VERSO IL RITORNO ALLA CIVILTA': I DOVERI PIU' URGENTI. UNA LETTERA APERTA A CHI SIEDE AL GOVERNO E IN PARLAMENTO
Gentili signore e gentili signori,
se, come la decisione relativa all'approdo a Lampedusa della nave "Ocean Viking" lascia supporre, il nuovo governo fara' cessare la scellerata barbarie dell'omissione di soccorso nei confronti dei naufraghi, finalmente l'Italia sembra avviarsi verso la fine della criminale barbarie razzista e fascista, della barbarie persecutrice e assassina cui e' stato dedito per un intero anno il precedente governo.
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Ma per cessare di essere scellerata corresponsabile della strage degli innocenti nel Mediterraneo, l'Italia deve fare un passo ancora, quello decisivo.
Riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere in Italia e in Europa con mezzi di trasporto legali e sicuri, cosi' annientando il mercato illegale gestito dalle mafie schiaviste dei trafficanti, cosi' salvando innumerevoli vite umane.
Questo occorre fare, subito.
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Ed insieme a questo, un passo ancora deve fare l'Italia per tornare un paese civile, uno stato di diritto, un ordinamento democratico: abolire tutte le abominevoli misure razziste che inabissano il nostro paese al rango di infame regime di apartheid.
Abolire le misure razziste dei due cosiddetti "decreti sicurezza della razza", ed abolire anche le misure razziste imposte e mantenute dai precedenti governi: la disumana criminalizzazione dei cosiddetti "clandestini" (nessun essere umano e' un clandestino in quest'unico mondo vivente patria comune dell'umanita'); i mostruosi campi di concentramento; il favoreggiamento della schiavitu' conseguente alla negazione da parte dei pubblici poteri di fondamentali diritti umani a milioni di esseri umani innocenti.
Occorre riconoscere a tutti gli esseri umani che vivono in Italia tutti i diritti sociali, civili, politici, a cominciare dal diritto di voto: "una persona, un voto" e' il fondamento della democrazia.
Non e' una democrazia un paese in cui a milioni di abitanti il diritto di voto e' assurdamente, scelleratamente negato.
Non e' una democrazia un paese in cui esistono i campi di concentramento.
Non e' una democrazia un paese in cui esseri umani innocenti ed inermi vengono denegati, emarginati, perseguitati e abbandonati tra gli artigli dei poteri criminali.
Non e' una democrazia un paese in cui sussiste la schiavitu'.
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Ogni persona ragionevole sa che l'umanita' e' ormai unificata da un unico destino di vita o di morte. I disastri ambientali e la crisi climatica sono qui a ricordarcelo ogni giorno.
Ogni persona ragionevole sa che l'agire umano deve essere ormai adeguato alla scala planetaria ed intergenerazionale; il principio di precauzione che deve presiedere ad ogni decisione ormai non puo' piu' conoscere frontiere: ogni rilevante decisione pubblica impatta sull'umanita' intera e quindi deve essere sussunta al bene comune dell'umanita' intera.
Mai come adesso la regola aurea non solo della morale personale e sociale, ma della politica e del diritto, si conferma quella che recita: "agisci nei confronti delle altre persone cosi' come vorresti che le altre persone agissero verso di te".
Mai come ora ogni azione politica deve avere come scopo primario il bene comune dell'umanita', nessuna persona esclusa, vivente o ventura che sia.
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Soccorrere, accogliere, assistere le persone in fuga dalle guerre e dalla fame, dai disastri ambientali e dalle dittature, non e' un di piu': e' il fondamento stesso della civile convivenza, e' l'incarnazione cogente del principio responsabilita'. Cosi' come abolire le guerre e le armi. Cosi' come cessare di avvelenare, devastare e distruggere la biosfera.
Siamo una sola umanita', in un unico mondo vivente casa comune dell'umanita' intera, dalla cui difesa e reintegrazione dipende la nostra stessa esistenza.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Augurandovi ogni bene,
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo
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