Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 6 agosto 2011

I pescatori di Arugam Bay

Luciano Granieri


 Sri Lanka  nel febbraio del 2002  la firma del cessate il fuoco  fra il governo centra le di Colombo e le tigri Tamil  pose una tregua alla sanguinosa guerra civile stava sconvolgendo il paese. Questa specie di armistizio rese praticabili i collegamenti verso la costa orientale in particolare verso Arugam Bay .  La spiaggia  era abitata da una comunità di pescatori . Decine di famiglie dimoravano  in capanne costruite sulla spiaggia . Tenevano le barche vicino alle loro abitazioni ,  facevano asciugare i pesci su foglie di banano distese sulla sabbia , vendevano direttamente il pescato  ai ristoranti e il ricavato permetteva loro di vivere decentemente.  La zona vicino  alla spiaggia di Arugam bay era popolata da grandi alberghi che con l’attenuarsi della guerra civile vedevano aumentare i flusso di turisti. Per  gli albergatori  la presenza dei pescatori sulla spiaggia era una iattura. Le capanne infatti nascondevano il panorama ai clienti i quali erano pure infastiditi dall’odore dei pesci morti.  Alcuni proprietari di alberghi iniziarono a premere sul governo  per far spostare capanne e barche su un’altra baia meno popolare fra i  turisti. I pescatori si opposero sostenendo  di aver vissuto li per generazioni .  Arugam Bay per loro era più che un attracco per le barche: era acqua fresca, corrente elettrica, scuola per i loro figli e acquirenti per i loro pesci. La tensione fra albergatori  e pescatori crebbe notevolmente fino a quando il terribile tsunami  del dicembre 2004 pose fine alla diatriba . Morirono 350 persone  delle 4000 che abitavano Arugam Bay, capanne e barche furono spazzate via dalla furia dalla natura. Quando l’emergenza si placò, alle famiglie di pescatori , che tornarono dove un tempo sorgevano le loro capanne , fu proibita  la ricostruzione delle  case . Il governo aveva promulgato nuove leggi, per cui non si poteva edificare neanche una capanna sulla spiaggia . Ogni costruzione doveva essere posta almeno a duecento metri dalla riva per questioni di sicurezza.  Ma per i pescatori  in quel lembo di terra a 200 metri  dalla costa non c’erano  aree  disponibili. Fu così che la comunità, per l’emergenza determinata dalla devastazione dello tsunami ,  rinunciò ad ogni proposito bellicoso abbandonò la spiaggia e accettò di vivere segregata in campi temporanei  sporchi e malsani  ricavati nell’entroterra.   Al posto delle capanne  c’erano tetre  baracche di alluminio.  Il caldo insopportabile spesso li induceva a dormire all’aperto, si nutrivano delle modeste razioni di cibo che il governo forniva  ed erano guardati a vista dai soldati.  Nel frattempo agli alberghi fu consentito di  espandersi proprio su quella splendido lungo mare che dava da vivere ai pescatori.  Qualunque albergo o villaggio poteva  costruire in riva al mare purchè  definisse la propria costruzione,  non importa quanto elaborata, come “rifugio anti tsunami”.  In questa storia ci siamo noi. Siamo i pescatori di Arugam Bay,  che per colpa di uno tsunami  ripetuto, nel nostro caso non casuale ma  determinato dalla  crisi economica  provocata dagli  albergatori  del capitale finanziario,  ci ritroviamo sfrattati dalla spiaggia. In quella spiaggia  c’era la possibilità di vivere dignitosamente del proprio lavoro, mandare i  figli a scuola , guardare con un minimo di fiducia al futuro.  Oggi in quella spiaggia ci sono i signori della finanza. Gente che in nome dell’accumulazione ha distrutto intere comunità e sta divorando anche il più piccolo granello di sabbia.  Noi siamo relegati nelle baraccopoli, in un recinto in cui  si diffondono epidemie mortali, come la mancanza di lavoro, l’impossibilità di curarsi adeguatamente dalle malattie, di far studiare i propri figli più grandi e di mandare all’asilo quelli più piccoli. Nella baraccopoli ci si scanna per ottenere  quel poco di cibo che il governo federale elargisce,  si  alimenta una guerra fra di noi  poveri relegati dentro le baracche di alluminio.  E chi si è adoperato nel convincerci che il nostro diritto di stare sulla spiaggia doveva essere sacrificato  in nome di un emergenza che non era stata provocata da noi? Chi in questa storia fa la parte del governo centrale di Colombo?  Tutti i governi   i cui autorevoli membri sono in combutta con gli albergatori  speculatori finanziari   che  continuano a procurare tsunami ripetuti per toglierci altre spiagge. Ma ciò che fa veramente accapponare la pelle è vedere correre  in aiuto dei governanti e degli albergatori una parte di quei pescatori che con noi abitavano sulla spiaggia.  E’ drammatico vedere la pescatrice Camusso  seder e affianco dell’albergatrice  Marcegaglia e degli altri albergatori banchieri per convincere il governo e i finti oppositori del governo che l’emergenza tsunami non finirà se non si  sgombreranno   altre spiagge e non si riempiranno  altre bidonville. Per noi pescatori di Arugam bay diventa difficile capire perché insieme a quelli che ci  hanno cacciato dalla   spiaggia c’è anche gente che viveva con noi e prometteva di impegnarsi affinchè la spiaggia non ci fosse rubata.   

Per saperne di  più sui pescatori di Arugam Bay, consulta il libro
Shock Economy di Naomi Klein

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