traduzione di Luciano Granieri
In un’illuminante saggio inserito nel libro che Kathy Sloane ha dedicato alla storia del Keystone Corner, il famoso jazz club
degli anni ’70 e ’80 di North Beach San Francisco il poeta, Jack Hirschman
scrive che:”Il jazz del secondo
dopoguerra, l’ espressionismo astratto, e ciò che io definisco composizione nel
campo della poesia, per me rappresentano la trinità degli essenziali idiomi americani, i
quali realmente rappresentano le fondamenta non soltanto del mio lavoro, ma il
lavoro di quasi una generazione intera di scrittori e musicisti”. Hirschman
scrive di aver trovato ispirazione per le sue poesia nella musica di Monk. (Era
come un poeta che scriveva poemi con le note musicali), Charlie Parker e Cecil
Taylor gli hanno ispirato
ciò che lui chiama “rifficals” infinite
improvvisazioni riprese dal jazz che ha
trasmesso al pubblico del Keystone.
Come molti di noi, Hirschman ritiene che il jazz sia una
colonna portante della nostra storia
culturale. “La dimensione Afroamericana ha esercitato una notevole influenza
praticamente su tutti gli artisti in questo paese –scrive - anche se la gente non vuole ammetterlo, è la
base, la base musicale a livello di creazione popolare. Il jazz è la radice musicale delle nostre vite contemporanee. Non
voglio dire che è semplicemente parte
della vita di tutti noi in America, essa è proprio elemento intrinseco in noi . Mi rendo conto, per esempio
come creativo, e come fanno i musicisti che tutto ciò che devo fare è intercettare
qualcosa dentro di me, qualcosa che trovo nel mio respiro che mi apre verso una dimensione Afroamericana
e da questa scaturiscono, parole, suoni, colori.”
Hirschman, oggi ottantatreenne, ha pubblicato oltre 50
volumi di poesie e saggi. Fu eletto miglior poeta di San Francisco nel 2006. Se si
mostra interesse per le connessioni fra
jazz letteratura, oltre che leggere le
sue memorie del Keystone, il suo saggio
“Rifficals” – estratto da: “Keyston Korner, ritratto di un jazz club”- è una
magnifica lettura.
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Rifficals di Jack Hirschman
Sono ispirato da Monk perché essenzialmente era un poeta che
scriveva note, note musicali.
Non avevo soldi per andare al
Keystone. Semplicemente non ce lo
facevo, nient’affatto. Ero li nel ’73 ’74 ma se (alcuni amici) mi nominavano il
Keystone Corner, dovevo dire: “ Bene scusate ma non ce l’ho…”Quanto
ci voleva, sei o sette bigliettoni per entrare? Non avevo quei soldi. Ma fui veramente
fortunato, quando (l’anno dopo) , la mia ragazza (Kristen Wetterhahn) trovò da
lavorare al Keystone Corner. Era il ’77 o al ’78. Ho conosciuto il Keystone da quel periodo fino all’83 quando ha chiuso. Kristen
prese a lavorare al Keystone e, come ho detto, ne fui molto compiaciuto perché
io amo il jazz. In quel periodo mio figlio David abitava giù a Santa Cruz e trasmetteva jazz da una
stazione radiofonica di Santa Cruz. Il
jazz era veramente gran parte della mia vita.
Per il nostro
lavoro, potevamo definirci veramente gente della notte. Non cenavamo mai , Kristen ed io, prima delle 2,30 del mattino. Uscivo dal
nostro appartamento in Kearny Street per andare allo Spec’s Cafe il luogo dove bevevo, leggevo poesie, frequentavo poeti, il ceto popolare, i lavoratori,
leggevamo, chiacchieravamo. Quando mancava circa un quarto a mezzanotte,
passeggiavo giù fino al Coit Liquors,
prima che chiudesse, e compravo una bottiglia di vino per cena. Poi andavo al Keystone. Siccome Kristen lavorava li riuscivo
ad entrare senza pagare. Era un dono straordinario, infatti qui transitavano
alcuni dei più grandi jazzisti del tempo ed io avevo la possibilità di
ascoltarli.
