Se è vero che le recenti elezioni hanno dimostrato il flop delle formazioni nazifasciste, è anche vero il successo della Lega xenofoba e del M5S populista che hanno mandato in parlamento decine di ultrareazionari.
Il tentativo di queste forze antioperaie è ora di trasformare il voto di protesta in una base organica, proseguendo nella lercia demagogia secondo cui “se vuoi la giustizia sociale devi impedire ai migranti di entrare”, “frontiere aperte e welfare state non stanno insieme", etc.
Per impedire la ribellione della classe operaia e di vasti ceti popolari, per occultare l’origine della miseria di massa nel capitalismo, la borghesia sta giocando sempre più l’arma della divisione tra sfruttati diffondendo le ideologie più retrive, nazionaliste e scioviniste.
Si diffonde un tipo di demagogia e di retorica che fa presa nella confusa base socialdemocratica e fra molti lavoratori, ma che non porterà alla classe operaia e ai lavoratori nulla di buono se non l’intensificazione sfrenata dello sfruttamento, l’aumento della disoccupazione, l’abbassamento del livello del salario reale, l’aumento della povertà.
La borghesia non rinuncia ai suoi piani reazionari. Nel nostro, come in altri paesi capitalisti e imperialisti, è in atto un processo di fascistizzazione delle istituzioni statali e civili che viene portato avanti per dare ancora più libertà di manovra al capitale.
Siamo di fronte a una profonda trasformazione reazionaria della società e a una corrispondente modificazione del rapporto fra i partiti che la rappresentano sul piano politico ed elettorale.
Parlare di fascismo non è una cosa superata, come dicono quelli che gli preparano il letto caldo. Ciò per un semplice motivo: finché ci sarà il capitalismo, il pericolo del fascismo sarà sempre presente perché esso è il regime feroce e dittatoriale degli elementi più reazionari, più imperialisti, più sciovinisti del capitale monopolistico finanziario.
Con l’aggravarsi della crisi generale di questo sistema, la situazione interna e internazionale peggiorerà e farà sì che il dominio e l’oppressione dei gruppi decisivi della borghesia saranno più duri. Lo impone la sfrenata concorrenza internazionale, il parassitismo e il declino storico dell’imperialismo (in particolar modo quello italiano), l’approfondirsi delle sue contraddizioni, la politica di guerra portata avanti dalle potenze imperialiste, in testa gli USA di Trump.
In questa situazione la borghesia favorisce l’ascesa di gruppi ed elementi razzisti e nazifascisti, giustifica le loro azioni criminali, sponsorizza iniziative revisioniste.
Tutte cose che dobbiamo combattere apertamente, nelle piazze e nei posti di lavoro, ovunque accrescendo la vigilanza, senza lasciare spazio ai più spietati nemici della classe operaia. Proprio come hanno fatto i compagni antifascisti al confine fra Italia e Francia in risposta all’infame azione xenofoba volta a bloccare i migranti.
Di fronte al pericolo dell’avanzare della reazione e del fascismo, occorre formare il fronte unico di lotta della classe operaia e un’ampia coalizione popolare diretta dalla classe operaia per battere le manovre del capitale finanziario e aprire la strada all’alternativa di potere.
Lo sviluppo della resistenza di classe nelle fabbriche, in tutti i luoghi di lavoro e nel territorio, l’unità d’azione della classe lavoratrice contro il capitale e la sua politica di sfruttamento e di oppressione, per la difesa intransigente degli interessi e dei diritti degli operai, contro le minacce di guerra imperialista, sono il mezzo migliore che abbiamo per far fallire i tentativi della borghesia, per strappare gli strati proletari più arretrati e incolti dalle grinfie del capitale e dei suoi servi, per sconfiggere il fascismo, il razzismo, la xenofobia e avanzare sulla strada indicata dai settori più avanzati e conseguenti della Resistenza, i comunisti.
Tutti in piazza il 25 Aprile, con le bandiere rosse al vento!
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