, oggi come oggi, di molto iettatrice.  

Quando la natura rimanda una  fusione di elementi così perfetta, dove perfino la mano dell’uomo si è impegnata ad impreziosire, piuttosto che a sfregiare,  è difficile non emozionarsi e non provare a fantasticare. Il mare che sussurra non può non rimandare ad altre emozioni, quelle che arrivano dalla musica. 

Il bisbiglio  di un viaggio  in barca a vela. Questa è stata la prima immagine ad affollare la mia mente. Un  primo viaggio  con le suggestioni  ancora tutte da scoprire, spettacoli di vento, onde, scogli scolpiti. Un viaggio inaugurale, un percorso nuovo  al di fuori delle sconcezze di una vita tiranneggiata dalla voglia di prevalere, prevaricare. Una vita urlata e costruita da falsi immaginari velenosi, malati, che i social fanno sembrare veri   anzi diventano veri,  e sono branditi con violenza come armi di disintegrazione dell’”altro”. Un viaggio inaugurale per chi prende il mare rischiando la vita, con l’unico scopo di approdare ad una propria dimensione,  nuova, dignitosa, umana.   

Mayden Voyage, il viaggio inaugurale, è anche il titolo dell’album inciso da Herbie Hancock nel 1966, per la Blue Note, dedicato proprio al mare.  Il brano di apertura, Mayden Voyage appunto, che da il titolo al disco,   sembra proprio composto per rendere in suoni  il sospiro del mare.   Un respiro sereno, che evoca spazi aperti, inesplorati, esposto in musica  con improvvisazioni  basate quasi per intero su un unico accordo, privo di spigoli ed asprezze, come l’accogliente e calma visione del Golfo di Gaeta e del Faro di Punta Rossa.  Buone suggestioni a tutti. 

P.S.  La versione di Mayden Voyage che accompagna il video, fatto con il mio cellulare,   è eseguita da Herbie Hancock in duo con Jaco Pastorius, e fa parte del disco   “Herbie Hancock & Jaco Pastorius registrato dal vivo il 16 febbraio 1977 all’Ivanhoe Theater di Chicago.

Buon ascolto e visione.


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