E’ in pieno svolgimento il dibattito sulla possibilità di costituire un movimento politico alla sinistra
del Pd, una discussione non certo originale. Ci si concentra sul numero di
soggetti in campo, se
debba esistere una lista unitaria o più liste. In particolare, il
movimento dei civici, costituito per volontà di Anna Falcone e Tomaso Montanari, straordinari animatori
della battaglia referendaria contro la riforma costituzionale renziana, si sta
confrontando con il raggruppamento che si
è raccolto attorno all’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Da un lato
ci sono le forze che hanno animato il contrasto alla riforma costituzionale sul piano dei contenuti, difendendo lo spirito di tutela sociale della
Carta, dall’altro i fuori usciti dal Pd renziano,
Bersani, Gotor e Massimo D’Alema rientrato prepotentemente nei giochi come
novello paladino della sinistra.
Il confronto, a volte anche qualitativamente elevato,
riguarda contenuti più o meno comuni (rivalutazione del lavoro, superamento delle diseguaglianze) ma spesso si impantana su questioni di
alchimia elettorale, di rivalutazione o meno delle politiche del prodiano
centro-sinistra che fu, a proposito anche il professore bolognese è entrato nel
dibattito.
Se la piega che ha preso la discussione è questa, l’obbiettivo dichiarato da entrambi i
movimenti di riportare alle urne i delusi di sinistra sarà completamente
disatteso e si rischierà di rinnovare l’ennesima esperienza fallimentare già
vissuta con le liste Arcobaleno, la lista Ingroia e altre alchimie simili .
Per fare chiarezza
sulle finalità dell’operazione che si vuole tentare è sufficiente aprire i
giornali di oggi e soffermarsi su due notizie. La prima riguarda il rapporto
dell’Istat sulla povertà . In base a quanto riportato dall’istituto di
statistica nel 2016 vivono, si fa per dire, in Italia quasi 5milioni di individui
in povertà assoluta, il 12,5% dei quali
sono bambini. La seconda dà conto dell’approvazione alla Camera del decreto che
regala gli asset remunerativi delle banche venete ad Intesa San Paolo.
Attenzione, un decreto inemendabile così come imposto da la stessa Intesa San
Paolo, pena il ritiro dall’affare dell’Istituto Piemontese. A parte la
bestemmia istituzionale per cui il
Parlamento si fa dettare contenuti, tempi e modi di approvazione delle leggi da
una banca, quella votata per decreto da Montecitorio è una delle più grandi
operazione di privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite mai
pianificate.
Per l’acquisizione delle parti buone delle banche venete Intesa
San Paolo, si fa regalare dallo Stato, quindi dalla collettività, 5miliardi e due per la riorganizzazione degli
istituti acquisiti , in più lo Stato, sempre la collettività, si accolla i crediti deteriorati mettendo
disposizione risorse fino a 17miliardi. Ciò che è stato approvato ieri alla
Camera, determina che noi cittadini
perdiamo la bellezza di 22miliardi di euro,
mentre (secondo le stime di Medio Banca Securities) Intesa San Paolo,
già oggi, può assicurare ai propri
azionisti un aumento dell’utile per ogni azione pari al 6% . Tutto ciò in barba
ai quasi 5milioni di poveri, di cui il
12,5% sono bambini, i quali con misure
sociali pari a 22miliardi di euro un po’ meno poveri potrebbero diventare.
Ora
il ragionamento per capire come definire una lista di sinistra è molto semplice: si preferisce spendere
22miliardi per le banche o sarebbe meglio destinare questi fondi a misure per combattere la
povertà? La risposta, se si parla di “sinistra”, dovrebbe essere scontata, ma non
lo è. Contro il decreto” arricchisci San
Paolo” hanno votato i 13 deputati di Sinistra Italiana, ma a favore si sono espressi 17 deputati di
Mdp-Articolo 1 (cioè i bersaniani , dalemiani, gotoriani) quelli che stanno con Pisapia.
Domanda: una lista unica con tali soggetti ,per chi si professa
di sinistra, può avere un futuro?
Bisogna dirle queste cose. Se no non si uscirà mai dagli equivoci. Anzi proprio
a partire da queste vicende è necessario che un movimento finalizzato alla
lotta alle diseguaglianze, la redistribuzione del reddito - e che si ponga l’obbiettivo di ridare rappresentanza a quel popolo di sinistra
che non va più a votare -sia per la nazionalizzazione delle banche e delle
aziende che chiudono per andare a fare
profitti all’estero.
Cioè tale movimento deve porre al centro della sua politica una lotta aspra e dura al capitalismo. Questo dovrebbe essere un obbiettivo imprescindibile e la condizione base per vedere chi ci stà e chi no.
Cioè tale movimento deve porre al centro della sua politica una lotta aspra e dura al capitalismo. Questo dovrebbe essere un obbiettivo imprescindibile e la condizione base per vedere chi ci stà e chi no.
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