Ogni volta che si avvicina una tornata elettorale quel po’
di buona politica che riesce ad attivarsi nei territori, impazzisce. Mi riferisco ad attività, programmi promossi da movimenti, per lo più di origine comunista, all'interno dei contesti locali, che , puntualmente, quando si avanzano elezioni, (regionali, comunali)
vengono sacrificati sull'altare delle alleanze con il presunto campione di consensi , magari appartenente ad una schieramento che si è
combattuto fino al giorno prima.
Assistiamo ad un drammatico cambio di
prospettiva, dalla volontà di sensibilizzare la cittadinanza, di radicare il
proprio agire sul territorio, all’ubriacatura di entrare a tutti i costi nel
Palazzo, quale esso sia, anche se ciò comporta la condanna all’assoluta irrilevanza. E’ avvenuto nella nostra città, Frosinone,
dove un vasto fronte di opposizione sociale, attivo da diversi anni , si
è infranto di fronte alla logica del posto in Consiglio da ottenersi attraverso l’appoggio al
candidato sindaco del Pd.
E’ successo
con eclatante evidenza nella elezione a primo cittadino di Palermo di Leoluca Orlando , dove gli
obiettivi programmatici per la città sono stati condivisi da un vasto fronte. Una melma indistinta composta da: Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana, Possibile, Pd, fino ad arrivare ad Alleanza Popolare. La stessa dinamica sta per concretizzarsi in
occasione delle consultazioni regionali siciliane.
Il tentativo che stava nascendo attorno al
candidato Ottavio Navarra, una piattaforma vicina ad una concezione solidaristica e comunitaria di organizzazione sociale, con dentro
Rifondazione, Sinistra Italiana, Possibile, PCI, Risorgimento Socialista della Sicilia ed altre realtà locali,
è franata sotto i colpo del “vote buster”
Claudio Fava. Il candidato, imposto dei transfughi del Pd di Articolo 1, accettato
da Rifondazione, Si, Possibile, a cui si è aggiunta, per l’appunto, la pattuglia dei Bersaniani.
In linea teorica, il nome di Fava potrebbe non inficiare la piattaforma programmatica della coalizione,
ma in pratica il discorso è ben diverso. Certe dichiarazioni dell’ex sodale di
Leoluca Orlando, ex Pd, (quando era Ds) , ex Sel, in
merito alla disponibilità di andare a primarie con il candidato renziano Micari, qualora il caravanserraglio democrat rinunciasse ai servigi di Alfano, sconfessano tutto.
Infatti si presume che le
forze coagulatesi attorno a Navarra, avessero escluso qualsiasi abboccamento
con il Pd, Alfano o non Alfano. In
seguito a questa scelta il fronte ha
perso pezzi: il PCI, Risorgimento Socialista della Sicilia, e
altri movimenti si sono defilati. I militanti rifondaroli hanno iniziato la loro solita
lamentazione, praticamente inutile, visto che anche il loro ex candidato, Navarra ha fatto un
passo indietro e si è messo a disposizione di Fava.
Mi domando perché
le formazioni che sfoggiano la falce e
martello nel simbolo, uniche a poter rivendicare dei valori politici solidi,
ben piantati nella storia, si consegnano al gioco al massacro ordito da agglomerati
ideologicamente svaporati , basati sulla logica del comitato elettorale, o da
formazioni totalmente scevre da ogni fondamento storico-politico. In un quadro sociale così drammatico l’unica
cosa certa sono i valori fondanti. Da quelli deve scaturire la proposta politica, per il
Paese, e per i territori .
Ragionando un
po’ a spanne potremmo identificare due declinazioni del comunismo italiano.
Quello anticapitalista e quello riformista. I valori del primo si basano su un' organizzazione sociale che supera la Costituzione. La Carta, per
quanto possa essere considerate la più
bella del mondo, definisce uno Stato borghese. Una forma statuale dove è ammessa e tutelata la
proprietà privata e di conseguenza l’accumulo di capitale. La forma
istituzionale anticapitalista travalica il concetto di rappresentanza parlamentare, e
punta ad una decisa partecipazione delle classi subalterne (operai, ma non solo) alle determinazione dei rapporti sociali, attraverso organismi popolari di controllo , o forme di democrazia partecipata sul modello altermondista.
I valori del secondo, quello, riformista, cui credo di poter inserire
Rifondazione Comunista, accettano lo
Stato borghese, così come definito nella Costituzione. Ma puntano a difendere, salvaguardare, e promuovere con
forza le istanze di uguaglianza sociale,
convivenza civile iscritte nella Carta. Ciò allo
scopo di limitare il sistema di
accumulazione capitalistica e difendere le prerogative delle classi subalterne.
Il comunista riformista è per il rispetto assoluto del principio di
rappresentanza, e della valorizzazione
del lavoro, così come sancito dal dettato
costituzionale.
Se questi sono i valori del comunismo anticapitalista e di
quello riformista, è del tutto evidente come non sia possibile dialogare con forze
che, sicuramente aborriscono la dittatura del proletariato, e hanno come
ulteriore obbiettivo quello di scardinare i principi di eguaglianza e
rappresentanza sanciti nella Costituzione, sostituendoli con derive autoritarie imposte anche dal capitalismo finanziario. Non c’è la minima possibilità di condividere con il Pd - il cui tentativo di distruggere la Costituzione è stato imponente - neanche un
programma per la gestione di un condominio. Non è ipotizzabile alcuna alleanza
neanche con chi non escluda categoricamente la possibilità di certi accordi,
così come ha fatto Fava.
Allora rivolgo un appello a tutte le forze che
esibiscono la falce e martello nel loro simbolo: Quel simbolo è portatore di valori forti, socialisti, comunisti, anticapitalisti, riformisti perfino. Da quei valori si dovrebbe partire per definire
qualsiasi azione politica, comprese le dinamiche elettorali. Se si riparte dai quei valori, allora si potranno evitare mal di
pancia, lamentazioni e sopportazione di compagni di viaggio impresentabili. E
forse si potrà anche a ricominciare a sperare nel "sol dell’avvenire". Ci vorrà tempo, ma se mai si comincia…..
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