Franco Astengo –Felice Besostri
Di seguito si trasmettono
alcune valutazioni sul risultato delle elezioni tedesche svoltesi il 24
Settembre, nel tentativo di verificare gli scostamenti sulla base delle cifre
in numeri assoluti e non soltanto sulle percentuali.
1) Il primo dato
che emerge riguarda la tenuta del sistema nel suo complesso, almeno del punto
di vista della partecipazione elettorale. La Germania è attraversata da alcune contraddizioni
di grandissimo rilievo, da quella riguardante il flusso dei migranti,
all’emergere di un livello di disuguaglianza sociale molto forte al punto di
verificare il fenomeno di un vero e proprio “abbandono” da parte dello stato
sociale di interi strati di popolazione, al consolidarsi di forti differenze
tra una parte e l’altra del Paese a distanza di oltre venticinque anni dalla
riunificazione tra BDR e DDR. Ciò nonostante i tedeschi hanno partecipato al
voto in misura massiccia, anche se il sistema elettorale tedesco non è
costruito sull’idea (tanto agognata dalle nostre parti) che alla domenica sera
si debba già sapere chi ha vinto, chi sarà il primo ministro che governerà per
5 anni. Si è verificato, infatti, un
incremento in valori assoluti e in percentuale del totale dei voti validi
(riferimento di tutti i dati la parte proporzionale delle espressioni di voto).
Data la partecipazione complessiva (inclusi coloro che hanno espresso voto
bianco o nullo per un totale di 851.992 suffragi mancati) al 76,16%, i voti
validi si sono incrementati tra il 2013 e il 2017 di 2.016.842 unità passando da 44.309.925 a 46.326.767;
2) Il
secondo dato da rilevare è quello che riguarda la maggior concentrazione del
voto sui 6 partiti maggiori. Nel 2013,
infatti, i voti dell’Unione tra CDU – CSU, SPD, Linke, Verdi, FDP e AfD
assommarono a 41.009.065 (92,55% sul
totale dei voti validi) e FDP e AfD restarono esclusi dal Bundestag. Nel 2017
la somma di voti raccolti dai sei partiti in questione è stata di 44.002.541
pari al 94,98% del totale dei voti validi. Riscontriamo quindi una maggiore
concentrazione nel voto in presenza di un allargamento nella presenza in
Parlamento da 4 a 6 partiti. Altro dato che non pare spaventare i tedeschi
almeno dal punto di vista del numero dei partiti partecipanti all’arco
parlamentare. Altro paio di maniche ovviamente la valutazione politica relativa all’ingresso dell’AfD nella sfera
parlamentare che suscita sicuramente inquietudine per la dimensione
inusitatamente massiccia del voto;
3) Acclarata quindi la tenuta del sistema almeno dal punto di
vista della partecipazione elettorale appare evidente, come notato dai tutti i
commentatori davanti alla realtà delle cifre, il secco spostamento a destra,
che meglio è evidenziato dalle cifre assolute. L’Unione tra Cristiano
Democratici e Cristiano Sociali scende, infatti, da 18.165.446 voti a
15.315.576 segnando un meno 2.849.870 pari al 15,39% del proprio elettorato.
Tra l’altro appare netto il calo della CSU in Baviera: il partito “storico”, che
fu di Strauss, nel suo Land d’elezione nel 2013 aveva ancora sfiorato la
maggioranza assoluta con il 49% e adesso, invece, si restringe al di sotto del
40% con il 38,8%. Sul piano nazionale la
SPD scenda da 11.252.215
suffragi a 9.358.367 con un meno
1.893.848 pari al 16,84% del proprio elettorato. Si può affermare, in
sostanza che il calo delle due forze impegnate nel governo di “Grosse Koalition”
è stato tutto sommato omogeneo tra di esse e non si rileva un particolare
“crollo” dell’SPD in questo senso: il dato del calo della socialdemocrazia
appare sicuramente enfatizzato dall’aver toccato in questo frangente il proprio
minimo storico, dopo essere apparsa del tutto subalterna ai democristiani
nell’azione di governo e aver propiziato – a suo tempo – guidando l’esecutivo
il dramma della crisi dello stato sociale. Naturalmente il modesto incremento
fatto segnare dalla Linke, che conferma la propria presenza a Est, non compensa
assolutamente il calo della socialdemocrazia. La Linke, infatti, sale da 3.755.699 voti a 4.269.762 registrando un
più 514.063, pari all’11,3% del
proprio elettorato. I Verdi, che si
apprestano a quanto pare a svolgere il ruolo della ruota di scorta del governo
democristiano, hanno fatto registrare un lieve incremento da 3.694.057 a
4.157.164 pari a 463.107 voti in
più, 12,53% sul proprio elettorato. Verdi e Linke recuperano complessivamente
(514.063+ 463.107)=977.170 voti, cioè poco più della metà dei voti persi dalla
SPD, per l’esattezza tipica germanica, il 51,59%. Verdi e Linke hanno anche
profittato poco dell’incremento dei voti validi pari a 2.016.842, di cui hanno
fatto incetta FDP e AfD, che hanno preso 6.733.754 voti in più rispetto al
2013, cioè 1.990.036 voti in più del totale delle perdite di CDU-CSU e SPD(-4.743.718).