Il Keystone era una parte
molto importante di me nel periodo dal ’77 all’83. Ero solito disegnare dei poster Russi-Americani e distribuirli . Era roba
veramente comunista, propaganda comunista, disegnavo e scrivevo come se
stessi in una sorta di stato improvvisativo
da jazz quotidiano e loro diventavano
veramente matti. Ne facevo
approssimativamente dai trenta ai cinquanta al giorno nell’appartamento in cui
vivevamo. Qui c’era una grande influenza da parte del mondo del jazz.
Tagliavo i
cartoncini , diciamo da otto a undici, alcune
volte, devo dire, usavo qualsiasi tipo di
carta trovassi nei cassonetti, alcuni bei cartoni e altro. Facevo molti segni sulla carta. Il primo tratto
era una sorta di arzigogolo grafico, sarebbe potuto venire fuori dallo Zen o da
qualcosa di orientale. Poi mi capitava
di scrivere una parola russa come Iskra,
il nome del giornale rivoluzionario, che significa scintilla. Al di sopra della
parola “scintilla” in Russo Cirillico scrivevo
“ameruss” un termine che avevo tirato fuori dalla combinazione fra America - Russia e un gioco di parole su “amoroso”. Quindi sotto riportavo la parola “comunista” in Cirillico. Poi aggiungevo sul lato del poster qualcosa sulla “solidarietà”. Poteva essere solidarietà con
Haiti o con l’ULW, che è l’Unione degli
Scrittori di Sinistra (Union of Left Writers). E ancora, scrivevo frasi del tipo “nessuna
classe”. E in un altro lato del disegno aggiungevo slogan come “No Klan”, o “No al Nazismo”, “No al Nucleare."
Spesso compariva una
dedica verso qualcuno che era stato una figura rivoluzionaria come il Che, o Lenin, o
poeti che usavano molto il jazz per esprimersi- capisci. Avrebbe potuto esserci un omaggio a Charlie Parker o ad un altro dei
ragazzi del jazz che non erano più con noi. Ma in realtà loro erano sempre con noi. Poteva essere
chiunque in quell’ambito. Quindi aggiungevo una breve componimento, come una poesia haiku,
solo una improvvisazione molto breve. Ne davo via a bizzeffe di questi poster alle persone
che venivano al club Keystone Corner.
Ero inspirato da Monk perché era essenzialmente come un
poeta che scriveva in note, in note musicali. La sera più feconda che ho mai
passato nella mia vita poetica, fu quando mi stavo avviando verso una pausa di
riflessione con la mia prima moglie. Ero giù,
in un posto a Echo Park (Los Angeles), misi un disco di Monk e scrissi,
quella notte dell’81, ciò che io chiamai “rifficals”una improvvisazione jazz
che attingeva da strumenti creativi che comunque possedevo, che tornava indietro a James Joyce cosi come
contemporaneamente si apriva al jazz. Ma
questi erano realmente componimenti jazz. Scrissi un'altra poesia dal titolo
“Schnapps’ Son” anch’essa ispirata da Monk e (Charlie) Parker era anche coinvolto. Una composizione che sarebbe stata pubblicato così
come una parte di “rifficals”. Ero veramente ispirato dall’ascolto del disco “Blue Monk”. Era molto legato a me come poeta,
come qualcuno che componeva con le parole. Era come se usasse le parole,
perché parlava con le note, molto più , credo, di ogni altro pianista che
avessi mai ascoltato. Cecil Taylor , ad
esempio ,poeta abile ad esprimersi anche con le parole, riempie tutti i livelli , gli
spazi, mentre Monk è fatto di sospiri. Era più vicino ad alcune cose che stavo
seguendo nella scrittura americana di
Charles Olson, l’uso del respiro nella singola linea e in tutto il
processo creativo. Ero molto vicino a
processi creativi in cui Monk era coinvolto.
Il jazz del secondo dopoguerra, l’espressionismo astratto,
e ciò che io definisco composizione nel campo della poesia, per me rappresentano la trinità degli
essenziali idiomi americani, che realmente identificano le fondamenta, non
soltanto del mio lavoro, ma il lavoro di quasi una generazione intera di
scrittori e musicisti: Ciò che Parker ha annunciato, ciò che Pollock ha
annunciato. Jackson Pollock realmente operò una rottura nell’arte e rese New York il
centro-non più Parigi- creò l’idioma, non soltanto l’idioma preponderante.
