Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

giovedì 27 agosto 2015

Il bianco e il nero

Luciano Granieri



Il bianco e il nero,  sono i colori con i quali si identificano  gli opposti. Stan Getz  sassofonista bianco di Filadelfia,  è  l’esatto opposto di John Coltrane sassofonista nero di Hamlet, North Carolina. Entrambi giganti del sassofono tenore (Coltrane si è distinto anche con il soprano), Getz era bianco   nel modo di suonare.  Nello stile di Coltrane, all’opposto, emergeva completamente il suo essere nero. 

Stan Getz era componente della famosa sezione di sassofoni   dell’orchestra di Woody Herman.  Four Brothers era il nome con sui si indicavano i quattro musicisti della front line,   oltre a Stan, nella seconda versione del gregge  (1948)  - cosi era anche chiamata la formazione  di Herman -    gli altri brothers erano Herbie Stewart al sax alto, Zoot Sims al sax tenore e Serge Shaloff al baritono.  Giova ricordare che siamo nell’America del dopo guerra, la rabbia dei neri era esplosa ancora più furente. 

Molti giovani di colore durante il conflitto avevano sostituito nelle fabbriche  automobilistiche e metallurgiche riconvertite, per la costruzione di macchine belliche, le maestranze bianche, impegnate in combattimento. Per  questo nei loro confronti la crudeltà del segregazionismo si  era mitigata . Finita la guerra, i neri erano di nuovo ritornati ai margini, discriminati come e più di prima. 

Jazzisticamente la rabbia si estrinsecò nel Be Bop di Charlie Parker, Dizzy Gillespie, Thelonius  Monk. Una musica di rottura tesa a stravolgere l’impianto melodico e travolgere l’ascoltatore con veloci arpeggi e scale mozzafiato. L’improvvisazione la faceva da padrone.  La musica dell’orchestra di Woody Herman  fu l’emblema della riscossa artistica  dei bianchi,  la riarmonizzazione bianca   della musica e la sterilizzazione creativa  della  rabbia dei neri. Eravamo  in piena era maccartista, impazzava la fobia per i comunisti e per i “diversi” in genere, neri compresi.  Tutto doveva incanalarsi nell’alveo della normalizzazione borghese occidentale.  Così il jazz  tornò ad essere patrimonio delle grandi orchestre esecutrici  di  brani in cui la partitura era sovrana e poco o nulla si poteva concedere all’improvvisazione.  Guai  aggredire l’ascoltatore, ma circondarlo con un’atmosfera confortevole . 

Stan Getz  aveva questo stile. Sonorità pulite, arpeggi sofisticati ma tali da non stravolgere il pezzo che si stava eseguendo. Getz fu anche il protagonista del "latin  jazz"  (jazz e bossa nova insieme). Il disco inciso nel 1964 con Joao Gilberto e Anton Carlos Jobim, fu una pietra miliare di questo stile e di tutta la musica commerciale. Il brano "Garota de Ipanema"  (in inglese a Girl from Ipanema)  inserito nell’LP, è il pezzo più ascoltato nel mondo, secondo solo a Yesterday dei Beatles. 

John Coltrane, all’opposto di Getz, compie la sua maturazione artistica all’inizio degli anni ’60. Siamo nel pieno dei conflitti per il riconoscimento dei diritti civili per i neri e per le altre minoranze etniche. La lotta non violenta tesa alla  parità   fra neri e bianchi, portata avanti da Martin Luther King, viene soppiantata  dalle modalità più decise di Malcom X. Lo scopo non è conquistare gli stessi diritti dei bianchi,  ma il ribaltamento della secolare subordinazione dei neri a bianchi. La violenza è ammessa. “Sono favorevole alla violenza se ‘non violenza’ vuol dire continuare a rimandare la soluzione del problema dei neri americani  soltanto per evitare la violenza” dichiarò Malcom X .

 Il 21dicembre 1960, fu realizzato da Ornette Coleman  “Free Jazz” vero e proprio manifesto musicale di quel contesto conflittuale.   “New Thing”, o Black Music, venne classificata la nuova musica.  In “Free Jazz”  si ascolta  un doppio quartetto ( Don Cherry, tromba, Ornette Coleman sax alto, Charlie  Haden, contrabbasso  e  Bill Higgins batteria, da una lato -  Freddie Hubbard, tromba,  Eric Dolphy al clarino basso, Scott La Faro  contrabbasso,  Ed Blackwell alla batteria dall’altro). La musica che scaturisce  da quelle tracce  è basata sull’audacia più incontrollata.  Il rifiuto di ogni valore   prestabilito nel contesto sociale   si esplica con il rigetto totale  delle forme musicali consolidate. Si fa strame delle regole della melodia, dell’armonia,  è improvvisazione oltre ogni limite. 

  In questo fervore  si sviluppa il jazz di John Coltrane. In realtà il problema, comune a tutti i neri, di inserimento in una società   che rifiutava i diversi,  veniva risolto da Coltrane non sublimando la destrutturazione delle regole musicali, come rigetto delle convenzioni sociali, ma esprimendo un suo amore smodato per le religioni indiane. Il rifiuto del cristianesimo era un altro elemento distintivo dell’atteggiamento conflittuale dei neri. Non è un caso che il movimento capeggiato da Malcom X fosse denominato "Black Muslim". 

Il jazz di Coltrane comunque mantiene la stessa libertà espressiva dei suoi  colleghi politicamente più arrabbiati. L’adozione dell’improvvisazione modale e l’apprendimento di tecniche strumentali indiane, rende   la musica coltraniana estremamente libera e  originale.  

Stan Getz e John Coltrane, opposte testimonianze  di due diversi  momenti storici,  opposti nella concezione della musica.  Eppure nel 1960 i due opposti si trovano a suonare insieme in una serie di concerti organizzati in Germania. E’ un’occasione particolare e forse unica,  poter apprezzare il confronto fra due giganti così diversi del sassofono tenore. 

Di seguito propongo un  video tratto  da questa performance . "Hackensack"  è il brano che si ascolta. Un  pezzo spesso eseguito da Thelonios Monk.  A  mettere insieme queste due eccellenti personalità c’è un altro grande del Jazz, Oscar Peterson al pianoforte. Completano il quintetto Paul Chambers al contrabbasso e Jimmy Cobb alla batteria


Good Vibrations 

Nessun commento:

Posta un commento