Altro dato da considerare è che in termini percentuali la Große Koalition ha
perso (59,8- 53,5 ) il - 6,3 %, mentre l’Alternativa Rosso Verde (42,7-38,8) il -3,9%. L’Alternativa Rosso
Verde ha perso la maggiorana assoluta
numerica, non politica, che aveva con con 329 seggi su 631 nel 2013, mentre ora
ne ha 289 seggi su 709, cioè un 40,76%.
4) Passiamo dunque
ad analizzare lo spostamento a destra, sicuramente il dato più eclatante emerso
da questa competizione elettorale. Nei commentatori sta facendo scalpore
l’ascesa dell’AfD. Nel 2013 il partito rappresentativo dell’estrema destra
aveva raccolto 2.056.985 voti passando nel 2017 a 5.877.094 ed entrando
trionfalmente al Bundestag con 94 deputati. L’incremento dell’AfD è quindi di
3.820.109 voti, pari al 185,71% di crescita, quasi due volte il proprio
elettorato precedente. Inoltre l’AfD rompe il monopolio nei Länder conquistando
la maggioranza in Sassonia: ed è questo un dato politico da tenere
assolutamente in conto. Netta crescita anche per i liberali passati da
2.083.533 voti a 4.997.178, con un più 2.913.645. In totale AFD e FDP
acquistano 6.733.754 voti in più
rispetto al 2013, un incremento superiore alla somma delle perdite di CDU-CSU e
SPD calcolate assieme ( - 4.743.718).
Se ne può dedurre che in particolare l’AfD sia penetrata sia nel bacino
elettorale delle formazioni minori contribuendo in maniera decisiva a
quella superiore concentrazione
nell’espressione di suffragio sui 6 partiti principali già segnalata in
apertura di questo lavoro, sia sull’astensione. La presenza della destra, sia
estrema, sia di matrice liberale, si dimostra quindi pervasiva dell’intero
elettorato, sia dal punto di vista sociale, sia sotto l’aspetto geografico e
non solo, quindi, si presenta come la grande novità episodica nella scena
politica tedesca ma anche come elemento strutturale del brusco riallineamento
sistemico che le elezioni tedesche hanno presentato come risultato complessivo.
5) La crisi
della democrazia liberale classica, ben evidente anche nel caso tedesco, non si
dimostra però nella disaffezione alle urne (come avvenuto in Francia e continua
progressivamente a palesarsi in Italia) e neppure nell’affermazione di un
partito “antisistema”. Si ricolloca, invece, sull’antico asse destra / sinistra
nella sua versione che proprio l’AfD, forza nazionalista conservatrice con
forti venature razziste rappresenta. Dati che andranno meglio meditati avendo a
disposizione un insieme di numeri maggiormente approfonditi in particolare
rispetto alla dislocazione geografica del voto. La soluzione Jamaica, cioè
Union-FDP- Verdi è un’isola westdeutsch, perciò si accentua la divisione tra i Länder
ex RFT e ex DDR, accentuata dal fatti che AfD è il primo partito in Sassonia e
davanti alla SPD in tutti i Länder orientali, tranne Berlino, che è orientale
solo geograficamente. L’analisi di flussi elettorali hanno indicato che ci sono
stati passaggi di voti da SPD e Linke a AdF valutati in circa un milione. La coincidenza tra disagio
economica e voto per AfD è impressionante, poteva essere contrastato soltanto
da un’intesa SPD- Linke. In effetti fu sperimentata in quei Länder, ma non
confermate dalle urne al successivo rinnovo,
Berlino compresa. Sulla carta c’erano nel Bundestag e in alcuni Länder maggioranze rosso-rosso- verdi, ma i
rapporti tra Verdi e Linke non sono idilliaci, come si verificò nella Saar,
dove sotto la guida di Oskar Lafontaine la Linke ottenne la prima vittoria in
un Land occidentale. Per impedire una coalizione rosso verde nacque una
coalizione Jamaica nel 2009, che nel 2012 era già finita. . Un effetto
paradossale del successo AfD sarà che nella parte orientale le alleanze Jamaica
non hanno base numerica e forse nemmeno le grandi Coalizioni CDU-SPD.
Una coalizione Jamaica
è stata formata proprio quest’anno dopo le elezioni nello Schleswig-Holstein,
in sostituzione di una maggioranza SPD-Verdi. Nel passato sono state
sperimentate a Brema, Hamburg e nella Saar, ma, come già accennato, molto
instabili. Un accordo programmatico non sarà facile, ma è una soluzione
obbligata, richiederà tempo e non sono escluse elezioni anticipate, fatto
eccezionale in quel paese. Qualche elemento in più si potrà avere solo dopo le
elezioni nella Bassa Sassonia, il Land
della Volkswagen, dopo che una maggioranza SPD Verdi è entrata in crisi per il
passaggio diretto alla CDU di una Verde del Landtag.
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