Ciò che Jackson fece, e in un certo senso Parker fece lo stesso nella musica,
rivoluzionò completamente la linea creativa. La linea , l.i.n.e.a fu da loro
rivoluzionata nei termini che loro imposero. E la rivoluzione così
profonda, fu assorbita dalla gente che
la diffuse e la fece risuonare . Quella linea creativa che Jackson creò negli
anni ’40 e nei primi anni ’50.
Una volta al Keystone stavamo parlando, e qualcuno – forse
era Dexter, o avrebbe potuto essere Dewey Redman, stava ragionando su Parker. Qual’era
la natura del suo genio? Sosteneva che i musicisti in quei giorni, ma anche
nell’81, ’82, non potevano comprendere pienamente come Parker suonasse. Era un grooving così
rapido, il modo con cui faceva scivolare il fraseggio, mantenendo il tempo, passando da
un livello della musica ad un altro. Ancora oggi la gente è incapace di farlo.
Questa era una parte dell’essenza reale del suo genio. La capacità che aveva di
muoversi attraverso la dimensione
jazzistica di un determinato pezzo, con un’incredibile rapidità di groove.
La dimensione Afroamericana ha esercitato un’influenza
notevole, virtualmente, su tutti gli artisti in questo paese, anche se la gente
non vuole ammetterlo. E’ la base, la base musicale, a livello della creazione
popolare. Il jazz è il fondamento musicale del nostro vivere contemporaneo. Non
voglio dire semplicemente che è parte della vita di ognuno in America, ma è un
elemento che vive dentro di noi. So per esempio
come creativo, e come sono i musicisti, che tutto ciò che devo fare è
intercettare qualcosa dentro di me, qualcosa che faccio con il mio respiro che
mi apre verso una dimensione Afroamericana e da questa scaturiscono, parole, suoni,
colori. Quindi è un elemento molto importante. Perché non dovrebbe esserlo?
Questo, politicamente parando, è una Paese che si è sempre dichiarato
democratico, ma sappiamo che è una cazzata. C’era di fatto la schiavitù . Se esiste la schiavitù in intere porzioni del Paese, non viviamo in una
Nazione democratica. E la liberazione
dalla schiavitù fu, creativamente parlando, il fatto più importante probabilmente accaduto in America nel secolo
scorso. Ciò è arrivato negli altri Paesi. In altre parole, se vai in
Europa ti rendi conto che l’Europa ha compreso quanto è accaduto.
Il jazz è il
linguaggio della liberazione verso la democrazia.
I russi erano molto affascinati dalle prime espressioni del jazz americano.
Ricordo che una giorno stavo traducendo con un amico Vladimir Mayakovsky, si arrivò su una parola, ki ka poo. Non sapeva
cosa fosse in russo, e io non sapevo cosa fosse in americano. Tre giorni più tardi il mio amico controllò e disse “Bene, lo sai, c’era una danza nel
1915 proveniente dall’America denominata Kickapoo, lo stesso nome degli indiani
Kickapoo” Ma era una danza jazz come il foxtrot o qualcosa di simile. Un brano
di danza jazz americano! Semplicemente una piccola mania che si era diffusa.
Quando parli del martellamento dell’Hip Hop, certamente esso si rifà ad alcune vecchie cose del jazz, ma ha
anche avuto a che fare con la rivoluzione
russa. Molti degli hip-hoppers non sanno
neanche questo. Ma qualcuno come Mayakovsky,
il poeta russo, utilizzò le rime prese dal linguaggio della strada all’inizio del
ventesimo secolo. Mettila così, nel
diciannovesimo secolo in Europa
ed in America, la musica ha avuto una transizione in ciò che chiamiamo “musica leggera” nel teatro, mi capisci, nella danza ecc. Ma fu intercettata verso la fine del secolo
dalla musica che scaturiva dalla liberazione dalla schiavitù. Quando arrivi al
ventesimo secolo, quando arrivi a Scott
Joplin e a tutti gli altri , quando
arrivi alla fondazione del jazz, approdi ad un linguaggio che deriva dalla
lotta di liberazione. Ha pervaso interamente
il ventesimo secolo e punta dritto sul ventunesimo.
