Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 18 febbraio 2011

Parlando con Emilio, cassaintegrato della Videocon

di Ingazio Mazzoli da  http://www.invisibili.eu


Da  quando abbiamo pubblicato la notizia del decreto di condanna indirizzato a 22 operai cassaintegrati della Videocon di Anagni perchè avevano occupato la sede dell'Autostrada del Sole e che li costringe a pagare 3750 euri a testa o a fare 15 giorni di carcere, mi ronza nella testa un interrogativo. Ma come mai tanto accanimento nei confronti di persone così sfortunate che sono ormai da anni senza lavoro? Capiamoci bene, non è che l'occupazione dell'autostrada sia un esercizio da fare a cuor leggero e neppure è immaginabile che possa essere esente da sanzioni, ma in altri momenti della nostra storia nazionale abbiamo constatato maggiore attenzione e comprensione verso la disperazione dei senza lavoro.  
Come in questo caso l'occupazione delle sede autostradale è un gesto che dichiaratamente vuole essere clamoroso perchè tutti sappiano della disperazione di chi quel gesto compie. Come si fa ad applicare la legge in maniera così burocratica e codina? Codina, si perchè segue acriticamente un clima pericolosamente punitivo nei confronti delle lotte dei lavoratori che si vorrebbero invisibili (perchè silenziosamente ubbidienti) o colpevoli di non arrendersi alle scelte dei padroni (legge Marchionne). Vale la pena di aggiungere una informazione relativa al motivo della condanna. Questa sarebbe stata comminata per interruzione di pubblico servizio. Un autobus Cotral sarebbe stato costretto a fermarsi sull'autostrada interrompendo il suo trasporto passegger.i Mistero. Cotral smentisce asserendo che gli orari delle sue corse non coincidono con quelli in cui è avvenuta l'occupazione della sede autostradle. E allora?
Ho voluto sentire direttamente l'opinione che circola fra i cassantegrati Videocon ed ho incontrato uno di loro, Emilio C.
Emilio ha lavorato prima in Videocolor dal 1972 e poi è rimasto quando questa è diventata Videocon in mano agli indiani. Ha conosciuto e conosce tutte le vicende e le vicissitudini di questa fabbrica. Dall'era dei cinescopi alla mancata innovazione tecnologica che ha decretato la crisi. Nel suo racconto si susseguono i nomi di diverse genrazioni di lavoratori e sindacalisti impegnati sin quando la produzione principale era, appunto, quella dei cinescopi. Emilio denuncia quanto sia grande, oggi, la solitudine che circonda la lotta di questi operai per il lavoro.
L'ultimo piano d'intervento di cui sia abbia memoria è quello che fu messo a punto dalla Giunta regionale Marrazzo negli ultimi mesi che precedettero le elezioni regionali del 2008. Che fine ha fatto? Perchè non si è dato il via a quel lavoro? Non basta dichiararlo dell'avversario e metterlo da parte, si può modificarlo, "perfezionarlo" se si vuole, ma non si può interrompere l'iniziativa per tutelare 1400 posti di lavoro.
Ho letto su un sito locale la dichiarazione di un politico ciociaro che afferma che la politica non può restare indifferente di fronte alla tragedia di un suicidio come quello di Antonio Pizzuti. Ma ci vuole un morto suicida per non restare indifferenti? Anche altri ce ne sono stati di suicidi in questa vicenda, ma tutto questo lavoro appassionato da parte della "politica" non si è visto.
Emilio racconta che proprio lunedì 14 l'Amministrarzione provinciale ha messo a disposizione un avvocato per l'assistenza ai lavoratori condannati. Oggi c'è una terna di legali, uno della Provincia, uno della Cgil ed uno dei Cobas di Cassino. Questo passo ha assicurato la presentazione del ricorso avverso il Decreto di condanna. Bene. Ma non basta.
Primo, dice Emilio perchè corrono voci che siano in arrivo altre condanne molto più numerose e ben più impegnativa ed estesa dovrà essere la solidarietà per tutelare tante persone. Secondo, perchè non si possono tamponare solo le emergenze tragiche e dimenticare il quadro d'assieme assolutamente drammatico. Nelle parole di Emilio c'è il dolore tangibile di tantissime famiglie nella più terribile difficoltà.
Mi parla di decine di auto pignorate ai lavoratori, di numerosissime case, si case, abitazioni, cioè luoghi in cui si vive con mogli e figli in via di restituzione perchè non si possono pagare i mutui. Ma ci si rende conto in che condizione di rovina si trovano persone che sono state abbandonate senza lavoro?
Le famiglie degli operai stanno vivendo una situazione esasperata: si procede a rilento sul procedimento per evitare il fallimento, conosciuto come 182bis. Il Governo, dopo mesi di totale indifferenza per l'assenza di un Ministro Economico per  le Attività produttive lo Sviluppo, adesso dà delle risposte vaghe e senza garanzie.
L'attendismo è totalmente fuori luogo: Governo, Regione e Provincia non possono lasciare marcire la situazione: bisogna che ci siano delle risposte certe ed in tempi brevi sul futuro dello Stabilimento.
Emilio a questo proposito affronta quello che potremmo chiamare un problema cruciale. La credibilità. Intorna ad essa ruota tutto. Se c'è credibilità nelle proposte si rimette in moto la macchina della fabbrica, la solidarietà, l'impegno delle Istituzioni e delle forze politiche. Se le proposte non sono credibili c'è solo la disperazione degli operai che capiscono come la volontà sia quella di rilevare "la pera secca", come Emilio la chiama, per fare solo una speculazione senza riavviare nessun ciclo produttivo capace di stare sul mercato.
La consapevolezza dei lavoratori è molto elevata. "Preferiamo che ci dicano, per esempio, intendiamo produrre pannelli fotovoltaici che possono dare occupazione inizialmente limitata, ma questo è il programma concreto e realizzabile (gli operai vogliono vederlo e conoscerlo) e per questo ci impegnamo" piuttosto che promettere di riassumere tutti ed in più promettere 700 nuovi posti di lavoro senza nessun risultato concreto perchè irrealizzabile.
I lavoratori vogliono la verità e crdiamo che ne abbiano diritto senza altre discussioni.

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