Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

giovedì 17 ottobre 2013

Qualcuno del Pd che dice cose di sinistra

Luciano Granieri


Andiamo a sentire uno  del Pd che ogni tanto dice qualcosa di sinistra. Questo è stato il  mio primo pensiero dopo aver letto su un giornale che  nella serata  di  16 ottobre scorso  l’onorevole Giuseppe, detto Pippo, Civati ,  candidato alla segreteria del Pd e come tale impegnato nelle primarie contro Matteo Renzi, Gianni Cuperlo e Gianni Pittella, avrebbe partecipato ad un incontro  elettorale  presso la saletta delle arti di Corso della Repubblica. 

In effetti il curriculum di Pippo Civati,  a quanto ricordavo era abbastanza particolare per un onorevole del Pd.  Nello psico-dramma dell’elezione del Presidente della Repubblica fu l’unico del suo partito a votare Rodotà,  non ha partecipato al voto sulla fiducia all’esecutivo Letta-Alfano 2.0, era  alla manifestazione di sabato scorso  in difesa della Costituzione.  

Intendiamoci,  parliamo  sempre   di un riformista moderato, ma forse un po’ più riformista, un po’ meno moderato.  Tanto bastava per  incuriosire uno come me che non è né riformista né moderato.  Chiedo venia ai miei rari e   pazienti lettori  per essere arrivato un po’ in ritardo all’appuntamento, per cui il resoconto è orfano della parte iniziale dell’evento.  

Il  format comunque era il solito. Il candidato alla segreteria nazionale del Pd Pippo Civati, rispondeva a domande di alcuni giornalisti della stampa locale e in seguito a quelle del pubblico. In realtà il buon Civati di cose di sinistra ne ha detta qualcuna.  

Sono entrato nel bel mezzo di una critica alla finanziaria, licenziata poche ore prima dal consiglio dei ministri. Come molti osservatori, sindacati e persino  confindustria,  anche Civati  denunciava  l’assoluta insufficienza della norma sulla riduzione de cuneo fiscale. Si sottolineava una volta di più come il  lavoro ne uscisse maltratto , mentre la rendita finanziaria sostanzialmente indenne.  

Condivisibile la sollecitazione a rimettere al centro dei programmi  l’attenzione per l’ambiente. Un argomento che secondo il candidato è colpevolmente uscito dall’arco programmatico del suo partito. Una delle accuse più gravi che Civati ha rivolto al  Pd  è stata quella di non riuscire a rappresentare i propri elettori e di tenersi a debita distanza dalle loro necessità.   

Sbagliata  è stata la gestione della segreteria nel corso delle trattative sulla nascita del governo dopo le elezioni del 25 febbraio . Prima di cedere definitivamente alle larghe intese ed abdicare alla presidenza di Letta,  Bersani avrebbe dovuto tentare un estremo approccio con il M5S, rinunciando alla propria  presidenza e proponendo un nome gradito ai Grillini, ma questo, sembra di capire dai discorsi di Civati, avrebbe messo in forte fibrillazione molti esponenti del Pd molto più a loro agio in  una   tranquilla navigazione a fianco del Pdl,  anche a costo di sconfessare il proprio elettorato, piuttosto che trovarsi in una burrascosa coalizione con gli intransigenti grillini. 

Trattandosi di un incontro elettorale non sono mancate le solite litanie sul regolamento delle primarie e del congresso , le frecciatine verso Renzi e Cuperlo  gli avversari alla corsa per la segreteria. Curiose le considerazioni su Sinistra Ecologia e Libertà.  Da un lato Civati  sottolineava  la necessità di ritrovare una convergenza con Sel, ma dall’altro accusava Vendola  di supportare Matteo Renzi  perché favorito nella contesa per conquistare la leadership nel partito.  Un tentativo di salire sul carro del vincitore,  privilegiando necessità strategiche ad affinità ideologiche. 

 Insomma il dibattito filava via liscio senza troppo sussulti fino alla domanda che il sottoscritto ha rivolto a Civati in relazione alla clausola di garanzia  che la Commissione Europea potrebbe rifilarci dopo aver esaminato la legge finanziaria licenziata dal consiglio dei ministri e averla trovata, come in realtà è,  scoperta dal lato delle coperture finanziarie, inesistenti o al più fantasiose.  

Come è noto se  l’ Ecofin, dovesse  invocare la clausola di garanzia per reperire risorse vere, automatico sarebbe l’aumento delle accise sulla benzina, dell’Irpef e dell’Irap.  Il buon Civati, ha condiviso con me  il giudizio sulla natura poco credibile di alcune coperture, vedi la panzana del recupero dell’evasione fiscale sui conti correnti svizzeri,  ma poi ci ha tranquillizzato perché la legge secondo lui è equilibrata, sposta pochi soldi,  e poi gli aggiustamenti sulle coperture finanziarie si troveranno in Parlamento.  Personalmente ritengo quest’uiltima affermazione, diventata ormai un mantra di tutto l’establishment governativo,  una favola  che avrà poche possibilità di convincere la Commissione europea. 

Ma soprattutto, secondo Civati, siamo al sicuro da ogni rappresaglia, perché il nostro ministro dell’economia  Saccomanni  è molto amico del patron della Bce, Mario Draghi.  Mi sembra una motivazione politico- economico di peso non c’è che dire.  In buona sostanza l’amicizia di Saccomanni con Draghi, potrà consentire all’Italia di rimanere tranquilla qualunque cosa accada .  

E allora cosa aspettiamo  grazie  ai buoni uffici del presidente della Bce a reclamare per il nostro paese la revoca del fiscal compact?  L’onorevole Civati era reduce da una giornata lunga e difficile, non aveva pranzato e neanche cenato quando gli ho posto la domanda. Forse è per questo motivo che la risposta è stata così fantasiosa. Mi riprometto di riproporgli    lo stesso quesito,  se avrò il piacere di incontrarlo  in un'altra occasione, sincerandomi che sia riposato e rifocillato.

Nessun commento:

Posta un commento