I moti di Ferguson, Missouri, scoppiati dopo l’uccisione, da
parte della polizia, di Mike Brown, un adolescente di colore, disarmato e
inoffensivo, hanno acceso la miccia di una rivoluzione silenziosa, ma non per
questo meno radicale. Prima di Mike Brown, e purtroppo anche dopo, i giovani
afroamericani uccisi senza alcuna ragione dalla polizia riempiono una lista
infinita: da Treyvon Martin a Eric Garner, da Philando Castile a Stephan Clark.
I loro carnefici, invece, regolarmente assolti da ogni accusa.
Una lista – lunga e dolorosa litania di vite spezzate – la
si può ascoltare, letta da una bambina, in un brano di Ambrose Akinmusire, uno
dei jazzisti più influenti del nostro tempo. È un segnale forte, perché come il
trombettista in molti sono i musicisti, di ogni stile e razza, a rivitalizzare
una stagione, quella della lotta per i diritti civili, che sembrava essere
stata anestetizzata dalle incarcerazioni di massa, dalla guerra alla droga condotta
da molti inquilini della Casa Bianca, dalle politiche neoschiaviste della
società statunitense. Al grido di #BlackLivesMatter il black power riafferma la
sua forza e si prepara a una nuova, entusiasmante e dura, battaglia. La cui
colonna sonora in questa chiacchierata proviamo a raccontare.
video a cura di Luciano Granieri
Vincenzo Martorella, frusinate d’adozione, insegna Storia del Jazz nei Conservatori di Sassari, Latina e Venezia, dopo aver insegnato in università italiane e straniere. Ha pubblicato sei libri (altri due ne sta scrivendo), scritto centinaia di articoli e saggi, tradotto, diretto riviste e festival jazz. È stato direttore editoriale di Arcana e ora dirige la neonata casa editrice Ottotipi
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