25 novembre giornata internazionale contro la violenza sulle
donne.
Mi domando: è qualificante per il genere umano dedicare una giornata a questo orrendo tema? La risposta dovrebbe essere negativa,
nonostante ciò, ogni giorno il conto
delle donne che subiscono violenza aumenta inesorabilmente per cui la giornata
di domani è nel suo significato più che necessaria.
Il rapporto Eures rende noto che nei
primi 10 mesi del 2017 sono 114 le donne uccise per mano maschile in Italia, a
questo si devono aggiungere la miriade di casi in cui una donna subisce violenze
che spesso non denuncia. Anche se, sempre in base allo studio Eures , il
44,6% delle donne uccise aveva denunciato il suo carnefice.
Ciò che a me fa
rabbia, leggendo quanto si apprende dai media, riguarda non tanto lo spazio
dedicato a questi tragici fatti ma il modo in cui essi vengono trattati. La violenza sulle donne si perpetra all’interno
di contesti definiti, e sempre ci si
concentra sulla totalità di essi, quasi che il fatto principale, cioè che una donna ha subito violenza, sia
solo uno degli elementi, del contesto magari anche il
meno importante.
Mi spiego meglio, questa estate ci si è concentrati sulla provenienza
etnica dello stupratore, qualcuno è anche arrivato all’odiosa conclusione per cui
uno stupro commesso da uno straniero è più grave dello stesso atto violento
attuato da un italiano. Poi l’episodio che ha coinvolto membri dell’Arma dei
Carabinieri ha tirato dentro il tema dell’abuso
di potere da parte di chi veste una divisa, con tutte le implicazioni del caso.
Quindi, sono fatti degli ultimi giorni, ha preso prepotentemente il centro
della scena il mondo del cinema, con la denuncia di alcune attrici riguardo alle molestie subite da produttori ed altri attori.
Insomma, bianchi o neri, guardie
o ladri, attori o produttori, l’unico esito certo è che le donne subiscono
violenza dagli uomini spesso a loro vicine. Di questo si dovrebbe ragionare,
non di altro. Personalmente ritengo che
la poca considerazione e perfino il disprezzo della dignità
della persona umana sia alla base di tali misfatti. “Dignità” e “Persona”, non
a caso, sono due sostantivi declinati al
femminile.
In particolare quando una
persona diventa proprietà, come un oggetto, di un’altra persone essa viene completamente privata della propria dignità umana. E’ ciò che subiscono le donne dalla notte dei
tempi. La società patriarcale impone la proprietà del padre sulla famiglia e
sulla donna, la presunta emancipazione oggi tanto sbandierata, non è altro che
una forma diversa di esercizio della proprietà maschile. La retribuzione, la valorizzazione, di una donna
è sempre concessione di un soggetto che la possiede e in quanto tale ne
dispone. Anche le quote rosa, ad esempio, non sono altro che una mera
quantificazione a esclusivo giudizio dell’uomo, una quantificazione numerica
appunto, non una qualificazione in base al merito.
A mio giudizio è la
proprietà in se a generare violenza. Chi
possiede è il padrone unico di ciò che ha nella sua disponibilità, ne può
godere, ma può anche distruggerlo quando questo non è più di suo gradimento.
In nome della proprietà, del possesso, si sono commesse e si commettono le peggiori nefandezze . Il diritto di proprietà è un deterrente forte
al pieno sviluppo della persona umana.
Non è solo proprietà dell’uomo sulla donna, ma anche del bianco sul
nero, dello sfruttatore sullo sfruttato.
Allora per risolvere il problema della
violenza sulle donne dovrebbe attuarsi
una rivoluzione culturale straordinaria, quella cioè che abolisce la proprietà
di un umano su un altro umano con la conseguente messa in comune dei beni e degli strumenti necessari alla soddisfazione
dei propri bisogni. E’ un concetto comunista libertario, me ne rendo conto, difficilmente
realizzabile, ma degno di essere considerato.
Nel frattempo, finchè il diritto di proprietà non verrà abolito, sarà bene che le donne tornino ad
essere proprietarie di se stesse e gli uomini rispettino questa proprietà. “Io
sono mia” era il titolo del primo film femminista girato nel 1978 da Sofia Scandurra con una troupe tutta al femminile, ebbene non c’è rivendicazione più sacrosanta.
Di seguito alcuni video sul
tema.
Nessun commento:
Posta un commento