Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 14 agosto 2012

Salviamo il Castello di Colleferro e la sua collina, fermiamo la speculazione, vogliamo un vero parco

Rete per la Tutela della Valle del Sacco


Nei giorni scorsi la Rete per la tutela della valle del Sacco ed altre associazioni locali hanno depositato presso il comune di Colleferro numerose e circostanziate osservazioni contro il progetto della ditta Furlan per la cosiddetta “riqualificazione” dell’area del Castello Vecchio, approvato dall’Amministrazione comunale e in fase di discussione in sede di Conferenza dei servizi.



Si tratta dell’ assurda, ennesima speculazione edilizia che questa volta colpisce una delle più significative e belle zone del nostro territorio.

In sintesi il progetto prevede, a fronte della cessione al comune di parte della collina su cui sorge il castello e del castello stesso, l’autorizzazione alla costruzione di ben 9 palazzine, garage, parco privato e strade carrabili: un vero e proprio quartiere sulla bella collina del castello. L’antico maniero del 1200 sarebbe trasformato in albergo e alla cittadinanza resterebbe neanche la metà della collina per passeggiare.

I punti salienti delle nostre osservazioni possono essere così riassunti:


- il castello e la sua collina sono un bene paesaggistico e artistico di alto valore simbolico per i cittadini di Colleferro; deturparne per sempre la bellezza e la fruibilità sarebbe una perdita enorme, ingiustificata e inammissibile;

- il progetto si regge su forzature tecnico-giuridiche, come il dimezzamento del vincolo cimiteriale approvato dal comune (da 200 ml, distanza fissata per legge tra il cimitero e le abitazioni, a 100 ml) e la variazione di destinazione d'uso del terreno: con queste due modifiche il terreno acquista un valore enorme;


- l’area complessiva ed il castello sono stati acquistati da Furlan nel 1997 per 350.000 milioni di lire, circa 175.000 euro. Con questo progetto l’investimento iniziale viene più che valorizzato, visto che i 175.000 euro investiti si trasformano in un affare il cui valore di mercato supera i 12 milioni di euro per il costruttore;

- la società Furlan si fa’ bella cedendo al comune il castello e la parte non edificata della collina, stimandone rispettivamente il valore a 1,5 milioni ed oltre 1,2 milioni di euro, come da quadro di concertazione economica- tabella su Vantaggio urbanistico: quotazioni assolutamente non paragonabili al costo di acquisto e neppure alle spese di allestimento e messa in sicurezza che il costruttore si impegna a sostenere;

- ricordiamo che il maggior costo della ristrutturazione del castello e sua successiva manutenzione rimarrebbe comunque a carico del Comune;

- il nostro territorio è ormai saturo di abitazioni, spesso invendute o non affittate. La cementificazione si è spinta oltre qualunque limite. Non è certo di altro cemento che abbiamo bisogno, né di altro traffico e smog che inevitabilmente l’edificazione porta con sé.

Scrive Salvatore Settis nel suo splendido libro “Paesaggio costituzione cemento”, a proposito dell’altissima considerazione che gli italiani in tempi passati avevano del paesaggio e dell’ambiente che li circondava: “Quest’Italia che non era immobile, cambiava anzi ogni giorno, ogni ora: ma cambiava sotto quello sguardo vigile e inconsapevolmente amoroso. Cambiava piano, cambiava con cura. Come se ognuno, dal contadino al principe, sapesse egualmente bene che nessuna torre mai dev’essere più alta di quella del Comune (o del duomo), che nessun folto di ulivi dev’essere mai spianato. Che nessuna veduta dev’essere alterata o turbata senza misura e senza ragione, cioè senza pensarne e crearne una migliore; che mai lo sguardo deve posarsi su una bruttura. Quei mutamenti anche profondi, ma sempre meditati, furono per secoli il frutto maturo di una mediazione mentale e sociale fra l’eredità del passato e qualche ipotesi per il futuro: ma quali che fossero desideri e progetti, l’ago della bussola era sempre fisso su un saldo senso di familiarità dello spazio vitale. Familiarità nel viverlo conservandolo, ma soprattutto nel modificarlo senza violarne il messaggio, l’eredità, i valori. […] Non c’è uomo o donna, dal servo al gran signore, che non respiri quei valori: come l’aria”.

Appuntamento presto, dopo una breve pausa estiva, presso i nostri banchetti di raccolta firme e di informazione per fermare insieme l’uccisione della nostra collina.

Colleferro, 14 agosto 2012






















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