Un sospiro di sollievo per l’accordo
regionale sulla mobilità in deroga per le zone di Frosinone e Rieti. E’ questo
il nostro giudizio.
E’ un accordo necessario, ma che non
risolve del tutto la situazione alquanto complicata del nostro
territorio, maglia nera tra le province Lazio per i dati occupazionali,
la cui situazione di recessione da anni, è indecente e preoccupante.
Finalmente si inizia a parlare di
politiche attive. D’altronde non esistono altre strade dato che gli
ammortizzatori sociali senza politiche attive non servono a nulla, anzi,
rischiano di essere controproducenti in quanto possono indurre il lavoratore ad
adagiarsi e perdere il senso della dignità che solo il lavoro può conferire.
Profondo apprezzamento per il Comitato dei
disoccupati: la loro battaglia è stata importante per raggiungere lo scopo. Non
hanno mai mollato e con caparbietà e determinazione sono riusciti a rimettere
il lavoro al centro dell’agenda politica.
Rifondazione è stata sempre al fianco del
comitato con tutte le proprie energie, rispettandone sempre l’autonomia e
l’autorevolezza dei temi che da anni propongono.
Non ci fermiamo adesso, diamo continuità
agli sforzi fatti e insieme a tutte le forze interessate costruiamo un grande
fronte a sostegno di una legge regionale per il reddito minimo.
Rifondazione Comunista è a
disposizione e risponde favorevolmente agli appelli di “Uno e Tre” e del
“Comitato dei disoccupati”.
Bisogna riformulare radicalmente le
politiche per il lavoro per questa provincia, così non và bene, sono ormai
troppi anni che si và avanti con proroghe e ammortizzatori in deroga che non
hanno certo migliorato la situazione.
Si stanno perdendo antichi mestieri,
l’artigianato continua a scomparire dopo la fagocitazione subita da parte di
una facile e illusoria industrializzazione cresciuta negli anni ’70 e subito
morta nei ’90; l’agricoltura è un lontano ricordo ai limiti del folklore;
le aziende chiudono o se va bene sono in cassa integrazione; per i giovani il
lavoro è un miraggio: oltre il 50% di loro non ne ha mai avuto, molti vanno
via, molti sono costretti a sopravvivere ed hanno smesso di cercarlo, molti
sono sfruttati in indegni lavori sottopagati; le pensioni dei nonni sono
diventati per i più un miserrimo ammortizzatore sociale.
Quanti di questi giovani, ad esempio,
potrebbero essere coinvolti in uno sviluppo del turismo nel nostro territorio?
Una provincia, la nostra che non ha mai considerato seriamente il turismo come
risorsa economica: abbiamo posti incantevoli, bellezze artistiche, storiche e
naturalistiche incomparabili, borghi bellissimi, insomma un territorio da
proporre quale meta di un turismo che possa valorizzare il territorio creando
occupazione e reddito.
E intanto la situazione degli
ammortizzatori sociali in Italia è a un vero e proprio tracollo: la riforma
Fornero prima e il Jobs Act dopo, hanno smantellato un importante impianto di
sostegno al reddito in caso di perdita del lavoro.
La cancellazione della mobilità ordinaria
e della CIGS per cessazione di attività, è stato un crimine verso chi perde il
lavoro; l’istituzione della naspi in sostituzioni di detti ammortizzatori
assomiglia ad una carità dello stato verso chi perde il lavoro.
I questa situazione l’allungamento
dell’età pensionistica determina quanto c’è di peggio in termini di
destrutturazione sociale del paese.
Queste sono le scelte passate attraverso
il voto in parlamento e l’avallo dell’azione del governo a guida PD da parte di
MdP (D’Alema – Bersani-Speranza) che, insieme a tutte le altre forze
neoliberiste, hanno raccontato che tali interventi li chiedeva l’Europa e che sarebbero
stati necessari al fine di far ripartire il paese.
Dove sono finiti quei risparmi dovuti ai
tagli a senso unico? Su cosa si è puntato per riavviare la crescita? Era
proprio questo che chiedeva L’Europa? Oppure imponeva di non risparmiare
risorse per salvare pezzi del sistema bancario condotto da una classe dirigente
truffaldina?
Noi sappiamo che ad arricchirsi in questi
anni sono state le banche e gli speculatori, e che le ricchezze sono
concentrate nelle casse di poche famiglie straricche!!!
Dato questo stato delle cose, Rifondazione
Comunista non è interessata a stringere accordi con forze politiche che ne sono
responsabili, ma piuttosto è interessata a riprogettare e a ricostruire in
termini di programma politico a breve e medio termine quanto perduto in tema di
diritti del lavoro, di diritto al lavoro, di sviluppo economico ecocompatibile
e con chi è seriamente interessato a perseguire questo orizzonte.
Nei prossimi mesi metteremo in campo una
forte iniziativa, al fine di guardare dentro le piaghe della nostra provincia e
del nostro paese, e rimettere al centro dell’attenzione le politiche sociali e
del lavoro in una provincia che deve cambiare, che per farlo sappia riconoscere
tutti i mezzi e le opportunità già disponibili. Qui ed ora.
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