Luciano Granieri
Gli interventi sul tema della legalità , la discussione e il confronto all’interno delle scuole è una delle attività più importanti e, personalmente ritengo, più appaganti
svolte dall’Osservatorio Peppino Impastato.
Confrontare la storia del movimento
antimafia sociale e istituzionale, le sue implicazioni nel presente, con
le speranze e i desideri dei ragazzi è affascinante, a volte anche
spiazzante. E’ un confronto anche conflittuale con cui si riesce, se non a
capire, quantomeno ad intuire quell’universo di aspirazioni e bisogni che
circonda il mondo adolescenziale e giovanile.
L’esperienza maturata nel corso
dell’incontro con gli studenti dell’istituto agrario Angeloni di Frosinone, grazie all’invito della professoressa Caterina Basso, in occasione
dell’anniversario dalla morte di Giovanni Falcone, è stata diversa rispetto alle altre. Per la prima volta abbiamo avuto come
interlocutori , non studenti dell’ultimo anno, prossimi alla maturità, ma
ragazzi dei primi corsi di studio, adolescenti appena usciti dalla scuola media
inferiore. La differenza è stata enorme.
Ad una grande curiosità ed interesse che ha coinvolto alcuni ragazzi, si
è affiancato il rifiuto, tipico dell’età adolescenziale, dell’autorità, identificando anche noi dell’Osservatorio come autorità da rifiutare.
Un ruolo che, tanto il sottoscritto quanto
Mario Catania, cerchiamo sempre di
evitare nel porci davanti ai ragazzi.
Ma spesso dietro al rifiuto
disgraziatamente dilaga il vuoto. Sono i
danni che produce il vento malefico
dell’individualismo imperante,
danni spesso irreparabili se
vanno a violare della personalità sprovviste degli strumenti necessari a difendersi. Individualismo che si
trasforma in indifferenza per tutto ciò che è al di fuori di se , ecco il
vuoto, il puro nichilismo. Uno stato che
annienta la capacità di avare desideri, aspirazioni e speranze .
Purtroppo questo vuoto viene riempito da
messaggi sbagliati, fra cui il più aberrante è quello che identifica nella mafia un soggetto
in grado di sostituirsi allo Stato e di fornire una speranza, una prospettiva
per un futuro migliore. La
responsabilità di fornire gli strumenti affinchè i ragazzi possano attrezzarsi
per combattere quel vuoto, che inevitabilmente li destina a soccombere,
è di tutti noi. Dei genitori, spesso
anche loro investiti da un disarmante nichilismo, dei docenti, alcuni dei quali si impegnano oltre ogni
immaginazione per salvaguardare le coscienze dei propri alunni, ma sovente
vengono lascati soli davanti alla
diffidenza quando non aperta ostilità
dell’ambiente e delle istituzioni in cui si trovano operare, è
responsabilità, infine, dei membri della società civile.
Non ci vuole molto, è
sufficiente spiegare quanto la vita sia bella e preziosa e quanto sia odioso e
da contrastare, tutto ciò che attenta alla bellezza di una esistenza fatta di condivisione, di passione, di gioia. La
violenza, la prevaricazione, il sopruso, il dominio dell’uomo sull’uomo, questi
sono gli elementi che attentano alla bellezza della vita, elementi propri delle
mafie , di chi diffonde illegalità, e
questi sono gli elementi da combattere
perché sono, di fatto, MORTE.
Il lavoro
da fare è notevole, ma quando in un istituto tecnico agrario degli adolescenti
poco più che bambini, sollecitati dai
docenti appassionati del loro lavoro di educatori, riescono a produrre due
eccellenti contributi video su Falcone e Borsellino, abbelliscono il cortile della loro scuola con
l’albero della legalità, si interessano a come combattere la MORTE mafiosa, forse qualcosa è stato già fatto, esiste
ancora qualche speranza.
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