Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

lunedì 1 agosto 2011

Hanno Ucciso mia nonna

Simonetta Zandiri



2 agosto 1980 ore 10:25. Hanno ucciso mia nonna.
Un giorno davvero caldo, per me che mi trovavo con la famiglia in una località di mare della costa calabra. Un giorno che divenne caldissimo quando, intorno alle 11:00, arrivò la notizia di un attentato alla stazione di Bologna. Mia madre fu sul punto di svenire, gli amici ci aiutarono a tranquillizzarla. Io avevo 13 anni, l'estate per me era il momento di massimo divertimento, mi godevo lunghe nuotate, serate con gli amici intorno al falò sulla spiaggia. Ma quel giorno, quando vidi mia madre barcollare e seppi dell'attentato a Bologna, capii che avevano ucciso mia nonna.Era partita da Torino per raggiungerci e trascorrere con noi le vacanze per il mese di agosto. La mia nonna speciale, quella a cui tenevo di più (non si dovrebbe dire, ma tutti abbiamo avuto o abbiamo la fortuna di avere ancora una nonna speciale), finalmente sarebbe venuta con me a fare qualche bella nuotata. Già mi pregustavo le sue coccole... Le prime notizie erano angoscianti, riuscimmo a captarle tramite un amico che aveva in spiaggia la radiolina, si parlava, inizialmente, di più di 50 morti e quasi 200 feriti. Poi i morti salirono a più di 80. Noi sapevamo che a quell'ora doveva essere più o meno a Bologna, forse addirittura cambiare treno proprio a Bologna. Ricordo la sensazione di terrore... e di orrore alle prime immagini trasmesse dal TG, frugavo tra quei frammenti di video alla ricerca di un suo oggetto, di quella valigia dalla quale non si separava mai, qualcosa di suo, sperando di NON trovarlo. I cellulari non c'erano ancora. Non era possibile avere alcuna notizia. Il telegiornale aveva lanciato un numero al quale si potevano chiedere informazioni, ma era troppo presto per avere i nomi delle vittime, non erano ancora state identificate. Non si sapevano neanche i nomi dei feriti. Mia madre ormai era in lacrime da ore, io mi sentivo completamente persa, disorientata, spaventata. Non riuscivo a credere che fosse vero. Osservavo quelle immagini in tv con distacco, come se fossero state realizzate con effetti scenici ben studiati, come se non fossero reali. In fondo erano dentro una scatola, la realtà era diversa, era quello che potevo vedere con i miei occhi. Questo distacco mi aiutò a non cedere al dolore, all'ansia, alla paura. Restai lucida. Avevano ucciso mia nonna. Non sapevo chi l'avesse fatto, non sapevo perché. Non c'era nessun perché che potesse giustificare un'azione così vile e crudele. Nel tardo pomeriggio, finalmente, riuscimmo a contattare mia zia, la sorella di mia madre, che aveva appena ricevuto una telefonata da mia nonna. Aveva perso il treno. Mia nonna doveva ancora partire da Torino.Era una donna puntuale, estremamente precisa. Ma quel giorno perse il treno. Un caso unico in tutta la sua vita.E furono lacrime di gioia, finalmente, per mia madre. Per me no. Passata la tensione fu il momento delle lacrime vere. Perché tra quegli oltre 80 morti e quei 200 feriti la mia nonna non c'era, ma c'era la nonna di qualcuno, il padre di qualcuno, la madre, la moglie, i figli di qualcuno. Ora potevo accettare che fosse reale. Come il dolore che iniziai a sentire. 2 agosto 2011. Ancora oggi non sappiamo CHI e perché ha ucciso mia nonna. Perché ogni donna anziana morta in quella strage è 
mia nonna.

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