Ero nato negli Stati Uniti, non ero europeo. Ero nato a New
York nel ’36. Lavorai come addetto alle copia delle bozze per l’Associated Press nella 51° strada. Nella
52° stavano suonando mentre ero al lavoro ma
io non andai. Mi sarei preso a calci per
non averlo fatto. Ero solo un giovane novizio e volevo diventare,come prima
cosa, un reporter, poi un narratore, un poeta. La maggior parte di cose relative
a quella banda le seppi dopo. Charlie e Miles stavano suonando nella 52° strada
ed io stavo letteralmente dietro l’angolo…
Arrivavo dalla California del sud nel ’61 e mi trasferii a
San Francisco verso a fine del ’72, quindi incontrai Kristen negli ultimi mesi
del ’74. Abitavamo qui in North Beach e il Keystone divenne parte della nostra
vita a partire più o meno dal ’77, ’78. Ricordi quel periodo, dopo la guerra
del Vietnam, prima dei Sandinisti nel ’79? Avevo appena iniziato a lavorare con
il gruppo culturale Sandinista dopo la
destituzione di Somoza. Quindi nell’80 Reagan arrivò alla Casa Bianca e tirò
fuori quel numero con i controllori di volo, allora ci fu un notevole consolidamento della
sinistra contro di lui. L’anno 1982,
ovviamente fu per me molto significativo, perché mio figlio, conduttore di
programmi jazz alla radio, contrasse la leucemia, che sfociò in un linfoma.
Mori nel 1982. In quell’epoca il
Keystone stava andando in crisi, anche Kristen ed io ci stavamo avviando ad una
crisi. E le due cose erano abbastanza in sincrono.
Si era svolta nel
1982 una grande conferenza di autori, la Left/Right Conference e Todd Barkan fu
molto generoso con me, decidendo di organizzare un particolare incontro al
Keystone Corner. Avevamo in programma letture di poesie a carattere politico,
ma non erano soltanto letture in una domenica particolare. Volevamo ospitare eventi politici prima che il locale
aprisse per la sera. Credo ce ne fosse in programma uno contro Reagan. Arrivò Amiri Baraka; lessi con Amiri. Voglio dire era
veramente un poeta caposcuola, io invece ero un poeta locale, poi più tardi
diventammo grandi amici. Lo scorso hanno
abbiamo trascorso momenti meravigliosi insieme a Napoli, dove abbiamo letto
poesie per il mio editore italiano.
Che il Keystone si aprisse agli incontri politici fu
veramente importante. Da quel momento i prezzi salirono a sette, otto, forse fino a dieci dollari . Si organizzavano eventi in cui le persone potevano ascoltare qualcuno
politicamente coinvolto e se quelli avessero donato anche solo un tozzo di
pane, questo era realmente destinato alla causa. Non era solo andare al
Keystone. Il Keystone era già ricercato
per il bar i cui guadagni erano assolutamente eccellenti.
Era un luogo sempre in subbuglio , dato
che la stazione di polizia stava alla porta accanto, era da pazzi. Non
l’ho mai capito. Attorno al mondo della musica girava molto alcol e stupefacenti,
ma si presentavano anche straordinarie occasioni.
Il Keystone divenne qualcosa di veramente personale, a parte
il coinvolgimento dovuto al fatto che vivevo con Kristen e lei lavorava li. La nota più triste: Ho detto di mio figlio che morì di linfoma nel 1982 nella sua
casa a Venice California. Aveva 25 anni, quindi era molto giovane, ma già
inserito nel mondo del jazz. Non era semplicemente che lui amava il jazz; era
anche un fotografo di jazz. Ne fece molte di foto meravigliose in particolare
ai musicisti di jazz, e dopo che morì,organizzai un’esposizione dei suoi lavori in un paio di mostre locali. Quando morì, scrissi una componimento arcano,
una delle mie poesie più lunghe, un elegia per David dal titolo “The David
Arcane”fu pubblicata in una piccola edizione e la foto che egli fece a Bobby
Hutcherson mentre suonava al Keystone fu messa sulla copertina del libro.
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