Si tendono ad attribuire
le crescenti derive razziste alla grande quantità di odio inoculato
nella società civile dalla comunicazione propagandistica fascio leghista . E’
indubbio che questa abbia avuto un enorme incidenza sul deterioramento dei rapporti sociali nei 14 mesi di governo giallo-nero-verde,
ma è altrettanto vero che la narrazione del “prima gli italiani” ha trovato
terreno fertile in una popolazione resa incattivita e rancorosa da una grave
aumento della povertà e delle diseguaglianze.
Fenomeno ancora più rilevante
nell’accesso alle cure sanitarie. Da decenni ormai assistiamo al progressivo smantellamento della sanità pubblica a
favore della sanità privata. Un fenomeno che aumenta sensibilmente la spesa
viva a carico dei cittadini bisognosi di prestazioni terapeutiche e
diagnostiche. Nell’ultimo rapporto
Censis Rbm risulta che la popolazione ha speso, nel 2017, 37,3 miliardi di euro
per curarsi nelle strutture private.
Purtroppo la scelta di ricorrere alle
prestazioni del privato è spesso
obbligata dalla lunghezza delle liste d’attesa, dalla carenza
organizzativa degli ospedali e da innumerevoli altre situazioni che rendono le prestazioni sanitarie pubbliche sempre
più difficili da ottenere, si calcola che nel 2019 un paziente su tre non avrà
garantiti i livelli essenziali d’assistenza . Resta forte il dubbio
che il depotenziamento della sanità pubblica sia una strategia precisa per
indurre i pazienti a rivolgersi al privato.
Devono comunque per forza ricorrere alle cure private anche le persone
più povere, una parte delle quali (7 milioni circa) rinuncia a curarsi. Risulta evidente
che più il reddito è basso, più la spesa sanitaria diventa gravosa, quasi
insostenibile. Nel 2017 le famiglie con redditi fino a 15.000 euro annui hanno
dovuto rinunciare ad altri beni di prima
necessità, oppure hanno dovuto
indebitarsi, altri hanno dovuto cedere anche la propria abitazione per
pagarsi le cure . E’ facile da capire,
quindi, come la difficoltà ad accedere
ad un diritto sacrosanto come quello sancito
dall’art.32 della Costituzione determini forti impulsi d’odio e rancore .
Rancore che,
disgraziatamente, si rivolge verso chi subisce le stesse angherie, cioè gli immigrati, ma che la
campagna d’odio imperante addita come nemici usurpatori di pezzi di Stato Sociale. In realtà questi
hanno le stesse difficoltà degli
italiani a pagarsi le cure. E’
inutile dirlo ma molti immigrati versano in una drammatica precarietà
economica, soprattutto gli irregolari
o i regolari insidiatisi da poco nel nostro territorio. Inoltre
l’estrema povertà e l’emarginazione sociale fa crescere la domanda di
assistenza sanitaria per problemi di
salute legati a stili di vita e alimentazione insalubri o a retaggi di un percorso migratorio logorante da un
punto di vista fisico e psicologico.
Dunque il problema non è un’offerta sanitaria
pubblica limitata da scarsi finanziamenti - giustificati da pretestuose ragioni di
bilancio - per cui l’immigrato viene a contendere quel poco che rimane di un diritto importante come la tutela della salute ai pazienti italiani, ma il fatto
che la sanità stia diventando sempre più un
affare di profitti privati da realizzarsi sulla pelle delle persone. E
allora non è l’immigrato il nemico, bensì quei potentati finanziari che
intendono arricchirsi a dismisura sulla disperazione
della gente che sta male la quale ,
nera, piuttosto che gialla, rossa, o
bianca, è costrette a sacrificare tutto
pur di accedere alle cure.
A questo
proposito anche l’Oms nel nuovo rapporto di monitoraggio sulla copertura sanitaria universale, rileva come rispetto a 15 anni fa l’impoverimento generale, dovuto all’aumento delle spese
sanitarie presso i privati, sia notevolmente aumentato in tutto il mondo. Circa
925
milioni di esseri umani spendono oltre il 10% del loro reddito familiare per spese
sanitarie, mentre altri 200 milioni vedono decurtato il proprio
reddito del 25% per curarsi dalle
malattie. La stessa Oms esorta i Paesi ad investire molto di più in
sanità pubblica, altrimenti, nel
2030, 5 miliardi di persone, indipendentemente dal colore della propria
pelle, non potranno più curarsi.
In
questo caso, più che in altri, non esiste diversità, di colore della pelle o
di genere. Mai come nel settore sanitario siamo tutti sulla stessa barca
e dobbiamo tutti insieme remare verso l’ottenimento di un diritto universale
come quello della tutela della salute.
Da questa stessa barca rivolgo un
appello alle forze politiche che guidano l’attuale governo. Per restituire un
minimo di umanità alla nostra
comunità, per dare un segno tangibile sulla determinazione di estirpare la barbarie, è necessario e
ineludibile abrogare totalmente e subito i decreti sicurezza. Non ci
si può limitare a recepire i rilievi del Capo dello Stato. Sarebbe anche un segnale di sensibilità costituzionale
forte ottenere il risultato abrogativo prima
della Corte Costituzionale che comunque li eliminerà in risposta all’eccezione
d’incostituzionalità già sollevata dai tribunali di Milano e Ancona.
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