Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

giovedì 13 febbraio 2014

Multiservizi: Virtuosi penalmente perseguiti e cattivi gestori a piede libero

Comitato di Lotta Frosinone


L’auspicio dei lavoratori della Frosinone Multiservizi di non perdere il proprio lavoro, dopo aver garantito i servizi per anni gratuitamente e essersi pagati il diritto ad una occupazione appena dignitosa, sembrerebbe essere sempre più concretizzabile. Il Comune vuole fare la società nuova? Vogliono richiamare i lavoratori che sono rimasti fuori dagli appalti? Niente di tutto ciò. Alcuni lavoratori della ex società a seguito dell’occupazione del tetto del Comune sono stati denunciati: si prospetta quindi un ritorno al lavoro con i progetti dei detenuti, quelli che in parte hanno preso il posto dei lavoratori della Frosinone Multiservizi!?!

Proprio nel giorno dove venivano ufficializzati i debiti, consolidati in più di 8 milioni di euro, alcuni lavoratori della Frosinone Multiservizi che hanno protestato l’estate scorsa per essere stati sostituiti nel posto di lavoro, per il mantenimento dei servizi pubblici e per denunciare una gestione tutta particolare degli appalti dei servizi – qualche mese dopo infatti sugli appalti della immondizia qualcuno è finito nelle grinfie della giustizia - sono stati raggiunti da una denuncia ed ora devono anche difendersi, dopo aver perso reddito, posto di lavoro e società, e oramai quasi senza ammortizzatori sociali!

Una realtà che sembra svolgersi alla rovescia: chi indebita, sfrutta, usa a proprio personale vantaggio, mette in difficoltà la vita dei cittadini, appare premiato, benedetto. I lavoratori colpevoli di difendere un diritto, i diritti per tutti, vengono perseguiti pesantemente.

8 milioni di debiti: un vero record per una società pubblica pure giovane e che per i primi tre anni aveva visto la Regione garantirne la sopravvivenza economica. Stride e grida vendetta questo debito. I lavoratori hanno lavorato per 800/900 euro al mese per 7 anni; avevano lavorato per €.500 per i precedenti 10 senza che le amministrazioni avessero messo mano al portafoglio generando risparmi per decine e decine di milioni di euro; avevano assistito impotenti ai favori della politica partitica che si spartivano posti dei consiglieri di amministrazione che guadagnavano per poche sedute l’anno quasi quanto i lavoratori in un anno e del presidente che prendeva tre volte tanto, dello staff ipergonfiato e iperpagato (un direttore tecnico è arrivato a costare anche €.80.000,00).

A ciò si aggiungevano negligenze e impreparazioni della stragrande maggioranza dei professionisti delle figure tecniche che si avvicendavano ma che si rendevano protagonisti di macroscopici danni che sarebbero costati all’azienda tanto denaro e ai lavoratori il posto stesso.

Dietro questi 8 milioni di debiti c’è qualcosa di più e di diverso anche. C’è lo spostamento di debiti degli enti che non hanno mai corrisposto il reale costo dei servizi; la Multiservizi veniva usata in caso di mancana di risorse per le emergenze: finché c’erano i soldi in cassa invece erano altre ditte private a prendere appalti sostanziosi e ben pagati. 

La formazione dell’ammontare debitorio è essa stessa una costruzione in corso d’opera: sono in essere centinaia di cause, deve essere liquidato il TFR, e ancora rimangono in piedi crediti della società nei confronti degli enti. C’è spazio quindi per rimodulare l’intera questione debitoria. C’è necessità che gli enti, anche il più recalcitrante, acquisiscano coscienza che ci si può accordare, anzi ci si deve accordare, nell’interesse prioritario della difesa dei soldi di tutti, con il mantenimento dei servizi pubblici con oneri minori e salvaguardando la dignità di centinaia di posti di lavoro. C’è spazio per la riduzione dei debiti ma bisogna averne umilmente la volontà.

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