Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 16 giugno 2012

Il seme e la speranza

Luciano Granieri

Lo ammetto da un po’ di tempo mi rimane sempre più difficile scrivere di politica. Sono reduce da una tornata elettorale amministrativa insignificante , il cui unico elemento positivo è stato quello di aver selezionato e aggregato diversi soggetti  provenienti, sia dai transfughi di Rifondazione, sia dalla lista civica Frosinone Bene Comune,   che persevereranno  e insisteranno  nell’azione politica iniziata con la campagna elettorale e incalzeranno  la nuova giunta di destra al governo della città sulle questioni inerenti la salvaguardia dei diritti dei cittadini.  L’impegno da profondere è notevole, è necessario ricucire rapporti, ricostruire relazioni anche a livello personale. Ma la disponibilità mostrata da chi ci vuole stare è apparsa subito  incoraggiante   e dunque mi sento ottimista per il futuro di un’aggregazione politica veramente alternativa che possa operare in modo incisivo nel territorio di Frosinone. Dove francamene non vedo sbocchi è a livello nazionale, europeo, mondiale. In particolare non vedo come i semi di una politica socialista, anticapitalista,  “DI CLASSE”, che pure sono in grado di  nascere a livello locale,  possano attecchire nell’aridità di un panorama politico sociale  generale che non presenta terreni fertili in questo ambito.  Di più, mancano  proprio i campi da  seminare. Da un lato esiste un governo che si interessa esclusivamente di promuovere la speculazione finanziaria  - mi riferisco all’esecutivo dei banchieri che con la complicità della finanza internazionale ha esautorato la politica  e  in modo criminale salvaguardia la propria categoria (CLASSE) seminando devastazione sociale -  dall’altra esiste la schiatta  elettoralistica impegnata esclusivamente a salvare se stessa, le proprie prebende, complice  dei suddetti banchieri ai quali concede mano libera nell’affamare il popolo pur di mantenere inalterati i propri smisurati privilegi.  A dimostrazione di ciò è sufficiente analizzare tempi e modi relativi all’attività legislativa del governo dei banchieri e del parlamento di nominati  che lo sostiene. Per smantellare lo stato sociale: cancellazione delle pensioni, annullamento del contratto  di lavoro collettivo , eliminazione  delle tutele dell’articolo 18, si sta procedendo come un treno che travolge tutto e tutti. Invece per approvare la legge anticorruzione, che molto interessa al parlamento dei privilegiati, base di appoggio del governo dei  banchieri, sono necessarie interminabili discussioni nelle diverse commissioni. Il Parlamento dei privilegiati si sfastidia quando il governo fa finta di porre la fiducia su alcuni provvedimenti, ciurla nel manico, i privilegiati fanno muro, si assentano dall’aula, eppure una delle normative  inserite nel pacchetto anticorruzione, ovvero la direttiva che prevede il divieto di candidatura per chi è stato condannato in terzo grado di giudizio non dovrebbe neanche essere discussa. In un paese civile, l’incandidabilità  dei condannati dovrebbe essere automatica. In un paese normale APPUNTO, ma il nostro evidentemente Paese normale non è. Dunque fra il governo della finanza, che salvaguardia i propri affari ai danni dei cittadini e un parlamento che salvaguardia i propri privilegi sempre a danno dei cittadini, c’è poco da stupirsi se il comico Beppe Grillo, il quale ha il merito di denunciare certe brutture, cattura notevoli consensi. La colpa non è di Grillo che guadagna i voti  persi  dai partiti ma dei partiti  che non vogliono rinunciare ai loro odiosi privilegi perdendo credibilità. Purtroppo però un movimento come il “Cinque stelle” non è attrezzato a gestire  la cosa pubblica.  Infatti un conto è denunciare il malaffare, la corruzione, anche in modo puntale e documentato, un conto è governare. Non sappiamo ad esempio quale sia il  modello sociale  che  il  movimento cinque stelle  propone.  Quali siano le proposte relative al governo della  scuola, della  sanità, al mercato del lavoro, alle protezioni sociali, non è molto chiaro. A Parma il sindaco grillino Pizzarotti sta sudando le proverbiali sette camice per mettere insieme quel pugno di donne e uomini necessari a comporre la giunta.  Ecco allora che l’irruzione sulla scena politica nazionale e internazionale di un partito COMUNISTA e ANTICAPITALISTA VERO, sarebbe l’unica e auspicabile  soluzione a questo drammatico impasse. Un partito, ad esempio, che si battesse per una patrimoniale, non sugli IMMOBILI o almeno non su quegli IMMOBILI  residenziali unico ricovero abitativo e rifugio economico dei cittadini,  ma SUGLI STERMINATI PATRIMONI FINANZIARI CHE LE PRIVATE BANK ASSICURANO ALLA  LORO CRIMINALE CLIENTELA. E’ necessario la presenza di un partito comunista che, quando ancora non fosse in grado di procedere alla  nazionalizzazione delle banche, almeno  pretenda che i miliardi di euro stanziati dalla BCE per salvare la suddette  banche, siano destinati esclusivamente a quegli istituti di credito che utilizzano tali fondi per finanziare le imprese, il lavoro e non per alimentare la voracità della speculazione finanziaria. E’ necessaria la presenza di un partito che pretenda una tassazione almeno del 50% sui profitti da speculazione finanziaria e la defiscalizzazione dei redditi da lavoro. Sono in grado i partiti della cosiddetta sinistra radicale italiana di presentarsi alle elezioni con un programma del genere? ( Sul Pd neanche pongo la questione, la risposta è scontata).  Non credo.  Anche perché Rifondazione, Sel, mostrano di condividere pienamente il progetto della nouvelle vague sinistrorsa greca del partito SYRIZA, guidato da Alexis Tsipras, probabile  vincitore delle prossime elezioni. Il quale  evidentemente è contro il memorandum strumento  con cui  dittatura forcaiola della finanza mondiale  ha ridotto in povertà il popolo greco,  ma che comunque non si pone nettamente contro il modello neoliberista, tanto che alcuni membri del più che moderato PASOK sono entrati nelle sue fila. Se anche in Grecia, dopo la mattanza sociale operata dalla finanza, il partito di sinistra,  che ha i favori del pronostico nelle prossime elezioni, pur contrario alle imposizioni del capitalismo, non ha il coraggio di porsi in modo netto contro il sistema capitalistico, la situazione diventa irrimediabile. Allora meglio tornare a scrivere di calcio, di Zeman, della Maggica Roma, di “biscotti”, ma contemporaneamente  è utile iniziare un lavoro sotto traccia in ambito locale che possa  quantomeno partorire un primo piccolo  seme contro la dittatura del mercato. CI VEDIAMO DA LORENZO.

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