Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 10 ottobre 2012

Si scrive lavoro, si legge democrazia.


Giuseppe Antonelli
Segreteria Provinciale del P.R.C.

Sabato 13 Ottobre inizieranno i Referendum sul lavoro e sulle pensioni, contro la barbarie della Ministra Fornero.
I due Referendum per ripristinare quanto abolito nell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori dalla Riforma del Lavoro messa a punto dalla Ministra del Welfare Elsa Fornero e l’articolo 08 della legge 138bis/201, sono battaglie importantissime per la democrazia, per i diritti e per il valore e la dignità del lavoro nel nostro paese. Perciò da Sabato 13 Ottobre in tutte i Comuni (con prima tappa a Cassino dalle ore 17 alle ore 20 sul Corso della Repubblica) della nostra Provincia di Frosinone, la Federazione Provinciale del Partito della Rifondazione Comunista sarà presente con un proprio banchetto per la sottoscrizione dei due quesiti referendari. Si tratta di due quesiti referendari per chiedere il ripristino dell’articolo 18 nella sua formulazione originaria in tema di tutela in caso di licenziamenti ed il ripristino dei diritti minimi e universali previsti dal contratto nazionale di lavoro, a sua volta abrogato dall’articolo 08 della manovra finanziaria (decreto legge n.138 del 2011) del precedente Governo Berlusconi. A sua volta il Governo Monti ha cancellato l’articolo 18 che stabiliva il diritto al reintegro del lavoratore ingiustamente licenziato, spiegando ai padri che facilitare i loro licenziamenti, avrebbe significato facilitare le assunzioni dei figli. Affermazioni del tutto non veritiere, perché ad oggi non abbiamo né un nuovo posto di lavoro, né nuove garanzie per i precari. Le 46 forme di assunzione atipica restano inalterate nel tempo con licenziamenti sempre più facili. Così facendo senza un’art.18 le imprese “senza scrupoli” avranno mano libera. L’articolo 08 della manovra Finanziaria del Governo Berlusconi dell’agosto 2011 (Legge 138 bis/ 2011) viola l’articolo 39 della Costituzione Italiana sulla democrazia nei luoghi di lavoro e tutti i principi di uguaglianza sul lavoro che la Costituzione stessa richiama. Questa norma consente ai contratti aziendali (o territoriali) di derogare non solo ai contratti collettivi nazionali, ma a tutte le norme che regolano il lavoro: dalla disciplina delle mansioni a quella dell’inquadramento professionale, dall’orario di lavoro ai licenziamenti. Se l'azienda si accorda con le organizzazioni sindacali locali (deroghe in pejus del contratto nazionale e dello stesso statuto dei lavoratori) l’accordo le rende efficaci nei confronti di tutti i lavoratori e lavoratrici. Quest’articolo mira a trasformare il contratto aziendale, come fonte primaria del diritto del lavoro a discapito di quello nazionale. Di fatto riconsegna ai contratti aziendali materie importantissime, finora di esclusiva pertinenza del contratto nazionale. L'Articolo 08 infligge un colpo mortale alla democrazia, e quindi non c'è più certezza del diritto se nei posti di lavoro si realizzassero differenti modalità di fruizione ed esercizio di diritti. Si apre la strada ad una vera e propria giungla salariale e dei diritti del lavoro, precipitando il lavoro in una situazione peggiore degli anni ’50, quando ancora esistevano le famose gabbie salariali, contro le quali il movimento sindacale e la sinistra lottarono duramente pagando prezzi altissimi in termini di sacrifici, licenziamenti e discriminazioni. Le prossime settimane per noi comunisti saranno difficili. La nostra posizione su questi temi è sempre stata chiara e netta: sia sul giudizio dei singoli provvedimenti, che nelle nostre scelte politico/strategiche, che pongono il lavoro, i diritti, la sua dignità come pilastri fondanti del modello economico/sociale per cui ci siamo finora battuti e per il quale continueremo a batterci in ogni luogo politico ed istituzionale, in cui ci siamo ed in cui ci troveremo. I diritti del lavoro conquistati nel secolo scorso (la nozione di civiltà giuridica del lavoro) scritta con lo Statuto dei lavoratori nel 1970, afferma che il diritto alla non licenziabilità di un lavoratore senza giusta causa e giustificato motivo, è stata cancellata. Perciò il Prc vuole ripristinarla e difenderla, attraverso il Referendum Popolare, ma in un confronto democratico con le altre forze politiche di sinistra. Quando in una società la forza e l’arbitrio, sostituiscono i diritti del lavoro, è di fatto messa in gioco la qualità della democrazia. Dal 13 Ottobre raccoglieremo le firme nei nostri banchetti, che saranno organizzati in tutta Italia. Ne serviranno 500.000, ma il l’obiettivo è di concorrere a raccoglierne molte di più. E’ importante la mobilitazione di tutti, per dimostrare che questa battaglia non è solo in difesa dei diritti e della dignità dei lavoratori, ma anche della qualità della democrazia nel paese. Negli ultimi anni è prevalsa una concezione (in quei partiti liberali, riformisti e socialdemocratici), che indebolire la contrattazione collettiva, ridurre i diritti e le tutele, crei sviluppo e nuovi posti di lavoro. I risultati sono di tutt’altro avviso: ovvero disoccupazione e recessione crescente, fabbriche in crisi, declino industriale, perdita di competitività e soprattutto salari insufficienti per vivere. A questo punto servono: politiche attive sul lavoro, sull’innovazione, industriali, programmazione economica e investimenti pubblici. L’indebolimento dei diritti dei lavoratori, non produce un solo posto di lavoro in più. Produce invece, declino industriale ed un peggioramento della vita materiale di milioni di donne e uomini. La battaglia referendaria è soprattutto una battaglia di democrazia, per dare uno sbocco politico alle lotte dei lavoratori. È un’assunzione di responsabilità, per rimettere al centro dell’agenda politica e del Governo, il lavoro, le persone, i diritti ed a ricostruire una sinistra di governo che ridiventi in primo luogo, il punto di riferimento e di rappresentanza delle lavoratrici e dei lavoratori.

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