La rivista scientifica British Medical Journal Open ha pubblicato uno studio svolto a Gaza su 502 donne in gravidanza al momento degli attacchi israeliani del 2014. Questo lavoro riporta un alto tasso di contaminazione nei capelli in metalli pesanti nelle donne esposte agli attacchi e in proporzione nei i capelli dei loro bambini.
5 Agosto 2017, Paola Manduca, Prof. Genetics
Genoa, Italy
Genoa, Italy
I metalli pesanti utilizzati durante le guerre, contengono elementi tossici, teratogeni e cancerogeni. Essi sono noti come perturbatori endocrini. Essi sono resistenti nell’ambiente, si accumulano nel corpo, ed i loro effetti sugli esseri viventi persistono ancor più se questi metalli pesanti non vengono rimossi dall’ambiente (armi, schegge, missili, rovine contaminate …). Ricercatori italiani, finlandesi e di Gaza hanno dimostrato che la contaminazione da metalli pesanti è un fattore di rischio a lungo termine per la salute delle donne incinte e dei loro bambini.
Questi ricercatori hanno analizzato la quantità di 23 tipi di metalli nei capelli delle donne di Gaza, che erano in stato di gravidanza durante l’estate del 2014, e in quelli dei bambini a cui hanno dato luce più tardi, e trovato che queste erano superiori al contenuto dei metalli nei capelli di donne al di fuori di zone di guerra.
Essi hanno anche studiato la trasmissione in utero di metalli pesanti, così come la possibilità che l’assunzione fosse dovuta a fattori diversi ed estranei alla guerra.
Lo studio ha usato spettrometria con plasma-massa (ICP-MS) e sono stati fatti confronti con gruppi esposti agli agenti chimici domestici e agricoli.
I risultati mostrano un carico in metalli pesante significativamente più alto per le donne esposte ad attacchi militari, proporzionale ma piu basso nei loro neonati che però sono più frequentemente colpite da difetti congeniti o nati prematuramente.
E’ stata raccolta testimonianza e poi documentata con visite in loco della frequenza di esposizione ad attacchi militari delle donne; circa il 70% delle madri, sono state coinvolte in attacchi, il che suggerisce una alta contaminazione di tutta la popolazione.
Gli autori raccomandano “monitoraggio, biomonitoraggio e sorveglianza nel tempo su questo tema di ricerca di interesse pubblico” per il quale, fanno notare, “non siamo in grado di sapere se c’è anche il rischio di effetti transgenerazionali”. Difetti congeniti sono stati osservati più frequentemente nei nati da madri esposte ad attacchi militari in Iraq e a Gaza (dopo gli attacchi nel 2008-2009).
Gli autori della ricerca sono Paola Manduca, Safwat Y Diab, R Qouta Samir Nabil Albarqouni, Raiija-Leena Punamaki, con la collaborazione di Fabrizio Minichilli, e Fabrizio Bianchi per l’analisi statistica.
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