Lo straordinario movimento che il 4 dicembre del 2016 ha fermamente difeso la Costituzione dall’ennesimo
tentativo di disarticolazione in senso liberista, ha perso uno dei suoi
magnifici e illuminati condottieri. Stefano Rodotà è morto oggi all’età di 84
anni. Se ne è andato un autorevole
giurista, un politico vero , non un burocrate di una qualsiasi indecorosa holding elettorale. Era uno strenuo paladino dei diritti civili, ma anche, e
soprattutto. dei diritti sociali. Rodotà ben sapeva che la praticabilità dei diritti civili non era pienamente realizzabile
senza la “rimozione
degli ostacoli di ordine economico e
sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona
umana”. Ho citato, non a caso, l’art.3
della Costituzione, quello che il Professore preferiva. Nell’umile percorso
politico e movimentista che ha contraddistinto una parte della mia vita, ho
sempre cercato sui giornali un articolo, un’intervista, uno
scritto del professor Rodotà, conscio che ogni suo intervento poteva essere utile, se non fondamentale, per l’acquisizione
di una solida cultura politica, sebbene Rodotà si collocasse comunque all’interno di una
concezione borghese delle istituzioni, così come, peraltro si posizione la
stessa Carta Costituzionale. Ricordo il professore, più combattivo che mai,alla
prima assemblea dei movimenti contro l’Italicum, per i referendum sociali e contro la riforma Renzi Boschi. Era reduce da
una brutta fattura al femore. Lo ricordo
fare impallidire, nella loro ignoranza e squallore i novelli riformatori, gli squallidi improvvisati costituzionalisti, consci, solo per un attimo, davanti alla sapienza del
professore, di tutta lo loro inadeguatezza. Una percezione che disgraziatamente
svaniva una volta che l’arroganza e la prosopopea tornava sovrana ad occupare il
centro delle menti appaltate dal potere economico e finanziario. Domani
comprando i giornali sarà inutile cercare. Un novo articolo del professor
Rodotà non ci sarà. E la sensazione che il mio percorso verso l’acquisizione di
una cultura e una coscienza politica più piena e consapevole, abbia perduto una
bussola fondamentale, lascia dentro una
profonda tristezza e un incolmabile vuoto.
L'intervento di Steano Rodotà, dopo quello di Maurizio Landini all'assemblea dei comitati per il No.
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