Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

lunedì 23 dicembre 2013

Messaggio di Natale dedicato ai torturati di Lampedusa

Questo messaggio è stato recuperato in un tratto di spiaggia della Sicilia, in un freddo giorno di gennaio del 1997.
L’abbiamo tradotto e ve lo riportiamo come testimonianza e contributo per la chiusura dei CPT (oggi CIE). Grazie

Francesco Giordano




MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA

“La barca oramai assume potenti movimenti ritmici e sempre uguali, è atroce sentirla muoversi in questo modo.
La tempesta pare non interrompersi, a questo punto prosegue con lo stesso ritmo da diversi giorni, la pioggia che scende, abbondante e fitta, ci arriva addosso, salata come quella che entra, altrettanto copiosa, direttamente dal mare.
Siamo schiavi del mondo e delle sue leggi, completamente.

L’unica cosa rimasta per noi è di prepararci a morire, non vi sono speranze di salvezza, non c’è da aspettare la grazia all’ultimo istante, non vi è una “pubblica opinione” che in questo momento sta manifestando da qualche parte, siamo irrimediabilmente soli e saremo morti da qui a poco (dico poco ma in realtà non ne ho la minima idea, tranne la certezza che finiremo tutti, uomini, donne, bambini in fondo al mare, scarnificati dai pesci, e non so se augurarmi che questo succeda prima o dopo l’annegamento.
Ma come ci si prepara a morire?

Io, nei 25 anni di vita, ma anche i miei fratelli, ci siamo dovuti preparare a superare innumerevoli difficoltà, come vivere privi di cibo o senza acqua, come dormire al freddo senza morire assiderati, come non perdere la dignità nella miseria, come mantenere lo sguardo in alto superbo ed orgoglioso, anche se con i vestiti laceri e pezzenti, ma ora che dobbiamo prepararci a morire non so cosa fare, che consigli dare ai miei amici

Mi ero legato ad un legno per non finire in acqua, che assurdità!

Il contatto con Iman che è al mio fianco mi fa sentire calore nonostante il freddo, strano, ma penso sia dovuto al fatto che ci unisce e sostiene la solidarietà di classe, il vivere le stesse ragioni.

Ragioni? Ecco, forse ho trovato il modo di prepararmi a morire, devo pensare le ragioni per le quali mi trovo qui.
Cercando le ragioni, la memoria mi riporta al villaggio dove sono nato, alla capanna entro cui mia madre ed altre donne mi hanno aiutato a nascere, il calore del suo petto e dei vestiti puliti con cui mi hanno coperto ed asciugato.
Ricordo anche le mosche che hanno accompagnato la mia infanzia, mamma quante erano, tutte attratte dallo sporco e dal caldo, sempre attorno alla mia faccia di bambino malnutrito.
Poi ricordo la fatica dei piedi nudi e secchi a contatto con la mia terra anch’essa secca e nuda.

Che bello il cielo del mio paese, così intenso e basso, che pareva baciarci tutte le volte che sdraiati a sognare lo guardavamo
Lo ricordo e mi chiedo se quella non sia una delle ragioni per cui mi trovo qui, è forse la punizione per averlo lasciato?

E i colori del mio paese? intensi e leggeri, profumati e meravigliosi.
E’ un altro dei motivi per essere punito e per trovarmi qui a dovermi preparare a morire?

Di colpo mi torna alla mente l’immagine di Leilha a 15 anni e del nostro primo bacio, nascosti dietro un cespuglio, il calore delle sue labbra e le carezze, che confusione mi aveva creato nella testa e nel cuore, e sono trascorsi appena 10 anni.

La tempesta cresce e la barca oramai da segni di non reggere più, qualcuno dei miei compagni non riesce a stare a bordo, legarsi è pericoloso, viene trascinato tra le onde e subito risucchiato nel ventre di questo mare, che come certi uomini non sente pietà.

Io stesso chiuso dentro questo misero ma provvidenziale anfratto devo spostarmi e non potrò più scrivere, ora si avvicina l’ora in cui non vi è in ogni caso più tempo per i pensieri ed i ricordi, anche se davvero non so da che parte cominciare, devo prepararmi a morire e non so come, non so perché.

P.S.: Fra pochi giorni, nel paese dove eravamo diretti sarà natale, auguro a tutti di trascorrere dei giorni sereni, noi non ci saremo ad infastidirvi agli angoli delle strade, e certo non toglieremo il lavoro a nessuno.
Addio”

Mohamed,
dicembre 1996

Nessun commento:

Posta un commento