Il bianco e il nero,
sono i colori con i quali si identificano gli opposti. Stan Getz sassofonista bianco di Filadelfia, è
l’esatto opposto di John Coltrane sassofonista nero di Hamlet, North
Carolina. Entrambi giganti del sassofono tenore (Coltrane si è distinto anche
con il soprano), Getz era bianco nel modo di suonare. Nello stile di Coltrane, all’opposto, emergeva
completamente il suo essere nero.
Stan Getz era componente della famosa sezione
di sassofoni dell’orchestra
di Woody Herman. Four Brothers era il
nome con sui si indicavano i quattro musicisti della front line, oltre a Stan, nella seconda versione del
gregge (1948) - cosi era anche chiamata la
formazione di Herman - gli altri brothers erano Herbie Stewart al sax alto, Zoot Sims al sax
tenore e Serge Shaloff al baritono. Giova
ricordare che siamo nell’America del dopo guerra, la rabbia dei neri era
esplosa ancora più furente.
Molti giovani di colore durante il conflitto avevano
sostituito nelle fabbriche automobilistiche e metallurgiche riconvertite, per la costruzione di macchine belliche, le maestranze bianche, impegnate in
combattimento. Per questo nei loro
confronti la crudeltà del segregazionismo si era mitigata . Finita la guerra, i
neri erano di nuovo ritornati ai margini, discriminati come e più di prima.
Jazzisticamente la rabbia si estrinsecò nel Be Bop di Charlie Parker, Dizzy
Gillespie, Thelonius Monk. Una musica di
rottura tesa a stravolgere l’impianto melodico e travolgere l’ascoltatore con
veloci arpeggi e scale mozzafiato. L’improvvisazione la faceva da padrone. La musica dell’orchestra di Woody Herman fu l’emblema della riscossa artistica dei bianchi, la riarmonizzazione bianca della
musica e la sterilizzazione creativa della rabbia dei neri. Eravamo in piena era maccartista, impazzava la fobia
per i comunisti e per i “diversi” in genere, neri compresi. Tutto doveva incanalarsi nell’alveo della
normalizzazione borghese occidentale.
Così il jazz tornò ad essere patrimonio delle grandi orchestre esecutrici di brani in cui la partitura era sovrana e poco o
nulla si poteva concedere all’improvvisazione. Guai aggredire l’ascoltatore, ma circondarlo con
un’atmosfera confortevole .
Stan Getz aveva
questo stile. Sonorità pulite, arpeggi sofisticati ma tali da non stravolgere
il pezzo che si stava eseguendo. Getz fu anche il protagonista del "latin jazz" (jazz e bossa nova insieme). Il disco inciso
nel 1964 con Joao Gilberto e Anton Carlos Jobim, fu una pietra miliare di
questo stile e di tutta la musica commerciale. Il brano "Garota de Ipanema" (in inglese a Girl from Ipanema) inserito nell’LP, è il pezzo più ascoltato
nel mondo, secondo solo a Yesterday dei Beatles.
John Coltrane, all’opposto di
Getz, compie la sua maturazione artistica all’inizio degli anni ’60. Siamo nel
pieno dei conflitti per il riconoscimento dei diritti civili per i neri e per
le altre minoranze etniche. La lotta non violenta tesa alla parità fra neri e bianchi, portata avanti da Martin
Luther King, viene soppiantata dalle
modalità più decise di Malcom X. Lo scopo non è conquistare gli stessi diritti
dei bianchi, ma il ribaltamento della
secolare subordinazione dei neri a bianchi. La violenza è ammessa. “Sono favorevole alla violenza se ‘non
violenza’ vuol dire continuare a rimandare la soluzione del problema dei neri
americani soltanto per evitare la
violenza” dichiarò Malcom X .
Il 21dicembre 1960, fu realizzato da Ornette
Coleman “Free Jazz” vero e proprio
manifesto musicale di quel contesto conflittuale. “New Thing”, o Black Music, venne
classificata la nuova musica. In “Free
Jazz” si ascolta un doppio quartetto ( Don Cherry, tromba, Ornette
Coleman sax alto, Charlie Haden,
contrabbasso e Bill Higgins batteria, da una lato - Freddie Hubbard, tromba, Eric Dolphy al clarino basso, Scott La
Faro contrabbasso, Ed Blackwell alla batteria dall’altro). La
musica che scaturisce da quelle tracce è basata sull’audacia più incontrollata. Il rifiuto di ogni valore prestabilito nel
contesto sociale si esplica con il
rigetto totale delle forme musicali consolidate. Si fa strame delle regole della melodia, dell’armonia, è improvvisazione oltre ogni limite.
In questo fervore si sviluppa il jazz di John Coltrane. In
realtà il problema, comune a tutti i neri, di inserimento in una società che rifiutava i diversi, veniva risolto da Coltrane non sublimando la
destrutturazione delle regole musicali, come rigetto delle convenzioni sociali, ma
esprimendo un suo amore smodato per le religioni indiane. Il rifiuto del cristianesimo era un altro elemento distintivo dell’atteggiamento
conflittuale dei neri. Non è un caso che il movimento capeggiato da Malcom X
fosse denominato "Black Muslim".
Il jazz di Coltrane comunque mantiene la stessa
libertà espressiva dei suoi colleghi politicamente più arrabbiati. L’adozione
dell’improvvisazione modale e l’apprendimento di tecniche strumentali indiane,
rende la musica coltraniana
estremamente libera e originale.
Stan Getz e John Coltrane, opposte testimonianze di due
diversi momenti storici, opposti nella concezione della musica. Eppure nel 1960 i due opposti si trovano a
suonare insieme in una serie di concerti organizzati in Germania. E’
un’occasione particolare e forse unica, poter apprezzare il confronto fra due giganti
così diversi del sassofono tenore.
Di seguito propongo un video tratto da questa performance . "Hackensack" è il brano che si ascolta. Un pezzo spesso eseguito da Thelonios Monk. A mettere
insieme queste due eccellenti personalità c’è un altro grande del Jazz, Oscar
Peterson al pianoforte. Completano il quintetto Paul Chambers al contrabbasso e
Jimmy Cobb alla batteria
Good Vibrations
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